Ho questa pagina di diario, una biro blu che sta per scaricarsi e va via via sbiadendosi.
Ho un pacchetto di Camel finito per metà.Ed io mi sento proprio cosi, a metà.
Pensavo che sarebbe andata meglio, pensavo che sarebbe bastato lasciarti.
E invece no, perché sono qui, ancora a pensarti e a domandarmi perché l'abbia fatto.
Te lo sarai chiesta anche tu, e come me non avrai trovato una risposta.È vero, non avevo voglia di vederti.
Forse tutt'ora è cosi.
Ma sai, capitano a tutti quei periodi neri dove non hai voglia di vivere.
A me capitano un po' spesso, e per questo non voglio costringerti a sopportarli, perché nessuno mai ci riesce.Magari tornerà quel momento in cui avrò di nuovo voglia di abbracciarti, di baciarti, di sentirti.
Ma so anche che in quel momento tu non ci sarai più, perché di sicuro avrai smesso di aspettarmi.E non so neanche perché sto scrivendo per te, come se tu potessi leggere davvero queste mie pagine.
Scrivo sempre. A qualsiasi ora. Quasi non faccio altro.
Non mangio, dormo poco, vivo poco.
Mia madre è incazzata con me per questo mio malessere ingiustificato, ma non sto di certo a raccontarle di te.
La ragazza di Centocelle più grande di me. Darebbe di matto, e lei è già matta di suo. Fissata con le sue fissazioni assurde.Non ho uno straccio di amico.
Ne avevo uno, prima di conoscere te.
Ma anche lui si è stancato.
Tutti si stancano di me, e forse è per questo che ti ho lasciato andare. Perché in qualche modo, tu mi spaventi.
Non ti stanchi di me. Ma come fai? Anche io mi stancherei di me.Però vorrei vederti un'altra volta, anche solo per dirti ' ciao '.
Per capire cosa proverei nel rivederti, dopotutto quello che c'è stato.
Dopo che non siamo più niente.Hai già un'altra?
Conoscendoti no.
Tu ci metti del tempo per affezionarti.
Ho dovuto insistere un po' affinché tu ti lasciassi andare completamente.
Ed ora ti ho lasciato andare.Ti ho promesso di portarti in salvo, invece ti ho lasciato affondare assieme al Titanic.
Ti ricordi quella sera che l'abbiamo visto in tv?
Lo trasmettevano su canale cinque, eravamo sedute sul divano a casa di Rebecca.
A proposito.. lei mi odia, vero? Mi ha sempre fatto sentire a disagio, anche se ultimamente andavamo d'accordo.Credo che ora mi odiano tutti.
Però tu hai degli amici.
Tu hai qualcuno da cui andare se ti senti sola, se vuoi piangere, o semplicemente restare in silenzio.
Io se iniziassi ad urlare per strada mi prenderebbero per pazza.
E non sai quanto vorrei farlo ora.Sono seduta all'ombra di un melo, perché la pioggia viene giù a catinelle. E lo so che è sconsigliato stare sotto gli alberi durante le tempeste.
Ma ora come ora nulla può farmi davvero male.
L'unica cosa che mi reca dolore sono io. Io faccio del male a me stessa.La mia borsa al mio fianco, le gambe incrociate e il telefono che vibra.
Sarà mia madre che mi chiede se tornerò a casa per cena.
Come se avessi davvero un posto dove andare.
Come se avessi qualcuno da incontrare.
Avevo te. Ora non ti ho più.
E non per colpa tua.Resto per un po' a guardare il vuoto, cercando le parole giuste da scriverti, come se realmente tu potessi leggere.
Sto scrivendo cose a vanvera, lo so. E probabilmente questa mia storia non avrà senso di esistere, e queste pagine sono inutili.
Inutili proprio come me.Però chissà cosa ero io ai tuoi occhi.
Non lo so, non te l'ho mai chiesto.
Anche se parlavamo tanto.
Però non ti ho mai chiesto cosa ero, cosa eravamo noi.
E forse avremmo dovuto parlare anche di questo.
Forse avevamo paura.
Paura di cosa poi? Di una cosa che sarebbe comunque successa.
Era inevitabile che accadesse.Avevamo della chimica? Perché dicono che se non c'è questa tra due persone, beh, può anche finire.
Ma non penso sia legato al sesso.
Ogni volta che mi baciavi, o che mi sfioravi anche solo per sbaglio, ogni fibra del mio corpo tendeva verso di te.
Io ti ho sempre desiderata.
Ma ho voluto aspettare, perché almeno in questo volevo essere romantica, e concederci qualcosa di... non so.
Tu la definiresti ' banale ' , io direi ' normale '.
Ma noi eravamo tutto, fuorchè normali.C'hai anche il nome che richiama il mio colore preferito.
L'azzurro.
Avrei voluto conoscere tua mamma solo per ringraziarla di averti chiamato come il più bel colore dell'arcobaleno.
Mi piaceva pronunciarlo.
Mi piacevano tante cose di te.Niente.
Pensavo che sarebbe passato tutto, e invece niente.
Sono ancora qui a pensare a te.
Ma te l'ho già scritto sopra, no?Mi fa male la mano?
Può darsi.
Ho il polso indolenzito per quanto sto scrivendo.
Forse dovrei fumare.
Ecco si, ora tiro fuori le Camel.
Lo sai che le fumo nei miei periodi neri.
E ultimamente sono sempre periodi neri.Tiro fuori tutto, rovescio il contenuto della borsa sull'erba.
Quanta roba inutile che c'è; cartacce, pacchetti di gomme terminati , post it di cose che non ricorderò mai, penne, matite, gomme, elastici per capelli, persino un deodorante.
E poi ho il mio shampoo al Mango.
L'ho acquistato a Praga, durante un'estate in vacanza con i miei.
Me ne rimane poco, ma non so perché, voglio conservarlo.
Lo guardo, lo fisso.
Ti piaceva da matti, pareva quasi ti stessi drogando di me, quando perdevi il viso tra i miei capelli, e ti ritrovavi, puntualmente, una ciocca di capelli blu in bocca.
E quanto eri buffa?E poi c'è il mio telefono.
Non ho voglia di guardarlo. Ma devo.E perché diamine mi hai scritto?
Perché diamine io sto guardando lo schermo come una rimbambita?
Perché?Perché sorrido se leggo ciò che hai scritto, e penso che hai ragione, qualsiasi cosa tu voglia intendere?
E allora ti rispondo, come le prime volte, subito.
" Mango "
E lo so che capirai.
Ma diamine, Azzu, io non so ancora provo.
Ma so che in questo momento un po' mi manchi, e un po' c'ho voglia di baciarti.
E baciarti tanto.
E allora aspetto.Aspetto mentre le gocce di pioggia danzano nell'aria, cadendo morbide sulle foglie, sull'erba.
Mi stringo nella mia felpa, il cappuccio sulla testa.
Le maniche troppo grandi per contenere le mie braccia, le mani non sbucano neanche fuori.Ma tu rispondi subito, ed io ho il cuore a mille e tremo.
Sto tremando come una foglia." Mi manchi "
Ed è allora che non so di nuovo cosa fare.
Vorrei baciarti.
Ma non vorrei illuderti.
Vorrei averti qui.
Ma non vorrei illuderti.
Vorrei abbracciarti e sentirmi al sicuro.
Ma non vorrei illuderti.
Vorrei tu fossi felice.
Ed ecco, qui non ho da ribattere.
Si, vorrei tu fossi felice.
E vorrei essere felice anche io, ma non so come si fa.
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Indaco
RomanceRoma è la città dei sogni. La patria di ' Tre metri sopra il cielo ', dei lucchetti al ponte Milvio. Roma è da amare, Roma è caotica. Ilaria ha soltanto diciotto anni. Azzurra venticinque. Due vite completamente diverse ma simili allo stesso te...