La storia infinita- Pinguini Tattici Nucleari.
" Tu arrossivi, ma senza un perché
Comoda dentro ad un cliché
Ti innamoravi e non di me o forse sì "« Nun sarà che non c'hai voglia? »
Cesare rigira la bottiglia ormai vuota di Peroni, lasciando un'alone di condensa sul bancone, che sto cercando di pulire da circa cinque minuti.« Ma che non c'ho voglia! Sò stanca. » borbotto, spostandogli le braccia e passando lo straccio proprio nel punto in cui vi era poggiato.
Ma come se niente fosse, lui vi si riappoggia, sorridendomi appena.
« C'hai bisogno di ferie, Azzu. » si apre in un mezzo sorriso.
Gli scocco un'occhiata sfuggente, carica di rimprovero.Come se non lo sappia da sola che il mio aspetto è terribile, e che sono alquanto smunta e inguardabile.
Avendo sentito le parole di Cesare, mio padre solleva le iridi azzurre su di lui, smettendo per un attimo di contare l'incasso della giornata.
Ma poi, con uno sbuffo irritato, ritorna a dividere le bancone da cinquanta e quelle da venti in mucchietti.Guardo Cesare come a dire ' hai visto? '.
Altro che ferie, mi ci vorrebbe una vacanza lontano dai miei genitori e da questo cazzo di bar che hanno deciso di aprire dopo la mia nascita.Sono convinti che io voglia restare qui, che tutto questo un giorno sarà mio.
Ma in realtà non so cosa voglio davvero, anche se non ho chissà quante aspettative.
Non ho mai terminato gli studi, ho cominciato a lavorare qui dentro all'età di sedici anni, e da allora non ho mai smesso.
Ho cercato di rimodernare il tutto, ma gli incassi non sono molto alti, e il massimo che abbiamo potuto permetterci è stato cambiare il bancone.
Per il resto, dobbiamo accontentarci di quel che passa.« Azzu. C'è da lavare il pavimento. » mio padre richiude il cassetto della cassa, e sistema l'incasso della giornata nella solita busta marrone.
« Lo so. Ci penso io. Và a casa. » gli rispondo, spostando un ciuffo di capelli dalla fronte.
Mio padre non dice nient'altro. Saluta con un cenno del capo Cesare, e poi si avvia fuori dalla porta a vetri.
Solo allora posso concedermi un sospiro di sollievo.
« Ammazza oh. Tuo padre non molla. » Cesare scoppia nella sua solita risata roca, dovuta alle troppe sigarette che fuma da una vita.« Quello non mollerà mai. Neanche a novant'anni. » ribatto, guardando la porta da dove è appena uscito.
Lui è sempre stato cosi.
Per fortuna ho preso tutto da mamma. Lei è paziente e dolce, e lo ama nonostante i suoi innumerevoli difetti.
Mamma dà sempre tante possibilità, a chiunque.
E a lui ne ha date tante. Anche quando all'inizio tornava a casa ubriaco fradicio.
Ha dovuto rimetterlo in riga.
Lei vede il buono in ogni cosa, anche dove non ce n'è affatto.Ingenua, forse.
Buona, un po' fessa.
Un po' scema.
Come me.
Ecco perché colleziono delusioni su delusioni, come un album delle figurine.
Credo di averlo completato. Non dovrebbe mancarmi nulla.
O almeno lo spero.« Ce ne facciamo una insieme? » mi domanda Cesare, indicando la Peroni.
« Va beh. Una sola, però. Poi devo cominciare a chiudere. » biascico, staccandomi dal bancone.
Gli ultimi clienti sono seduti ai tavolini fuori, godendosi il tramonto e l'aria frizzante della sera.Stappo due bottiglie; una per me, una per Cesare.
E poi la porto alle labbra; il liquido freddo mi rinvigorisce, scorrendo lungo la gola.
Ne avevo davvero bisogno.Ripulisco le labbra dai residui, passandoci il polso.
E proprio in quel momento, incrocio lo sguardo di una ragazza al di fuori del bar, seduta ad un tavolino, le gambe accavallate, i capelli blu non troppo lunghi, ma quel poco da sfiorarle appena le spalle.
La carnagione chiara, alabastro.
Le iridi scure.
Il polso poggiato sotto al mento, lo sguardo sognante.
Al dito un anello a forma di fiore, di un azzurro intenso.
E poi una serie di braccialetti, di cui uno con tanti ciondoli a forma di conchiglia.Mi ritrovo a sbattere le palpebre, come se mi stessi risvegliando di soprassalto da un sogno ad occhi aperti.
Lei abbassa i suoi, picchiettando con la penna sul tavolo.Cosa fa? Scrive?
« Oh. Ma che, la conosci quella li? » Cesare si accorge di tutto, mentre continua a sorseggiare la birra.
Sollevo le spalle, per poi voltarmi.
« E che ne so. No. Non la conosco. »« L'hai guardata come se la conoscessi. »
« Ma che ne so, sò stanca, Ce! C'ho bisogno di dormire! » affermo, per poi avviarmi fuori dal bancone.
Il mio sguardo saetta ancora verso la ragazza dai capelli blu.
Ed ora che lei non mi guarda, posso studiarla più a fondo.
Le spalle incurvate, l'espressione concentrata su un quadernino celeste aperto sul tavolino, accanto al suo bicchiere vuoto di tè freddo al limone.
La sua mano scorre veloce tra le righe, e stupidamente mi domando cosa stia scrivendo.
Magari studia, magari è una scrittrice, anche se sembra piccola.
Magari ... boh.
Ma a me, in fondo, che mi frega?Cinque minuti dopo, la vedo alzarsi e infilare tutte le sue cose in uno zainetto blu.
Indossa dei jeans a vita alta, una maglietta che le lascia scoperta la pancia, color avorio. E poi una collana lunga, con un ciondolo a forma di conchiglia.
È un po strana.
Ed è in quel momento che mi rendo conto di averla già vista da qualche parte.Sarà trascorso un mese, o giù di li.
Era al Room26, con quel tipo strano.
E anche in quell'occasione, ci siamo guardate come se già ci conoscessimo.
In realtà non so neanche come si chiami, da dove venga e quanti anni abbia.
Non so neanche se sia reale, a questo punto.
Magari è tutto frutto della mia immaginazione.« Te sei innamorata? Aò. Ripigliati! » Cesare mi dà di gomito, passandomi accanto.
Gli tiro un ceffone dietro la nuca, lasciandogli il segno rosso.« Cretino. » borbotto, per poi avviarmi fuori, per pulire gli ultimi tavoli.
Lei è già oltre; è davanti alla fermata del bus.
Ha gli auricolari infilati alle orecchie, e tra le dita stringe una iquos.
Il suo sguardo è fisso altrove, sulla strada trafficata.
È un tutt'uno con i colori freddi della sera, un quadro di Picasso nel suo periodo blu.Una nuvoletta di fumo fuori esce dalle sue labbra sottili.
Solleva il viso verso il cielo e chiude appena le palpebre.La guardo fino a quando non sparisce tra le porte scorrevoli del bus.
Se avessi saputo che quell'incontro, in quella serata d'inizio estate, nel quartiere di casa mia, mi avrebbe cambiato la vita, forse l'avrei fermate a avrei rallentato il tempo.
Forse avrei fatto di tutto per farla restare.// ANGOLO AUTRICE //
Sono così felice di scrivere questa storia.
È un mese che la penso.
Un mese che rivedo scene su scene e che mi sogno le frasi , i discorsi e tutto quanto.
Preciso che ogni capitolo avrà una canzone a fare da colonna sonora.
Per questo ci ho messo un po' a scriverlo, stavo scegliendo accuratamente.Quindi, dopo aver letto, vi invito ad ascoltare le canzoni da me suggerite.
Vi aiuterebbe a capire di più, ad immaginare con me.Detto ciò, nei prossimi giorni aggiornerò anche Nuvole Bianche.
Ora vi saluto.
Spero vi piaccia.
Buonanotte fringuelli. 💙
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Indaco
RomanceRoma è la città dei sogni. La patria di ' Tre metri sopra il cielo ', dei lucchetti al ponte Milvio. Roma è da amare, Roma è caotica. Ilaria ha soltanto diciotto anni. Azzurra venticinque. Due vite completamente diverse ma simili allo stesso te...