Parte 8

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*Nora's pov*

Nei seguenti giorni la routine è la stessa. Ci svegliamo, andiamo a fare colazione e subito dopo in campo. A volte mi alleno con loro, altre resto in panchina a sfotterli con mio papà. 

Inizio a legare con un po' tutti, ma con Federico in particolar modo.

Arriva la mattina del sedici giugno, giorno della partita contro la Svizzera. Arriviamo all'Olimpico e dopo il riscaldamento andiamo tutti nello spogliatoio. Mancano veramente pochi minuti prima dell'inizio della partita ed io mi accomodo subito dietro la panchina degli azzurri.

Dopo aver cantato l'inno, mi raggiungono Chiesa, Bernardeschi e Pessina. Guardiamo il primo tempo, segna il capitano Chiellini ma annullano il gol per un fallo di mano. 

Segna Locatelli, fa doppietta per la prima volta con la maglia della nazionale e gli azzurri vengono a festeggiare con noi. 

"Nora, scusa ma ti devo rubare Federico" dice mio padre guardandoci.

"Quale?" chiedo io.

"Chiesa" mormora per tornare a dare indicazioni ai ragazzi in campo.

"Ah fai pure" ridacchio mentre si alza. Lui mi guarda male ma inizia a scaldarsi.

Sento l'altro Federico che sospira.

"Oi vieni qua" mormoro indicando il posto vuoto accanto a me. Lui si avvicina ma non sembra sia ok. 

Dopo un po', inizia a non guardare neanche più la partita.

"Ei ma stai bene? cioè tutto ok?"

"Mh?" chiede distratto "Oh sì sì tranquilla" mi sorride. Sembra un sorriso falso, ma decido che ci penserò dopo.

Segna Ciro, poco prima del fischio dell'arbitro ed esultiamo sentendo la vittoria in tasca.

Vinciamo, tre a zero. Che notti magiche. Festeggiamo saltando in campo, i ragazzi corrono da tutte le parti ma io resto abbracciata a mio papà. Lo stringo forte.

A guidare la fila degli azzurri è il Mister che mi tiene sotto braccio, accanto a Vialli.

Torniamo in Hotel e mangiamo. Facciamo veloce, anche perché sono tutti stanchi.

"Io mi faccio la doccia" mormora Chiesa andando in bagno.

"Io vado a prendere una boccata d'aria" comunico a Federico guardandolo.

"Tutto bene?"

"Sì tranquillo. Prendo io la chiave..." gli sorrido alzandomi.

Vado verso la camera di Bernardeschi.

"Chi è?" chiede.

"Federico emh... sono Nora"

"Vieni" mormora.

Apro la porta e lo trovo seduto sul bordo del letto.

"Posso?" chiedo indicando accanto a lui.

Annuisce.

"Ma... davvero va tutto bene? cioè ad una certa hai smesso di guardare la partita..."

"No, non è tutto ok" ammette mettendosi le mani a strofinarsi il viso.

"Vuoi parlarmene?" chiedo posando una mano sulla sua schiena.

"E' una cazzat-"

"Non ti azzardare. Se ti fa stare male non è una cazzata, non per te." lo interrompo.

"Mi sento sottovalutato. Sono arrivato a chiedermi perché tuo padre mi ha chiamato a giocare, e se il calcio è veramente la mia strada..." mormora con la voce instabile.

Il limite non è il cielo ma l'allenatore | Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora