Tony batté le mani due volte, poi assottigliò gli occhi e guardò Stephen Strange alle sue spalle.
-Ehi, guarda che è me che ha chiamato "papà" poco fa.-
Strange sollevò le mani.
-Sì, ma è grazie a me che può fare quello.- disse, indicando la ragazza.
Nessuno dei due credeva ai propri occhi: la loro amatissima figlioccia era viva ed era più forte e splendida che mai.
Alexis si stampò un sorrisetto compiaciuto sul volto, poi guardò in direzione dei suoi colleghi ed i loro sguardi colmi di gioia le diedero la carica per imbrigliare tutto quel potere come se fosse nata per fare quello e nient'altro.
Puntò una mano verso gli Avengers intrappolati nella prigione di Erech, poi rivolse a sua zia uno sguardo infiammato.
-Sai, cara zia, hai proprio ragione: io e te abbiamo diverse cose in comune, oltre al nome. Abbiamo lo stesso sangue, quindi le stesse discendenze divine. Solo che io ho un punto in più rispetto a te: ho avuto come maestro lo stregone supremo delle arti mistiche.- disse Alexis, guardando di sfuggita Stephen Strange.
Prese un respiro profondo e si concentrò, e dalla sua mano partì una raffica di sfere di magia blu ed arancione che lanciò contro le pareti magiche della prigione creata da Erech.
Dopo alcuni secondi la barriera si infranse sotto i colpi della magia potentissima di Alexis, e gli Avengers tirarono fuori le proprie armi, preparandosi a combattere.
Erech era rimasta immobile con la bocca spalancata.
Sola.
Alexis scese a terra, camminò a passo spedito verso i colleghi, ritraendo le ali, ma continuando ad emanare una serie di scintille degli stessi colori dall'armatura.
Lanciò un rapido sguardo a Tony per controllare che non fosse in condizioni critiche, poi fece qualche saltello rapidamente verso Bucky.
Gli gettò le braccia intorno al collo e lui l'afferrò abbracciandola stretta quasi da toglierle il fiato.
-Mio Dio.- disse Bucky, staccandosi dalla ragazza solo per prenderle il volto tra le mani e darle un disperato bacio sulle labbra.
Alexis si sentì subito senza fiato, ma assaporò comunque le labbra di Bucky come se fossero state la sua linfa vitale, finché anche Steve e gli altri non si avvicinarono a lei.
-Lexie...- la chiamò Steve. -Ma come...-
-Bella domanda, non ne ho idea!- esclamò la ragazza ridendo. -Ad ogni modo, mentre precipitavo ho visto Wanda e Visione, sono rinchiusi nei sotterranei, sono in un bunker isolato perfettamente, per questo non riuscivamo a rintracciarli.-
-In che senso li hai visti?- chiese Sam.
-Ehm... non lo so, ma fidatevi di me. Qualcuno deve andare a prenderli.-
-Vado io.- disse Loki che era rimasto alle spalle della ragazza.
Alexis si voltò di scatto, quasi come se si fosse scordata che anche lui era lì, nonostante fino a quel momento l'avesse protetta più volte.
Gli sfiorò un braccio. -Loki, grazie per quello che hai fatto per me oggi, davvero. Sei stato fondamentale.-
Loki fece un sorriso ed un cenno con la testa alla ragazza, poi andò alla ricerca di quello che poteva essere un ingresso per il bunker.
-Vengo con te.- disse Bruce Banner seguendo il dio, mentre iniziava a trasformarsi in Hulk.
Alexis sorrise nel vederli allontanarsi insieme.
Tuttavia la sua attenzione fu subito distolta quando vide un cerchio arancione comparire a pochi metri da lei, affianco a Tony.
Istintivamente evocò le ali, che solo ora Bucky riuscì a notare veramente, rimanendone affascinato.
Dal portale uscì un vecchio amico che gli Avengers non vedevano da un po' di tempo.
-Alex! Secondo te che diavolo ha tua zia!?- esclamò l'uomo che ne uscì, guardando in direzione di Erech.
Alexis sgranò gli occhi. -Clint!-
Purtroppo non ebbe tempo di correre ad abbracciarlo perché, voltandosi in direzione di sua zia, si era resa conto che c'era qualcosa di strano.
Erech si stava sforzando, digrignando i denti, per creare svariate illusioni di sé stessa, nell'ultimo disperato tentativo di sconfiggere gli Avengers.
La ragazza sbuffò e si levò in volo diretta verso la zia dicendo: -I parenti sono proprio una rogna.-
Steve, Bucky, Sam, Natasha e Thor la seguirono.
Clint, invece, si avvicinò a Tony, chinandosi su di lui.
-Che ti è successo? La paternità ti ha giocato un brutto tiro?-
Tony fece schioccare la lingua.
-Come sei arrivato qui?-
-Per farla breve, Sam ha inviato un messaggio sia a me che al tuo amico, Wong, -Clint indicò Strange. -dicendo che ti serviva questo.- concluse, porgendo a Tony un piccolo triangolino azzurro luminescente in metallo.
Tony lo afferrò e lo posizionò sul palmo di una mano.
-Ah sì? Ha fatto bene.- disse, per poi premere due volte con l'indice sul congegno, attivando un'armatura che teneva al complesso in caso di emergenze, che lo avvolse totalmente.
Questo poteva permettergli almeno di proteggersi un po' meglio, di volare in caso di estrema necessità, o di sparare qualche colpo rimanendo fermo.
Il dolore alla gamba era comunque molto acuto, quindi non avrebbe potuto fare granché.
Si fece iniettare un antidolorifico da Friday. Da quando era diventato padre, senza dubbio, era diventato molto più cosciente dei pericoli delle battaglie. L'armatura di Iron Man era sempre stata super accessoriata, ma mai di medicinali, nonostante le tante ferite che Tony stesso aveva riportato più e più volte nel corso degli anni.
Tony ebbe giusto pochi secondi per poter osservare la sua Agente mentre volava verso la zia, pronta a sconfiggerla, seguita dal resto degli Avengers.
Era semplicemente maestosa, splendida, potentissima. Sembrava completa.
Sorrise leggermente, ma subito cambiò espressione quando si accorse che un cinquantina di illusioni di Hermione Karlatos si erano diramate dalla donna originale ed erano pronte a dar filo a torcere agli Avengers, in modo da permetterle di scontrarsi con Alexis senza interferenze.
Purtroppo per Erech, non sarebbe stato così facile seguire il suo piano.
Quando Alexis le si parò davanti con quello sguardo così determinato, gli fu quasi ovvio.
-Perché!?- chiese Alexis ritraendo le sfere di magia dalle mani, in segno di voler cercare di risolvere la situazione senza combattere.
Erech non rispose, inclinò la testa di lato, fingendo di non capire.
-Perché non lasci perdere?- riprese la ragazza. Si guardò intorno. I suoi amici combattevano contro le illusioni di Erech forsennatamente, ma riuscivano facilmente a farle scomparire. -A cosa credi che porterà tutto questo? A cosa ti serve la tua dannata vendetta?-
-Sei proprio una stupida, Alexis.- sputò velenosa sua zia. -Non capisci, non vedi! Guardati, guarda la tua vita! E' perfetta! Non ti manca niente, sei circondata ed amata dalle persone più famose, ricche, eroiche della terra! Io cos'ho? Niente! Avevo Adrien e ora, per colpa tua, neanche più lui!-
-Stava per uccidere una persona a me molto cara!- replicò Alexis puntando i piedi per terra.
-Ed infatti è così che fare tu e la tua famiglia, vero!?- sbottò l'altra. -I problemi non li risolvete, voi li eliminate.-
Alexis sentì il cuore scenderle nello stomaco.
Non seppe cosa rispondere, mentre in pochi secondi le parole appena dette da sua zia le mettevano davanti una situazione ben diversa, in cui lei vedeva sé stessa e la sua famiglia come i cattivi della situazione.
Forse la zia Hermione aveva ragione, questo era quello che aveva pensato Alexis d'istinto.
Sua madre Emma poteva aver scordato dell'esistenza di sua sorella, visto che erano state separate quando erano molto piccole, ma poi sicuramente sua nonna l'aveva ragguagliata sulla faccenda, visto che Alexis stessa portava il nome della zia.
Si trattava di un tributo alla zia scomparsa, senza dubbio. Ma perché non provare a cercarla? Perché non gliene aveva mai parlato?
Forse sua madre non conosceva tutta la storia, forse la nonna le aveva raccontato che la sua sorellina era morta da piccola e quindi il fatto che Emma non le avesse mai detto niente poteva dipendere dalla volontà di non ricordare mai più un fatto così triste, pur mantenendo vivo il ricordo della sorella, per quanto breve fosse stata la loro vita insieme, dandone il nome a sua figlia.
Alexis, se da una parte giustificava sua madre, tutto l'opposto era con sua nonna.
La frase che Hermione aveva appena detto, per lei era estremamente corretta: nonna Febe non aveva risolto i problemi di sua figlia, li aveva semplicemente eliminati.
Aveva abbandonato una piccola di soli tre anni, perché aveva paura dei suoi poteri.
Quell'idea la fece rabbrividire, le diede la nausea. Si portò una mano all'altezza del ventre, con fare protettivo. Giurò che lei non avrebbe mai e poi mai fatto una cosa del genere.
E lei non era nessuno per poter giudicare e giustiziare qualcuno per le proprie azioni, tantomeno sua zia che aveva vissuto tutta la vita da sola, consumata dalla gelosia, dalla vendetta, per colpa di sua nonna.
Alexis capiva.
Capiva il rancore di Hermione, e capiva la paura di sua nonna, ma non poteva sopportare il peso di quella colpa che ancora gravava sul suo nome.
-Hai... hai ragione.- disse infine Alexis. -Hai vissuto una vita terribile, sola, abbandonata, strappata dalle giornate di giochi che passavi con la tua sorella gemella.- fece qualche passo lentamente verso la zia, continuando a tenere una mano sulla pancia.
-Non voglio la tua compassione.- disse Erech, interrompendo quell'insopportabile discorso buonista sul nascere.
Alexis scosse la testa velocemente. -No, non è compassione. Voglio soltanto cercare di mostrarti la situazione da un altro punto di vista.-
-Stai solo cercando di arrampicarti sugli specchi per lavarti di dosso le colpe che non senti essere tue!-
-Ti sbagli, è l'esatto contrario!-
Erech evocò delle sfere di magia blu, pronta a lanciarle contro la nipote.
Poco più in là, Stephen Strange teneva d'occhio la scena. Gli sarebbe bastato aprire un portale sotto i piedi di Erech e spedirla nel dirupo per risolvere tutti i problemi di Alexis, ma sapeva benissimo che poi la ragazza non gli avrebbe mai perdonato quel gesto. Voleva lasciare che Alexis, dalla saggezza dei suoi ventidue anni, risolvesse la situazione a modo suo, o che almeno ci provasse.
-Non voglio combattere, ferma questa follia inutile!- rispose Alexis, battendo i pugni tra loro ed aprendo due piccoli scudi, pronta a proteggersi.
Erech tirò indietro le braccia, prendendo lo slancio, poi scagliò contro Alexis svariate sfere di magia.
Alexis sollevò i polsi ed ampliò gli scudi riuscendo a proteggersi, attutendo i colpi.
Bucky si voltò verso la ragazza, attirato dal rumore e da tutto quel bagliore di luci blu ed arancioni.
Era vero che Alexis ormai era estremamente potente, ma era anche vero che la sua situazione fisica era già di per sé delicata. La questione del non fare alcuno sforzo era inevitabilmente andata a farsi benedire.
Ma lui tremava di paura al solo vederla muovere un dito.
Si concentrò sul suo combattimento, pregando che non accadesse nulla di ciò che temeva.
-Non fare l'eroina, combatti!- esclamò Hermione lanciando nuove sfere contro Alexis.
La ragazza le parò tutte di nuovo.
-No.- dichiarò.
La zia si avvicinò a lei velocemente e in un attimo la prese per la gola, quasi sollevandola da terra.
Lo scintillio delle ali di Alexis si rifletteva nei suoi occhi e sulla sua pelle, facendola innervosire ulteriormente nel vedere che Alexis era vittoriosa anche in quello.
-Credi che non coglierò l'occasione?- sussurrò.
Alexis digrignò i denti. -No, ma spero che cambierai idea finché sarai ancora in tempo.- disse, mentre stringeva con entrambe le mani il polso della zia.
Tuttavia, non accennava a ribellarsi. Quasi tutti gli Avengers, compreso Bucky, avevano notato quella situazione, ma il più rapido ad intervenire fu Stephen, che lasciò perdere le illusioni e si lanciò su Erech in maniera decisamente poco mistica.
Le diede una spallata e riuscì a spostarla, facendola cadere a terra di lato, mentre Alexis cadde in ginocchio, ma si rialzò subito.
-Vuoi farti ammazzare?- le aveva sussurrato il dottore.
-Veramente sei tu quello che aveva l'istinto suicida.- Alexis l'aveva guardato aggrottando la fronte. Aveva rovinato il suo piano di riportare alla luce la ragione di Hermione.
-Volevo lasciarti fare, ma mi pare evidente che la zietta non voglia sentir ragioni.- disse Stephen, evocando uno scudo in una mano ed una spada nell'altra.
Alexis osservò sua zia rialzarsi ed evocare di nuovo delle sfere fluttuanti, pronta ad attaccare entrambi.
Sbuffò pensando che Stephen avesse ragione, ed evocò anche lei delle sfere. A quanto sembrava, come sua zia, aveva anche lei ereditato il potere dell'aria dalla divinità Djinn.
Quando Erech riprese a scagliare a raffica le sfere, Alexis creò uno scudo piantandolo per terra, davanti a lei e Stephen.
Da dietro lo scudo lui la guardò.
-Sei un po' troppo sulla difensiva e un po' troppo poco sull'attacco.- le disse.
Alexis sbuffò una risata. -Lo so!-
Ritrasse la scudo quando si rese conto che sua zia aveva smesso di lanciare le sfere.
Erech stavolta evocò due fruste, con le quali mise a dura prova la resistenza dei due eroi.
Alexis e Stephen avevano avuto entrambi la stessa idea, ma del resto, come aveva detto la stessa Alexis, lui era stato il suo maestro, come poteva andare diversamente?
Avevano evocato uno scudo ancorato all'avambraccio, simile a quello di Captain America, e nell'altra mano una frusta, come la loro avversaria.
Purtroppo per loro, Erech era guidata da una furia cieca, tale da non riuscire a dare loro nemmeno il tempo di tentare di ricambiare un colpo.
Potevano soltanto ripararsi con lo scudo e schivare i colpi, mentre Erech cercava di accalappiare Alexis, puntando soprattutto alle ali. Sembrava quasi non essere interessata a Stephen.
-D'accordo, basta.- disse il dottore ad un certo punto.
Stephen aprì un portale sotto i piedi di Erech, che era talmente presa dalla furia di sconfiggere Alexis che non se ne accorse neanche. La portò a pochi metri di distanza da lì, fuori dalla mischia della battaglia e lontano da Alexis.
La ragazza si voltò guardandosi intorno più volte con la fronte aggrottata.
-Ma che diavolo, Stephen!- esclamò, accorgendosi che aveva fatto di tutto per portare sua zia lontano da lei.
Alexis fece per spiccare il volo e raggiungerli, ma fu trattenuta da Bucky che, dopo aver dato un ultimo colpo ad una delle illusioni ed averla fatta disintegrare, prese la ragazza per le spalle.
-Alexis.- la chiamò.
-Che c'è?.-
-Adesso tu apri un portale e te ne vai di qui.-
-Cosa? Non esiste!-
-E' troppo pericoloso, ti prego.-
Tony Stark passava accanto a loro, zoppicando, mentre dava anche lui un colpo fatale ad una delle illusioni con un' onda sonora sparata dalla mano.
-Sì, Lexie, dai retta al fidanzato.- disse. -E' pericoloso per te e per il bambino!-
La ragazza scosse la testa velocemente. -E per voi? Non è pericoloso per voi?- chiese a Bucky soltanto, visto che Tony era volato via.
-Nessuno di noi è incinta, Alexis.- aveva risposto Bucky.
Anche Steve si avvicinò a lei, fu sul punto di aggiungere qualcosa per cercare di convincerla, ma Alexis si voltò di scatto sentendo Stephen Strange emettere dei poco rassicuranti versi di dolore.
-Vedete? Non può sconfiggerla senza di me!- esclamò preoccupata, spiccando il volo, mentre apriva un portale sotto Stephen, sdraiato a terra da Erech, per allontanarlo da lei.
Negli stessi istanti, pochi metri più in basso nel terreno, Loki e Hulk camminavano in degli stretti vicoli che si trovavano sotto la casa della zia dell'agente Moore.
Erano entrati da una botola posta sul giardino esterno, a pochi metri dalla piscina, che era stata nascosta con un enorme vaso contenente una palma adatta a quel vaso, che Hulk non fece fatica a spostare come se si fosse trattato di un palla da calcio. La spostò con la stessa tecnica: un calcio.
-Però, che delicatezza.- aveva commentato Loki mentre scendeva nella botola.
Ora si stavano muovendo da qualche minuto dentro dei cunicoli stretti ed umidi, illuminati dalle lampade led intermittenti e mal funzionanti.
-Senti amico.- incominciò Loki. -Volevo tranquillizzarti: nessun rancore per quella volta alla torre a New York.-
Hulk lo guardò storto ed emise un grugnito interrogativo.
Loki capì subito ciò che il bestione verde stesse pensando.
-Oh, no, non mi aspetto certo che tu mi chieda scusa.- continuò. -Volevo solo lasciar intendere che, anche se è ovvio credo, stiamo dalla stessa parte. Quindi vedi di non usarmi come... spada o qualsiasi altro tipo di arma contro qualsiasi cosa incontreremo quaggiù.-
Hulk sbuffò e ghignò. Come aveva fatto Loki ad intuire perfettamente i suoi piani?
Ad un tratto si trovarono davanti ad una porta che non aveva nulla a che vedere con l'ambientazione precedente.
Era moderna, high-tech, metallica e splendente.
Tuttavia, i colpi di Hulk, insieme alla magia di Loki, non ci misero molto a farla aprire.
Videro due volti noti ad entrambi, e perfino Loki tirò un sospirò di sollievo a metà.
A metà perché Visione, anche se ancora con la mente annebbiata dal veleno che Erech utilizzava per stordire i suoi nemici, era sveglio, ma Wanda no.
Probabilmente perché, esattamente come era successo con Steve, Bucky, Thor, non esattamente esseri umani, Visione accusava di meno rispetto a Wanda gli effetti di quel veleno.
-Sta bene?- chiese Loki avvicinandosi ai due Avenger ed accucciandosi a terra, aiutando Visione a sollevare Wanda.
-Ha perso i sensi, dobbiamo portarla fuori di qui.- rispose Visione. -Solo con il nostro aiuto l'agente Moore potrà sconfiggere una persona che ha il sangue di una divinità ancestrale.-
Loki ripensò alla frase detta da Alexis sul fatto di avere lo stesso sangue di sua zia, alle sue ali mistiche e alla sua nuova magia e sorrise.
-Beh, pare tu ti sia perso un po' di cose, Mr. Mente.-
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New Avengers Together II - Promises
Fanfiction[Completa] - [Sequel di New Avengers: Together] - Alexis e gli Avengers tornano in scena: è passato un po' di tempo dagli attacchi terroristici e dal tentativo di sterminio di massa da parte del gruppo neonazista "A.T." e, finalmente, i nostri Aveng...