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Un lieve sospiro, un gemito spezzato e un bacio in frantumo di lussuria.
Dunque, fu così che il porno attore venne versando il suo sperma biancastro sulla superficie color seppia della scrivania, dove qualche istante fa, lui stesso e l'attraente donna colombiana stavano consumando la loro passione.
Corpi nudi e sudati.
Baci in bocca e sulla pelle.

« È buona! » gridò uno dei giovani dello staff.

Il bruno, per tanto, si alzò immediatamente recandosi verso la ragazza che gli stava portando un accappatoio per potersi coprire e una bottiglia d'acqua fresca da bere. « Strano, ma come mai sei riuscito a finire così bene? » Fabiola chiese all'uomo, lasciando che una risatina uscisse dalla sua carnosa bocca .

« Innanzitutto non è strano perché sono sempre stato così bravo. » replicò lui puntualizzando.

Forse non era stato del tutto sincero. Come?

La risposta era piuttosto ovvia. Aveva solamente ripensato alla voce del rapper americano Playboi Carti, o meglio, alla canzone Fell in Luv.
Non era capace di spiegare a parole quali sensazioni essa era in grado di fargli provare. Da considerare talmente strano, ma doveva ammetterlo, quel lieve gemito di Carti lo mandava in estasi ogni volta.
Sentirlo gemere nelle sue orecchie, di fatto, sarebbe stato il suo sogno erotico più grande e nascosto.

Insomma un avvenimento se non altro surreale ma il rapper poteva sempre venire a fare visita la notte nei suoi sogni più impensabili.
« Lo sai che la prossima volta avrai la parte del sexy chirurgo. » gli comunicò la ragazza mulatta, tirandogli una spallata amichevole.

« Interessante. » ghignò sorpreso.
Sicuramente non se l'era proprio immaginato, e ad essere onesti non sapeva nemmeno cosa pensarne ma si trovò a lanciare la bottiglietta di plastica a Fabiola prima di abbandonare lo studio con un mezzo sorriso.

Quella ultima parte lo aveva attirato come le luci dei lampioni erano in grado di fare con le falene.

« Dottor Hwang... » sussurrò.

( . . .)

Il giorno seguente, l'uomo piuttosto assonnato si trovò ad aprire la porta dell'appartamento al suo carissimo manager. Il quale, di prima mattina ma soprattutto, senza alcun avviso, si era presentato allegro con una intera scatola di donuts appena presi. E ovviamente non poteva mancare il caffè.

Felix era solito a dormire con semplici boxer addosso, e non che il suo manager non avesse già visto quanto vi celasse sotto a quello stretto indumento, ma in ogni caso decise lo stesso di mettersi una maglietta addosso.

Thomas d'altronde conosceva bene la casa del suo ormai imprudente amico, per tanto si avviò tranquillamente nella cucina dove adagiò ciò che aveva comprato per loro.

« Allora come mai questa brutale intrusione alle sei di mattina? » gli chiese sbadigliando con le braccia piuttosto muscolose che poggiavano sul bancone di pietra, « Ma come, non ricordi? Il messaggio di ieri. » rispose offrendogli un dolce.

« Uhm ero ubriaco, ricordami cosa dovrei aver detto ieri sera. »

Il manager sospirò deluso. Se lo sentiva, l'altro non poteva averlo detto così facilmente. Però quel "accetto la parte nel film" gli aveva proprio fatto perdere un battito. Doveva per forza esserci stato qualcosa di strano.
« Avevi scritto che accettavi la parte nel film di Winchester. » gli ripeté, mostrando il messaggio.

Il bruno rise divertito, addentando il suo primo donut con la glassa al cioccolato.

« Davvero, sapevo che c'era la fregatura. » si lamentò sbuffando, e prendendo un altro sorso del caffè comprato direttamente dallo Starbuck più vicino.

L'uomo aveva pensato, aveva ripensato all'idea o meglio, alla proposta fatta dalla compagnia newyorchese ma si chiedeva: ce l'avrei fatta?

Ovviamente.

Lui era l'esuberante porno attore Lee Felix, nulla era impossibile e se avrebbe dovuto interpretare la parte di un uomo passivo, lo avrebbe fatto senza alcun problema.
Recitare era quanto gli riusciva meglio, e non solo quando era in studio ma persino nelle sue relazioni durate quanto la batteria del suo iphone.

Non aveva mai voluto qualcosa che richiedesse impegno, non aveva mai voluto qualcosa di serio da una persona. Non era proprio in grado di gestirlo, specialmente negli ultimi tempi a causa del lavoro che faceva.
Ma una persona; una ragazza aveva lasciato schegge nel suo cuore come d'altronde era riuscita a farlo battere forte come nessuno prima d'ora.

Patetico.
Risaleva forse a quando aveva sedici anni, e lei, una bella mora, ne teneva diciassette.
Lei, era la sua versione maschile, lei era quanto aveva sempre cercato in una donna, solo lei era riuscita a rapire il suo cuore per la persona che era. Ridevano, parlavano e sparlavano da amici ma inconsapevolmente era finito col prendersi una cotta.
Cotta che sfiorì in amore.
Da amici, come loro si etichettavano, erano ahimè finiti col essere sconosciuti come prima.
Non avevano avuto una relazione, ma quella era stata relazione.
Non si erano detti che si piacevano, ma si erano piaciuti.
Non avevano più parlato, ma quello era stata una rottura.

E se adesso, nell'intenso anno in cui stava vivendo, gli avessero tuttora chiesto "perché", Lee Felix avrebbe semplicemente risposto...

"Perché nessuno è come lei."

La persona giusta arrivata, purtroppo, in un momento sbagliato.
Aveva tentato e ritentato nel rimpiazzarla e trovare qualcuno di simile a lei, ma nessuno era quella persona.
Colei che lo aveva chiamato "brutto" per complimentarlo.
Colei che gli era stato vicino nel mentre sua madre era stata portata in sala operatoria.
Colei che ogni giorno gli aveva domandato "come stai".
Colei che scriveva "mi sei mancato" sebbene loro non avessero parlato per poche ore.
Colei con cui poteva sparlare ore ed ore sui loro antipatici paesani.

E dunque, quando più non c'era, solo un implacabile ed immenso vuoto si era formato nel suo povero cuore dove schegge lo avevano reso sempre più marcio. Ma in fondo, lei era la donna che avrebbe continuato a portare in oltranza in quel minuto angolo del suo cuore.
Lei aveva portato tanta gioia nella sua travagliata adolescenza, sebbene fosse stato un qualcosa di momentaneo.

« Oi, ma sei vivo? » Harris sventolò una mano pur di farlo tornare per terra, « Taci bianco, stavo pensando a qualcosa... » replicò rimanendo sul vago.

« Huh, e così ora mi chiami bianco perché sono bianco? » fece il finto offeso.

« Voi bianchi non sapete nemmeno cucinare, siete unseasoned. Comunque, credo che accetterò la proposta. Insomma aumenterà la mia popolarità per tanto non ci vedo nulla di male. » parlò di colpo, cogliendo di sorpresa il suo manager.

« Bravo » applaudì emozionato, « sapevo che avresti fatto la scelta giusta. In ogni caso se non lo avessi accettato ti aspettava un porno con una coreana. »

Il bruno fece un volto modestamente disgustato all'idea, non aveva preferenze ma le coreane non erano per niente il suo tipo di donna ideale.
Ironico detto da un uomo con origini coreane.
Ma lo standard di bellezza laggiù era tossico, e secondo il suo umile parere, ciononostante rimanevano poco gradevoli alla vista. Pallide, con occhi grandi e un fisico decisamente troppo magro.

Lui amava le donne con curve, in particolar modo quelle con un sedere grande.
Il seno abbondante non era richiesto, ma aveva un debole per i fondoschiena belli sodi.

Negli Stati Uniti le coreane, invece, erano decisamente diverse, in un senso chiaramente positivo. Non seguivano lo standard di bellezza classico e tossico, e per quello le riteneva piuttosto attraenti.

« D'accordo, allora ci vediamo di sera, ora devo recarmi da una parte. » annunciò buttando via i contenitori.

« Dove? » domandò Thomas curioso.

« Alla Ackles Mercy L.S. Hospital. »

« C'è qualche problema? » chiese ulteriormente non sapendone niente a riguardo.

« Tranquillo, devo solamente chiedere un piccolo favore ad una persona. »
E un sorriso di malizia, ben presto, si disegnò sul volto dell'attraente uomo dai fili brunastri.





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