Capitolo V

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Fortunatamente, al rientro in casa, suo padre non si trovava più in cucina, segno che si era recato al piano superiore. Questo però non servì a calmare l'agitazione di Adelaide, preoccupata del fatto che avrebbe potuto fare del male al resto della famiglia. Infatti al momento si trovava in bilico fra il salire le scale ed affrontare suo padre, o restarsene al piano di sotto in attesa di sentire qualcosa di sospetto al di là della casa. Troppo scossa dall'accaduto, pensò che fosse meglio non aggravare la situazione, così, per distrarsi, cominciò a preparare la cena. La sua mente stava viaggiando in direzioni diverse nello stesso momento, troppo presa nel pensare ed analizzare quanto accaduto; ciò la portò a prestare poca attenzione al presente, permettendo al coltello con cui stava tagliando le verdure di tangere anche il suo dito, ora sanguinante. "Cavolo..." mormorò la ragazza, il taglio era profondo e il sangue che fuoriusciva le provocava molto disagio. Fu costretta a lasciare il coltello ed andare in cerca di una garza con cui fasciare il dito, ma non aveva alcuna intenzione di andare al piano di sopra. Stava cercando fra i vari cassetti della cucina, quando sentì nuovamente qualcuno bussare alla vetrata della finestra. Era di nuovo lui, Thomas Eaton. Adelaide, vedendolo, si innervosì, non capiva il motivo delle numerose visite quel giorno, soprattutto nei momenti meno opportuni. Decisa, si avviò verso la finestra, la aprì e sbottò un brusco: "Mi sembrava di averti detto chiaramente che i miei genitori sono d'accordo e che ora sono molto impegnati, perciò non c'è alcun motivo di andargli a parlare."
"In realtà volevo solamente accertarmi che stessi bene, prima sembravi spaventata, mentre ora sei... arrabbiata? Sanguinante?" rispose Thomas, smuovendo i suoi occhi da quelli azzurri di Adelaide e poggiandoli sul suo dito ferito.
"Stavo cercando una garza, prima che tu arrivassi." Fece in modo di sottolineare bene l'ultimo periodo.
"Non è detto che si trovi in cucina." disse il ragazzo con fare ovvio. Adelaide gli rivolse uno sguardo di ghiaccio.
"Aspettami qui." le annunciò. La bionda obbedì e si sedette accanto alla finestra. Pochi minuti dopo Thomas ritornò. "Potresti aprirmi?" le chiese indicando la porta, "Se no entro dalla finestra."
Ad Adelaide scappò un lieve sorriso, poi si diresse verso la porta e fece accomodare il ragazzo. Lui si presentò con una garza di alta qualità. Invitò la giovane a sedersi accanto a lui e poi le prese la mano,  per fasciarle il dito. Questo contatto diretto fece diventare le candide guance di Adelaide rosse come le rose del suo giardino. Thomas le sorrise, ma prima si avvolgere il dito nella garza, si avviò verso il lavandino, imbevve un tovagliolo in acqua fredda e lo passò sopra la ferita. "Mi hanno detto che aiuta la guarigione." ammise con voce bassa, dolce, guardando l'angelo dai capelli biondo ramato negli occhi. Adelaide poté dire di aver scorto le guance di Thomas diventare rosee. I polpastrelli del ragazzo, quando ebbe terminato, accarezzarono la morbida pelle della mano della fanciulla, viaggiando fino al polso, per poi tornare indietro. "Ecco, ora dovrebbe andar meglio." disse compiaciuto.
"Grazie, di nuovo." rispose Adelaide. In quel
momento non sembrava dubitare della sincerità di Thomas, nonostante sapesse ciò che aveva detto alle sue spalle. Per questo non riuscì a sorridergli del tutto.
"Resterei volentieri a cena, ma si è fatto tardi." Il ragazzo ironizzò sull'atteggiamento che aveva assunto prima la dolce ragazza, supponendo che, non avendolo invitato ad accomodarsi all'interno, non gli avrebbe nemmeno proposto di restare a cena.
"Non penso sia il giorno adatto." rispose Adelaide, in sua discolpa.
"Non hai nemmeno la cena pronta." le fece notare, vedendo le verdure tagliate sul piano da cucina.
Il ragazzo, non avendo ricevuto risposta e pensando di essere stato invasivo, decise di andarsene.
"Non tornerai anche stanotte, spero!" esclamò Adelaide sul ciglio della strada, da un po' superato da Thomas.
"Non ti prometto niente!"

Il sole scomparse del tutto, la luna si alzò nel cielo nero, illuminato da miriadi di stelle, così distanti ma così vicine. L'ora di andare a dormire si era avvicinata, ma Adelaide, quella notte, non riuscì a sentirsi al sicuro nemmeno nel suo letto, che fino ad allora era stato il luogo più accogliente per lei. Quella sera i suoi fratellini erano andati a dormire dalla loro nonna paterna, lasciando così la stanza vuota, con solo Adelaide all'interno. A lei naturalmente non era stato concesso andarci, in quanto c'erano le faccende di casa da sbrigare il giorno seguente.
Il suo letto si trovava proprio sotto la grande finestra, e nel mezzo della notte iniziò a sentire alcuni rumori. Si spaventò parecchio, ma decise comunque di dare un'occhiata all'esterno, dove vide una figura nera con una lanterna. Il suo cuore iniziò a sbattere violentemente contro la sua gabbia toracica, ma non si mosse di un centimetro. La luce illuminò il viso della sagoma, mettendo il risalto dei bellissimi occhi color ghiaccio, che lei conosceva benissimo. Senza farsi sentire si precipitò al piano di sotto, per poi raggiungere la figura.
"Ma sei pazzo? Che cosa ci fai qui?!" sussurrò, a stento trattenendo le risate.
"Te l'avevo detto che non potevo prometterti di non presentarmi stanotte."
"Forza, indossa questo e seguimi." le disse porgendole il suo soprabito nero, da cui proveniva un odore di fumo e cannella.
"Fumi?" gli chiese Adelaide mentre camminavano.
"Sì, ti da fastidio?"
"No, no. Anzi."
Il ragazzo le sorrise, certo di sapere a che cosa stesse pensando. Le afferrò il polso e la portò in un posto particolare di Castle Combe, dove non erano presenti abitazioni, solamente la natura. Un rilievo che si affacciava sul lago, completamente buio e allo stesso tempo illuminato dal chiarore dei corpi celesti che invadevano il cielo. Thomas si sedette sul margine, lasciando le gambe penzolare nel vuoto, Adelaide fece lo stesso. Posizionò la lanterna fra i loro corpi e tirò fuori un pacchetto dal colore blu, contenente delle sigarette. "Volevi provare?" le domandò il ragazzo sorridente. "Qui puoi farlo senza aver paura dei pettegolezzi e delle regole. Sai, fumare mi aiuta a liberare la mente, secondo me oggi ne hai bisogno."
Adelaide accettò volentieri la sigaretta che le venne porta, la accese e se la portò alle labbra. Inalò il fumo e tossì, era una sensazione alquanto strana per lei, sicuramente nuova. Eppure, la sua mente si liberò all'istante, lasciandosi trasportare dal fumo. Dopo qualche tiro sentì la pancia e i polmoni bruciare, ma fu una sensazione piacevole. Guardò Thomas sorridendo, che fino allora non aveva smesso di guardarla un secondo. Lui stesso stava fumando la sua sigaretta, e ogni tanto ammirava il paesaggio. Dopodiché si distese nell'erba, e guardò in alto.
"Vedi quella?" chiese indicando la stella più luminosa. Adelaide si sdraiò accanto a lui ed annuì, ingerendo un altro po' della sua sigaretta. "Bene, quella è la Stella Polare. Le cinque stelle più luminose che vedi sotto di lei formano una costellazione chiamata Cassiopea."
"È incredibile quando sia vasto il nostro universo, è davvero ammirevole il fatto che tu voglia diventare astronomo." la ragazza si complimentò.
"È vero, in realtà le costellazioni non sono altro che un insieme di stelle luminose, che però, sovente sono distanti fra loro anni luce." spiegò il ragazzo, gesticolando. "E grazie mille, è sempre stata una mia passione fin da piccolo. Poi mi sono dato al fumo."
Adelaide rise, poi finì la sua sigaretta e la gettò nell'acqua loro sottostante. "Penso che sia ora di rientrare, è notte fonda e domani dobbiamo andare a scuola." I due, d'accordo, si alzarono, ma prima di partire Adelaide fermò Thomas. "Per favore, non dire niente a nessuno di tutto questo." Lui annuì e tornarono nella loro solita zona, salutandosi con un semplice accenno della testa, per poi risvegliarsi ognuno nel proprio letto qualche ora dopo.

Adelaide si svegliò con un leggero mal di testa, quasi dimenticandosi della piccola avventura della scorsa notte, della quale si ricordò dopo aver visto che era andata a dormire con indosso il soprabito nero di Thomas, infatti in quel momento le lenzuola avevano  assunto il piacevole odore della cannella. Annusò per qualche secondo l'indumento, poi si portò le mani sul viso ed iniziò a ridacchiare. Aveva davvero fumato la sua prima sigaretta la scorsa notte? Si era davvero lasciata vedere da un ragazzo con la sua lunga camicia da notte? Tutto ciò le sembrò surreale, eppure si era svegliata con una strana e mite sensazione. La libertà pensò, quella che fu in grado di assaporare per la prima volta nella sua vita.
Se è di questo che sa la libertà, allora sarò felice di viverla per sempre.

"Buongiorno, alunni!" Il signor Hudson si fece spazio fra i ragazzi affollati, alzando leggermente la voce per farsi udire. Immediatamente, le ragazze si diressero verso la parte sinistra dell'aula, mentre i ragazzi verso la direzione opposta.
"Vedo che avete molto di cui parlare questa mattina, si può sapere che cosa c'è che vi turba così tanto?" chiese una volta che tutti si furono posizionati ai loro posti. "Fairley, Gordie Farley. Me lo dica lei, visto che ha tanto di cui parlare al momento, a quanto mi è parso di vedere."
Gordie sobbalzò, si schiarì la voce e spiegò al professore il motivo del tanto baccano. "Siamo tutti molto agitati per il concerto di Venerdì, a Bristol."
Il signore annuì e scosse la testa, per poi dire ai ragazzi di aprire subito i libri e studiarsi a memoria una poesia, come punizione per il loro comportamento maleducato. "Non tollero non essere ascoltato, soprattutto in ambiente scolastico." fu ciò che disse ai ragazzi. Gli alunni, rassegnati, studiarono la poesia a memoria e la recitarono davanti a tutta la classe, con tanto di autovalutazione.
"Che valutazione si darebbe, signorina?"
"Dieci." rispose Averly Breeston, sicura di sè.
"Non le sembra di essere un po' troppo generosa?" le domandò l'uomo, la ragazza negò.
"La valutazione che le attribuisco è sette."
All'interno della classe si aprì un profondo silenzio, tutti quanti erano sorpresi. Aveva fatto una pessima figura, il voto sette era tra i peggiori. Con dei voti così mediocri non avrebbe di certo fatto carriera, era ciò che dicevano gli abitanti di Castle Combe, i più anziani.
Il prossimo ad essere interrogato fu Peter, l'amico di Thomas, il prossimo ancora fu Julia, successivamente Henry, finché non arrivò il turno di Adelaide.

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