4. Really Don't Care

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C'erano quei giorni in cui qualunque essere femminile di qualunque specie di essere vivente, vorrebbe essere nata maschio. Ecco, per me era arrivata la settimana del mese in cui desideravo arduamente essere un maschio, che una femmina. Mi rotolai un paio di volte sul divano in cerca di una posizione comoda, ma senza successo. Quella mattina avevo già finito tutte le imprecazioni possibili ed immaginabili verso di tutti e tutto: da mia madre al Padre Eterno, da tutti i ragazzi che conoscevo a quelli che non sapevo nemmeno se esistessero.

- Tesoro? – parlò mio padre sedendosi accanto a me e iniziando ad accarezzarmi i capelli, mentre io rimanevo ferma a pancia in giù tutta dolorante. – Ti ho portato delle pastiglie per alleviare il dolore. – continuò con tono suadente. Mugolai dolorante. Mio padre era l'unico che sapeva trattarmi in queste situazioni, aveva una pazienza che l'avrebbe portato ad essere nominato santo. Mi alzai sbuffando e presi l'antidolorifico e il bicchiere d'acqua che mio padre mi stava porgendo.

- Mamma e Ray se la sono squagliata, vero? – bofonchiai dopo aver buttato giù la capsula e aver posato il bicchiere sul tavolino a fianco.

- Lo sai che non sopportano i tuoi cambiamenti d'umore in questi giorni. – ridacchiò lui. Feci una smorfia imbronciata. Mio padre mi strinse tra le sue braccia ed io mi accoccolai sulla sua spalla, mentre accendeva la televisione. Nel caso avessi mai trovato un ragazzo, sarebbe dovuto essere la copia di mio padre, in caso contrario, l'avrei lasciato perdere subito.

In tele davano "Mamma ho allagato la casa". Semplicemente mi chiedevo perché ogni volta dovessero proiettare sempre gli stessi film. Ce n'erano un sacco di film sul Natale, molto meglio di quello, eppure ogni volta era sempre la stessa storia.

Qualcuno suonò alla porta, risvegliandomi dai miei pensieri.

- Mamma ha ancora scordato le chiavi di casa? – chiesi a mio padre. Lui si strinse nella spalle e si alzò per andare a vedere chi fosse. Dopo qualche minuto tornò.

- Christine? Ci sono due giovanotti alla porta. -. Quando iniziava con "giovanotti" c'era poco da ridere. Sbuffai esasperata. Chi è che veniva a disturbarmi proprio ora?! Tutto il mondo doveva sapere che in quei giorni sarei anche arrivata a compiere un omicidio su quelli che non mi lasciavano stare.

- Prova a dire che non ci sono! – urlai. Lui scosse la testa per ritornare alla porta.

- Christine mi ha detto di dirvi che non c'è. – sentii mio padre dire. Alzai gli occhi al cielo e andai a vedere chi fossero le vittime del prossimo omicidio che si sarebbe sentito al telegiornale.

- Sei proprio antisgamo, Chris. – fece ironicamente Michael. Trucidai lui e Calum con lo sguardo, mentre mio padre aspettava che gli presentassi quei due idioti.

- Lanterna Verde è Michael Clifford, mentre il Kiwi è Calum Hood. – dissi rivolta a mio padre.

- Rachel ha ridotto i tuoi capelli così, Michael? – chiese mio padre. – Pensavo che c'era di mezzo solo la colla. –

- Papà, i capelli di Michael sono conciati così per colpa sua. Rachel non avrebbe mai scelto quel colore per tingergli i capelli. - I ragazzi sgranarono gli occhi stupiti.

- Non è il momento ideale per farle visita. I soliti problemi che hanno tutte le donne. – disse mio padre. Calum annuì comprensivo, mentre Mike mi fissava come se fossi stata un'aliena. Mio padre ci lasciò per tornare in casa, mentre io continuavo a fissare i due ragazzi davanti a me, chiedendomi come volessero morire.

- Cosa ne hai fatto della nostra Christine?! – mi urlò contro Michael improvvisamente prendendomi per le spalle e scuotendomi violentemente. – Dov'è ora?! Come hai fatto a rimpiazzarla?! – gridò nuovamente, mentre continuava a scuotermi. Ero certa che Michael mi avesse provocato almeno un ematoma celebrale, se non di più.

69 Things That I Hate About You || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora