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Accidenti.

Thomas Harris cadde nella innocua tentazione di vedere, con fare disattento, il fisico nerboruto del bruno, i cui addominali prosperosi si contraevano nel levare la maglia, oliva nera, di cotone. Per lasciarsi infagottare in una camicia, di raso, color fiordaliso.
La capigliatura brunastra — paragonabile al legno grezzo della cornice di un quadro ottocentesco dinnanzi — gli si scompigliò un poco, rimanendo pur sempre gestibile. Che le ciocche, al momento lievemente ondulate, fossero disordinate oppure ordinate meticolosamente, non alteravano di molto l'aspetto del giovane uomo.

« Mi spieghi come fai a dimenticarti di un appuntamento così importante. Dobbiamo incontrare il direttore Winchester per parlare del film. È un tuo dovere: è il tuo lavoro, cazzo. » sospirò innervosito. Deluso, ancora una volta, dal comportamento irresponsabile del brunetto.
Per diversi aspetti, il ventottenne somigliava a un sciocco ragazzino dall'atteggiamento infantile. Un aspetto che, d'altronde, non era mai passato inosservato ai suoi amici. I quali, ormai da anni, avevano tenuto duro, sebbene qualche volta la loro pazienza fosse stata testata fino al limite della sopportazione. Detto brevemente, avevano quasi avuto la voglia di sferrargli un pugno e gridare: "cresci per una buona volta".

Ma Lee era maturo... forse.
Maturo come le succose pesche gialle, che cascando, con malgarbo, dagli alberi durante una violenta tempesta, si spiaccicavano sul cortile di casa.
Maturo come una ipocrita bimba, colta sul fatto, che negava di aver copiato il disegno di un'altra, sebbene fosse una ovvietà davanti agli occhi della maestra.
Sciocco.

« Non puoi darmi la colpa » borbottò noncurante, « oppure sì. Ma che importa adesso, siamo solamente in ritardo di dieci minuti. Non morirà mica. »

« Vorrei ricordarti che il direttore Winchester è un uomo impegnato, coglione. Non tollera i ritardatari come te. Ci metterebbe due secondi a rimpiazzarti. » rispose sempre acido.
Thomas era leggermente stufo del bruno.
Che dire.
Ne aveva pieni diritti di esserlo. Oltretutto, in quanto suo manager, avrebbe, anche lui, subito le conseguenze del comportamento inadeguato del ventottenne.
« Scusami bianchetto, hai ragione e ora se non vogliamo peggiorare la situazione, è meglio se cominciamo ad avviarci. »

« Finalmente, cinesino. »

« Baby, that's racist. » Felix si mise a scuotere la testolina, « Giusto, io, uomo bianco americano, non posso essere razzista, tu sì invece. » ironizzò l'altro.

« Non esiste il razzismo contro i bianchi. » il bruno rise mettendosi comodo sul sedile dell'Audi nera del manager. Le cui dita affusolate andarono ad afferrare le chiavi dell'auto.
« Meglio non discutere su certi argomenti mentre sto guidando. » disse Thomas non volendo cominciare a litigare con il pezzo di merda accanto. Sì, il bruno, lo era senza ombra di dubbio.

I due uomini, tra i loro mille battibecchi,  partirono per raggiungere il direttore Winchester. Una proprietà privata nei pressi del teatro italiano Del Maggio.
Per qualche breve attimo, in auto, ci fu un religioso silenzio ma che a un tratto venne piacevolmente interrotto dalla voce di un artista ignoto a Felix. Probabilmente una canzone composta nei primi anni del '90.

« Alza il volume. » ordinò, in modo inaspettato, l'uomo dalla capigliatura bruna.
Quest'ultimo, di fatto, non condivideva la scelta dei gusti musicali di Harris.
Gusti, c'era da aggiungere, totalmente opposti ai suoi. Ma la canzone; la melodia, le parole che riecheggiavano all'interno della macchina, lo avevano in qualche modo tranquillizzato.

Che poco fa fosse stato assalito da una  leggera ansietta, si era potuto notare dalla gamba destra che si muoveva in continuazione. E più si avvicinava al luogo dove si erano dati appuntamento, meglio realizzava che questa, in realtà, fosse l'opportunità della sua vita.
Era l'occasione per brillare come una vera stella. Era l'occasione perfetta per diventare famoso, e dunque, non essere riconosciuto più come il porno star che faceva eccitare qualsiasi essere umano in calore. Ma essere riconosciuto per strada come un vero attore, quasi in grado di emozionare le persone.

Siamo umili.

Già immaginava un futuro nel quale sarebbe divenuto ancor più ricco. Ah quella sì che è vita. Sorrise tra sé e sé.

« Sei inquietante. » il manager gli lanciò un'occhiataccia nel mentre muoveva la mano sinistra sul volante per parcheggiare, « Merda, siamo già arrivati. » l'australiano si guardò intorno, osservando l'enorme garage.
Per lo più vuoto a quell'ora.

Avrebbe voluto mostrare al direttore Winchester di che stoffa era fatto Lee Felix. Un sorriso orgoglioso — meglio dipinto come ridicolo — sfiorì fra le sue labbra che, fino a qualche istante fa, erano state morsicate da un bruno nervoso. « Lo conquisterò. » disse lui sicuro, forse fin troppo.

« Io me ne starei zitto Felix, siamo in ritardo di circa una ventina di minuti e quello che si sta avvicinando a noi è il direttore... » lo avvertì, aggiustandosi, impaurito, il colletto della polo celeste.

Che fossero nei guai... Be' era evidente.

« Signor Lee, sono rimasto stupito negativamente dal suo ritardo. Non so se mi spiego, ma un uomo d'affari, oltre che un direttore, come me, non ha nemmeno un secondo da sprecare. Tra un paio di minuti ho il volo per New York. Mi dia una ragione per cui dovrei ancora scegliere lei e non uno di quei talentuosi uomini. Lei che non ha fatto neppure il provino e lei che ha deciso di sprecare una grande opportunità. » la sua voce rimbombò, senza por tempo in mezzo, nella testa dell'uomo bruno. Una voce talmente profonda da quasi sentirsi vibrare.

Una forte delusione; qualcosa, infatti, gli si spezzò dentro.
Il cuore? Non esageriamo.

« Insomma, ha solo ragione. » disse semplicemente Lee, il cui discorso fu continuato, da un Harris mortificato,
« Mi scuso per il nostro ritardo, sono pienamente consapevole del fatto che abbiamo commesso un grave errore e la prego di accettare le nostre più sincere scuse. »

Il direttore sospirò piuttosto incerto.

Il bruno, d'altro canto, perse tempo a studiare, con attenzione, l'uomo coi piedi poggiati a qualche metro da lui. Imbacuccato da una giacca e pantalone color petrolio, il signor Winchester apparve come un uomo sulla quarantina, o forse di più. Una persona dall'andar composto, la cui lieve barba scura saltava subito all'occhio.
Non era troppo alto, non era troppo basso. Non era troppo snello ma nemmeno in carne. Era attraente con le sue imperfezioni che lo rendevano unico.

« Lee, quel che ha fatto oggi mi dice sul tipo di persona che è, e con questo mi riferisco anche a lei signor Harris. Si vede che siete abbastanza inesperti e ne avete di strada da percorrere per il successo. Ma mentirei se non dicessi che, adesso che vedo di persona il signor Lee, è il mio uomo. È il protagonista che cerco per il film. Il suo viso è perfetto per l'estetica degli anni '90. » annuì soddisfatto, scrutandolo dalla testa ai piedi, « Quindi sì, voglio darle una seconda chance. Venite a trovarmi a New York. Parleremo con calma un altro giorno. »

Il bruno esultò dentro. « Non la deluderò, le assicuro che non si pentirà di questa decisione. Darò il mio massimo per il film. » cercò di rassicurarlo preso dalle emozioni del momento.
« Mi fiderò, arrivederci. » li salutò, cordiale, avviandosi verso la auto del suo bodyguard.

Pertanto, i due uomini si trovarono ad osservare la lussuosa auto scomparire piano piano dal parcheggio.

« Felix, sei un coglione. » Thomas gli tirò una pacca sulla testa.
« Cazzo se hai ragione. » il nominato ridacchiò.














lil taj's spaceu

ayo la vostra bangladina preferita di wattpad iz alive

la scuola mi uccide, e già sono piena di verifiche ew, comunque proverò a fare un aggiornamento anche domani hihi 😩💨

chi cazzo me lo ha fatto fare lo scientifico madonna

DADDY, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora