Capitolo VIII: L'insolita vita di tutti i giorni

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Cinque mesi dopo...


-Dottore, non starai esagerando?- chiese Steve, appoggiato alla scrivania in legno di Stephen Strange, con le braccia incrociate e lo sguardo un po' preoccupato. -Credo che Alexis abbia bisogno di un po' di riposo.-

Stephen fece scomparire le ali mistiche, che aveva evocato a fatica, da dietro la sua schiena e guardò la ragazza.

Alexis allentò la concentrazione, riaprì gli occhi, riprese fiato e si sedette sulla poltrona in pelle rossa. Si guardò le mani che le tremavano ed emanavano delle piccole scariche di luce dorata.
Sbuffò, poggiando mollemente la schiena sul tessuto morbido.

-Sì, probabilmente hai ragione.- rispose lo stregone.
Fece un cenno alla sua cappa della levitazione che si avvicinò ad Alexis, porgendole un grande bicchiere di succo d'arancia, che Alexis afferrò mentre con l'altra mano si asciugava il sudore dalla fronte. Andò a riposare la schiena accanto a Steve Rogers, piegandosi e mettendo le mani sulle ginocchia, sfinito anche lui.

Alexis, con un cenno della mano, lo ringraziò mentre beveva.
Erano più di quattro ore che lei e Stephen stavano cercando di evocare le ali mistiche che tanto avevano afflitto le giornate dello stregone negli ultimi mesi, e che a volte avevano tolto il sonno anche ad Alexis stessa, più che altro perché era preoccupata per lui, che era talmente preso da scordarsi anche di mangiare.
Nell'ultimo mese, Strange aveva ceduto ed aveva deciso di farsi aiutare da Alexis. Aveva potenziato l'armatura in modo da rendere più facile l'evocazione delle ali, ma comunque non bastava il suo solo potere ad evocarle, perlomeno non ancora. Così aveva chiamato l'agente Moore ed avevano unito le forze, grazie ad un'intuizione che aveva avuto Alexis.
L'ultima volta che l'aveva visto evocare le ali da solo, Strange ci era riuscito. Il problema era che il suo corpo non riusciva a reggere lo sforzo e così Alexis aveva pensato di utilizzare lo stesso metodo che Strange aveva usato su di lei quando, ormai tre anni prima, l'aveva trovata morente nel suo appartamento. L'idea era che Alexis mettesse a disposizione di Stephen anche tutta la sua magia, curandolo continuamente, mentre lui evocava le ali, in modo da non far cedere il suo corpo, in modo che non si stancasse.
Tuttavia, era solo da un mese che si allenavano in quel modo e si erano visti solo una volta alla settimana. Per la buona riuscita dell'evocazione ci sarebbe voluto ancora del tempo.

Alexis guardò Steve e gli sorrise, grata del fatto che fosse lì con lei.
Negli ultimi cinque mesi si può dire che tutto fosse rimasto come prima, ma che, al tempo stesso, tutto fosse cambiato.
Gli Avengers erano ancora la sua famiglia, Bucky era ancora il suo amore, viveva ancora al Facility con loro, avevano svolto delle missioni, relativamente poche rispetto al solito, soltanto due. Non c'erano stati ulteriori attacchi a minacciare la terra, né nessuno era venuto di nuovo a cercare di uccidere il soldato d'inverno.
Tuttavia, era tutto diverso: gli avvenimenti e le scoperte che aveva fatto il giorno di Natale passato, l'avevano scossa del tutto. La sua magia continuava a fare cilecca, motivo principale per cui si sforzava così tanto in quei giorni per aiutare Strange. Ogni volta che la utilizzava, faticava più di quella precedente. I tremori alle mani c'erano ancora, così come c'erano ancora le scintille che le evidenziavano il sistema nervoso. A volte erano tornati gli incubi, in cui riviveva gli ultimi istanti che aveva vissuto con i suoi genitori, solo che questa volta l'uomo che entrava in casa e che la pugnalava con il fermacarte aveva un nome: Erech. Alexis sapeva che quello non fosse Erech, sapeva che fosse solo il sicario mandato ad ucciderli, ma questo pensiero non faceva che tormentarle la mente. L'idea che qualcuno potesse desiderare la sua morte e quella dei suoi genitori, la faceva impazzire.
Fatto sta che per quei cinque mesi avevano rispettato ciò che avevano deciso di fare: nulla. Erech doveva credere di averli spaventati. Non potevano permettersi un nuovo attacco, da parte di qualcuno tanto potente da aggirare i sistemi di sicurezza di Tony Stark. Tuttavia, quel "fare nulla" le complicava il sonno e non la faceva stare tranquilla, motivo per il quale, la sua magia ancora non era tornata al suo posto. Anche Strange aveva detto che si trattava dello stress in seguito al ritorno di quella questione che tanto l'aveva tormentata prima di incontrare Bucky. Solo Natasha aveva continuato ad indagare nell'ombra e molto lentamente, per non farsi notare, ma senza giungere praticamente a nulla.

New Avengers Together II - PromisesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora