Capitolo XIV: Elementare, Watson (Parte I)

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Due settimane dopo...

-Tieni.- disse Steve, porgendo ad Alexis una ciotola piena di patatine. -Come fai a mangiare quella roba alle nove del mattino, non lo capisco proprio. Non dovresti avere la nausea?-

Alexis, che se ne stava sdraiata sul divano, afferrò la ciotola ed iniziò subito a mangiare, dopo aver fatto spallucce all'affermazione di Steve.

Steve si sedette accanto a lei, sollevandole le gambe che poi Lexie riallungò sopra quelle del collega.

Era fine giugno ed Alexis era completamente stordita dal caldo e dalle voglie di cibo, di qualsiasi genere a qualsiasi ora. Un problema che, in realtà, aveva già prima della gravidanza.
Alexis mandò giù un boccone, poi puntò un indice contro Natasha che, seduta sulla poltrona davanti a lei, con il computer sulle gambe, continuava imperterrita la ricerca sul possibile luogo del nascondiglio di Erech.

-Sai Nat, credo che dovresti lasciar perdere.- disse, fingendosi disinteressata.

Natasha distolse solo per un attimo lo sguardo dal computer. -Solo perché ci vuole tanto tempo non è detto che sia introvabile.-

Alexis fece spallucce. -Io credo che verrà lei a trovarmi. Il suo desiderio di uccidermi era troppo alto, vedrete che spunterà fuori.-

Steve strinse le labbra. -Se neanche Strange riesce a trovarla... insomma lui vede tutto. Deve essere molto potente, quindi dobbiamo almeno avere il vantaggio di giocare in anticipo.- disse, guardando Alexis.

-Come volete.-

Alexis continuò a mangiare le sue patatine come se da quello dipendesse la sua vita. Nelle ultime due settimane si era un po' calmata: aveva smesso di fare scintille da ogni parte del corpo e continuamente, ma aveva ancora qualche problema con la magia. Strange le aveva detto che poteva stare tranquilla e che una volta risolta tutta quella questione che la toccava così da vicino, il problema si sarebbe risolto da solo.

Per quanto riguarda Erech: era scomparsa nel nulla. Avevano parlato anche del fatto, per nulla importante, che fosse identica alla madre di Alexis. Tuttavia, Tony, Bucky e Steve, avevano concordato che con questione delle minacce di aborto di Alexis, la ragazza avrebbe dovuto stare tranquilla il più possibile, quindi avevano scelto di non parlare più di quella donna e di procedere solamente con le ricerche del suo nascondiglio.
Ad Alexis questa situazione in cui lei era stata come messa in una campana di vetro, non andava per niente a genio.

Proprio quando stava per ricominciare ad obiettare, tentando di riaprire l'argomento sul volto di Erech, Tony entrò di fretta nella stanza.
-Salve, gente.- disse Tony. Si avvicinò a Natasha in particolare. -Mi è arrivato uno strano messaggio. Guarda.- porse il biglietto alla donna.

-E' criptato.- rispose lei aggrottando la fronte.

-Io credo possa trattarsi di Visione.-

-Ah, hanno finito la luna di miele?- chiese Alexis, mettendo in bocca un'altra patatina.

Tony strinse le labbra e sollevò le sopracciglia. -No, io credo siano in pericolo, altrimenti perché mandare un messaggio criptato?-

Steve chiuse gli occhi e sospirò.

Nello stesso momento entrò nella stanza Bucky, seguito da Sam.
Erano appena tornati da una commissione che Alexis aveva affidato loro, ma Bucky, quando la vide aggrottò la fronte. Guardò più volte Alexis e la tazza di cioccolata con panna e caramello che Alexis aveva richiesto e che erano andati a prenderle al bar del complesso.
-Non mi avevi chiesto una cioccolata calda meno di dieci minuti fa?- chiese Bucky.

-Oh, sì.- rispose Alexis, poi gli fece cenno di avvicinarsi. -Da qua.-

Bucky, con lo sguardo corrucciato, le andò incontro e le porse la tazza. Si sedette sulla poltrona di fianco al divano dove era sdraiata Alexis: non era certo il caso di disturbarla.

Tutti i presenti guardarono Alexis bere un lungo sorso di cioccolata dalla cannuccia, per poi posarla sul tavolinetto e prendere una patatina e mangiarla subito dopo. Continuò con questa combo per tutto il tempo.
Tutti si scambiarono uno sguardo schifato.

Natasha afferrò il messaggio dalle mani di Tony e si alzò, portando con sé il computer.

-Fai da sola?- chiese Steve alla collega.

Natasha rispose senza voltarsi. -C'è Bruce nello studio, mi farò dare una mano da lui.-

Dopo che fu uscita, mentre Tony prendeva il suo posto, Alexis e Steve si scambiarono un'occhiata sorniona.
Gli altri osservarono Tony allungarsi fino ad arrivare al sacchetto delle patatine, ne prese una, poi prese la tazza di cioccolata e ve ne versò sopra una goccia. La mangiò. Anche Alexis in questo caso aveva lo sguardo esterrefatto.

-Una prelibatezza.- disse Tony.

Alexis rise. -Vero?-

-Voi non state bene.- commentò Sam.

-Ma dai.- fece Tony. -Tu non hai neanche il coraggio di provare!-

Sam assottigliò gli occhi, mentre Bucky, vedendolo e capendo al volo i suoi pensieri, scosse la testa.
Sam Wilson non si lasciava mai sfuggire una sfida. Soprattutto se dall'altra parte c'era l'agente Moore.
Si avvicinò ad Alexis e fece la stessa cosa che aveva fatto Tony, con più cioccolata, però.
All'inizio strinse gli occhi, istintivamente, ma poi li sgranò, rendendosi conto che la combo non era niente male.
Steve sbuffò una risata per poi scambiarsi un'occhiata con Bucky pensando entrambi "questi sono pazzi".

Alexis chiuse le patatine, si pulì le mani addosso e si mise a sedere a gambe incrociate sul divano.
-Allora, possiamo parlarne?-

-Di cosa?- chiese Tony.

-Di Erech.-

Tony alzò gli occhi al cielo. -No.-

-Andiamo!- si lamentò Alexis, gesticolando. -L'ho appena nominata e non è successo niente!- disse mostrando le mani. -Sono tranquilla, giuro!-

Bucky sospirò e cambiò posto, andando a sedersi accanto a lei, come a volerla proteggere meglio.
-D'accordo.- disse. -Di che vuoi parlare?-

Alexis si voltò e gli lasciò un bacio sulla guancia prima di cominciare:
-Allora: questa donna si chiama Erech Karlatos. Ha il cognome di mia nonna, ma è identica a mia madre, se non per gli occhi.-

-Quindi?- chiese Tony.

-Come credi che siate imparentante?- chiese Sam.

-Io credo che possa essere la sorella gemella di mia madre. Magari... non saprei... magari era una ragazza cattiva e se ne è andata di casa e mia madre non me ne ha mai parlato.-

-E perché usa il cognome di tua nonna?- chiese Steve.

Alexis si portò una mano al mento e ci pensò.

-Forse è solo un modo per non farsi trovare.- disse Bucky. -Smith è un cognome molto più famoso di Karlatos.-

Alexis fece spallucce.

-Sicura che non si tratti della nonnina? Magari è stata in possesso della gemma del tempo e si è ringiovanita.- disse Tony.

-Mia nonna non era così da giovane.-

-Magari hai qualche parente in vita che può chiarire la situazione? Qualche parente lontano, che sia della generazione di tua nonna?- chiese Steve.

-Ehm...- Alexis si grattò la testa e ci pensò su. -Io... ora non ricordo bene, dovrei andare sfogliare qualche ricordo nei miei cassetti di sopra. Però mi pare che mia nonna avesse un fratello che credo... credo viva a Londra.-

-Wow.- fece Tony. -Voi Karlatos vi siete dispersi per benino nel mondo.-

-Già.- ripose Alexis sorridendo. -I miei nonni sono stati i primi ad andarsene dalla Grecia, volevano che mia madre crescesse nel nuovo mondo.-

-Hai modo di contattare questa persona?- chiese Bucky, sporgendosi dalla poltrona.

Alexis annuì. -Ricordo che fosse in una casa di riposo. Ho conservato il numero, è nella rubrica che ho preso da casa mia prima di andarmene.- bevve un ultimo sorso di cioccolata, poi si alzò in piedi.
-Chi vuole venire con me?-

-Io passo.- disse Sam.

Bucky e Steve alzarono la mano in maniera molto buffa, Alexis li guardò e schioccò con la lingua facendo loro un occhiolino per uno.

-Io ho impegni con Pepper e Morgan.- disse Tony alzando le mani.


* * *






Alexis aveva ritrovato nell'agenda il nome della casa di riposo dove si trovava quel parente, che, a quanto leggeva, si chiamava Alexandros. Lei non aveva la minima idea neanche di che faccia avesse.

Dopo vari tentativi, era riuscita ad aprire un portale. Ogni settimana che passava doveva fare sempre più attenzione a dosare la magia, perché il piccolo avrebbe potuto risentire dei suoi sforzi.

-Però, io ci vivrei tranquillamente.- commentò Bucky guardandosi intorno.

La casa di riposo si trovava nella campagna di Londra, era immersa nel verde ed era un vero e proprio maniero di campagna, circondato da piante di lavanda e da recinti con animali da fattoria.

-Già.- rispose Steve all'amico.

Alexis, invece, quasi li ignorò mentre camminava verso la porta d'ingresso.
Aveva lo sguardo concentrato, faceva respiri corti e si stava massacrando le dita con le unghie.

Bucky la notò e la prese per mano.
-Sta tranquilla.- le disse.

Alexis avrebbe tanto voluto che la sua agitazione potesse essere comandata così facilmente, ma purtroppo non era possibile. Altrimenti avrebbe messo in mano a Bucky la sua sfera emotiva senza pensarci su.
La ragazza, però, si tranquillizzò un po' nel sentire la vicinanza del suo amore e gli sorrise lievemente.
Quando fu davanti alla porta suonò il campanello e la porta si aprì con uno scatto automatico.
Alexis lasciò la mano di Bucky, attraversò la soglia, e si recò al bancone della reception, vi poggiò entrambe le braccia sopra, attirando l'attenzione del ragazzo che se ne stava lì a fare le parole crociate. Quando vide Alexis si bloccò con la penna a mezz'aria e la bocca semi aperta. Steve poté giurare che gli occhi di quel ragazzo erano diventati più luminosi del sole. Bucky invece giurò che se non avesse subito fatto sparire quell'espressione da ebete ci avrebbe pensato lui stesso a farlo.

-Posso esserle utile?-

-Salve, sì!- rispose Alexis, non rendendosi minimamente conto di aver folgorato il ragazzo. -Sto cercando Alexandros Karlatos. L'ultima volta che l'ho sentito si trovava qui da voi.-

Il ragazzo posò il giornale e digitò al computer in fretta il nome che Alexis aveva chiesto, senza pensarci due volte.
Tuttavia, storse il naso quando lo trovò nel registro.
-Mi dispiace, ma... risulta essere deceduto più di un anno fa.-

Alexis poté chiaramente sentire il suo cuore fare crack e rimase a fissare il vuoto davanti a sé. L'unica speranza di sapere da dove provenisse Erech Karlatos era appena svanita nel nulla. O almeno così credeva, perché forse lei era troppo agitata per pensare lucidamente, al contrario di Steve.

-Sai per caso se aveva una famiglia?- chiese Steve.

Il ragazzo annuì. -Sì, aspetta, vi scrivo l'indirizzo di casa di sua figlia.- prese un post-it e copiò l'indirizzo che aveva trovato nel database. Si alzò in piedi e si sporse per darlo ad Alexis, poi fece un sorrisetto furbo le disse. -Se vuoi posso lasciarti anche il mio numero.-

Alexis non fece in tempo neanche a capire cosa il ragazzo avesse detto.

Bucky piegò la testa da un lato e strinse gli occhi, prese il biglietto dalle mani del ragazzo e disse:
-No, grazie. Abbiamo quello che ci serve. Buona giornata.-

Prese per mano Alexis e la trascinò fuori dall'edificio, mentre Steve li seguiva cercando di trattenersi dall'esplodere in una risata.
Quando furono fuori, Bucky si calmò e lasciò la mano della ragazza.
Alexis guardò Bucky, poi Steve, ed iniziò a ridere insieme a quest'ultimo.

-Non ho capito cosa è successo.- disse lei.

-Ah no?- chiese Bucky. -Io l'ho capito benissimo. Quello voleva provarci con la mia fidanzata.-

-Avrà avuto diciassette anni, Buck.- disse Alexis.

-Non mi interessa.-

-Puoi stare tranquillo.- si intromise Steve. -Ad Alexis piacciono gli uomini attempati.-

La ragazza strinse le labbra ed annuì. -Vero!-

Bucky non riuscì a trattenere un sorriso, mentre osservava Alexis aprire un portale mentre leggeva l'indirizzo sul foglietto giallo che teneva in una mano.



* * *






Alexis suonò di nuovo il campanello, per la seconda volta negli ultimi 40 minuti.
Stavolta era leggermente più tranquilla di prima, perché aveva la certezza che la cugina di sua madre fosse viva.

Una donna, di circa 45 anni, aprì loro la porta.

-Sophia Karlatos?- chiese Alexis.

Tuttavia la donna non la guardò, perché era rimasta folgorata dai due uomini che la accompagnavano e che se ne stavano qualche passo indietro.

-Mio. Dio.- disse la donna, puntando un dito contro di loro. -Ma quelli sono due degli Avengers più fichi del pianeta!- esclamò sussurrando.

Alexis stiracchiò un sorriso, voltandosi verso i colleghi, poi si voltò di nuovo verso la donna, che stavolta abbassò lo sguardo su di lei.

-Ehm... sì.- rispose la ragazza, sussurrando anche lei. -Io sono...-

-Tu sei Alexis! La figlia di Emma che è entrata negli Avengers!- esclamò l'altra sporgendosi ad abbracciarla.

Alexis, con gli occhi sgranati per lo stupore, ricambiò l'abbraccio.

New Avengers Together II - PromisesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora