« Potremmo fare un viaggio..»
Gli ultimi deboli raggi di sole penetrano dalle fessure della tapparella abbassata per metà, illuminando la stanza di un bagliore aranciato, lasciandola calare nella penombra.
Le finestre sono spalancate, le tende non si muovono.
Fa caldo, cosi caldo che Roma sembra stanca, fumante, arrabbiata.
Il rumore del traffico si affievolisce man mano che passano i minuti.
L'ora di punta è quasi volta al termine, le ombre si allungano sulle pareti tappezzate dai numerosi poster della Roma.
È quasi sera, e noi siamo qui, distese in camera sua, sul suo letto sfatto, un po' annoiate.
Le lenzuola rosse con le stampe della Roma si appiccicano addosso, e diventa quasi fastidioso starsene a letto.Le gambe penzoloni oltre il bordo del letto, le mani intrecciate in grembo, lo sguardo rivolto al soffitto.
Questo caldo mi toglie le forze, e vorrei non far nulla.Le parole di Azzurra mi arrivano sconnesse.
È la prima frase dopo forse mezz'ora di silenzio.
A volte ci piace starcene cosi, senza dirci nulla, l'una di fianco all'altra.
Si muove appena, forse ha appena terminato di formulare quel pensiero.Mi volto verso di lei. Il crepuscolo le disegna il profilo come la pennellata delicata di un pittore, quando il soggetto richiede tanta precisione.
Il chiarore della sera le illumina gli occhi, facendoli sembrare per un attimo più luminosi, di un nocciola tendente al dorato.
I ciuffi biondi le si appiccicano alla fronte sudata, la sua pelle risplende di goccioline, come tanti piccoli cristalli.« E dove vorresti andare? » le domando con un po' di ritardo, mettendomi su un fianco e sorreggendo la testa con una mano.
Lei a sua volta mi osserva, restando però supina.
Le sue pupille si dilatano.
« Ovunque con te. »Le sorrido, incapace di trattenermi.
Abbasso lo sguardo, giocando distrattamente con un filo del lenzuolo.Mi afferra la mano nella sua, interrompendo quel mio gesto distratto.
E quando sollevo lo sguardo su di lei, mi ritrovo cosi vicina al suo viso che non sapevo neanche di aver azzerato cosi le distanze.
Il suo profumo mi invade i pensieri, mi rende totalmente vulnerabile.
Azzurra è la mia instabilità.Le sue labbra sono un forte richiamo, morbide, piene, schiuse.
Il suo respiro mi solletica le guance, mi fa schiudere gli occhi.
Il sole tramonta del tutto, colorando l'atmosfera delle più delicate sfumature del viola e del blu.
« Io ti amo. Lo sento nascere ogni volta che ti guardo, ogni volta che mi sei vicina. Non mi dai altra scelta se non quella di amarti. »Le sue parole sono come una carezza delicata. Quasi come un soffio d'aria durante la caluria estiva.
Socchiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal suono dolce del suo respiro. Per un po' resto cosi, sospesa nel nulla.
Sul suo letto, tra le sue lenzuola, tra le sue cose di tutti i giorni.
Resto in un posto che ho cominciato a sentire mio, come se appartenessi da sempre a questo angolo di mondo, ma in ritardo per averlo scoperto.
« Ti amo anch'io. E ti sto amando con tutta me stessa. »E' la prima volta che entrambe affermiamo di amarci senza che una delle due cominci a sbraitare, a restare in silenzio, o a fare cose strane.
È la prima volta, ed io mi sento come se avessi di nuovo diciott'anni.
E quell'età non mi manca per niente, anche se l'ho aspettata a lungo.Quando riapro gli occhi, Azzurra è a pochi centimetri da me, e mi sorride.
Quel sorriso le occupa tutto il viso, quasi lo sento addosso.
Quel sorriso le abbraccia gli occhi, e per un po' torna bambina anche lei.
Torna a guardare il soffitto, le guance piene e le labbra distese.
Posso avvertire la sua felicità irradiarmi, arrivare a sfiorarmi il cuore facendolo vibrare come le corde di un violino, sfiorato appena dalle dita di un ragazzo inesperto.
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Indaco
RomanceRoma è la città dei sogni. La patria di ' Tre metri sopra il cielo ', dei lucchetti al ponte Milvio. Roma è da amare, Roma è caotica. Ilaria ha soltanto diciotto anni. Azzurra venticinque. Due vite completamente diverse ma simili allo stesso te...