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Dangerous Meek Mill.

« Sei qui. » disse, cogliendo il sorriso fra quei boccioli di pesco.

Sfavillavano, cocciute, le luci della città del Nevada.
Brillavano, veementi, come gli occhi miele di Lee, che estasiato dinnanzi alla piacevole vista di qualche alcolico pesante, ingoiava, frenetico, il liquido. Finiva nello stomaco in sobbuglio, e seppur momentaneo, si godeva ogni attimo di quel piacere effimero.
L'alcol faceva spuntare un sorriso ingenuo sulle sue labbra ancora bagnate.
Due labbra, d'altronde, gonfie di mille bugie.

Tra le impegnative riprese del film Your Broken Chopsticks, aveva trovato un giorno, libero, da dedicare rigorosamente all'alcol.
In un attimo di disattenzione, si era sbrigato di afferrare, con fermezza, le braccia dei suoi amici, trascinandoli dietro come fossero cani al guinzaglio.
Erano presenti: Chris, Selim, Jihyo, Jisung e Yeonjun.

Ah, certo!

Avevano invitato Hwang, il quale, stretto in una giacca di pelle nera sotto alla quale si era infilato una camicia di seta color cachi, marciava, sicuro, verso la figura del brunetto. « Eccomi qua. » le due labbra si stesero in un modesto sorriso.
« Dai su, vieni dentro. I miei amici sono un po' stronzi, sono un po' ubriachi ma sì, sono anche simpatici. »

Il pavimento lucente, nel quale le suole seppia delle loro scarpe si erano poggiate, non appartenevano a un comune locale. Non, a uno banale. Quest'ultimo, di fatto, si innalzava sul centoventunesimo piano – ovvero l'ultimo –, di uno dei grattacieli più imponenti del quartiere multietnico. A chiunque prendesse del tempo per gustarsi un drink sul terrazzo ampio, sembrava quasi di poter sfiorare il mare oscuro, le sue galleggianti nuvole, i suoi frammenti d'astri, con le proprie affusolate dita.
Le autovetture, ammirate da così in alto, somigliavano a delle piccole formiche, che con qualche briciola di pane mangiucchiato sulla schiena, facevano un ritorno sereno nel formicaio.

« Finalmente, mancavi solo tu. Comunque piacere, io sono Chris. » parlò mostrandosi subito amichevole. Gli porse la mano destra, che il chirurgo strinse volentieri.

« Bello averti qua. » si intromise il pakistano del gruppo: Selim.

« Io invece sono Jisung, lavoro come barista al Midnight. Non so se hai presente. »

« Ma secondo te? Un cardiochirurgo come lui ha tempo da perdere in locali? » lo prese in giro il brunetto sorseggiando il drink nel bicchiere lasciato, precedentemente, mezzo vuoto.

« È molto impegnativo il tuo lavoro, vero? » aggiunse il barista, « Insomma, ho dovuto quasi dire addio alla mia vita sociale, quindi sì. »

Lavorare come medico alla Ackles Hospital non era uno scherzo. Affinché il suo sogno di divenire un churugo, specializzato in cardiochirurgia, si realizzasse, aveva dovuto rinunciare a diverse cose, sì preziose, nella sua vita.
Il peso da reggere ogni giorno era enorme, e tal volta sentiva quasi di essere schiacciato da esso. Un milione di vite umane dipendevano da quelle fragili mani, ed erano colpevoli, davanti agli occhi di tutti, per ogni più minuto errore che commetteva.

Perché aveva deciso di farlo? Di riposte non ce n'erano.

Aveva forse seguito un sogno che non era il suo? Forse.
Ma poco importava, perché grazie alla strada che aveva intrapreso un Hwang ancora immaturo, era venuto al mondo, la cosa più preziosa della sua vita.
La sua meravigliosa bambina: Gea Hwang.

« Quei due ubriaconi che vedi laggiù sono Jihyo e Yeonjun. » li indicò Felix, trovandolo un po' perso.

Sedevano sul divano circolare scuro con della musica che rimbombava incessante. Quasi da ritenersi fastidiosa alle orecchie dell'uomo corvino.

DADDY, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora