sei più bella sì, delle cupole di Roma

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"Lea"
"Dimmi Vic" le rispondo mentre cerco di asciugarmi il mascara.
"Quando eravamo in tour per il firmacopie, Damiano aveva 3000 ragazzine accollate che gli leccavano la faccia  a momenti. Ma il suo sguardo era perso, perso per te.In ogni foto c'è lui che sorride e guarda il vuoto.Ci chiedeva sempre se doveva chiamarti, poi si ricredeva perché non voleva disturbare."
"E me lo sono fatto scappare.Che stronza. "
"Lea,non è colpa tua.Il tuo trauma ti fa fare cose assurde.Stai calma. "
Mi alzo per prendere qualcosa dalla cucina e d'improvviso inizio a ventilare.Di nuovo.
"Lea cazzo"
Sento il respiro mancare. La mia vista si offusca. Ad un tratto non mi ricordo più nulla.
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"Signorina Greco?Signorina è sveglia? "
I miei occhi si aprono e mi ritrovo in una stanza blu, quella dell'ospedale. Si riconosce dall'odore e dai colori spenti.
"Signorina, è svenuta per la mancanza di consumazione di alimenti nelle ultime settimane. Non ha mangiato quasi per nulla. "
Rimango zitta.
"Ora mangi, ecco il pranzo, deve cercare di finirlo tutto. "
"Grazie."
"Alcune persone sono rimaste per vederla, le faccio accomodare? "
"Prego"
Vedo goffamente entrare Vic, Ethan e Thomas che mi fanno strappare un sorriso alla caduta del cappello di Ethan davanti al dottore.
"Ehi bella, come va? "
Roteo gli occhi nella direzione della flebo e capiscono che è un discorso da evitare.
"Ora mangia amò, ti serve"
"Non ho fame"
"Devi farlo Lea. "
"Non posso"
Passati 10 minuti a convincermi,il pollo è ancora sul tavolo.Loro si arrendono ed escono dalla sala.
Vedo entrare una figura alta, con i capelli ricci e i lineamenti definiti.
Damiano. Chi sennò?
Il mio sguardo si accende leggermente.
"Ehi"
"Ciao"
"Non ti farò la domanda come stai. "
"Grazie"
Non riesco a guardarlo negli occhi.
"Mm.. ti ho portato questa comunque,è la maglia con cui hai dormito la sera a casa måneskin. Sta meglio a te sinceramente. "
Quell'italiano troppo corretto mi fredda.
" Ti ringrazio molto"
"Ora mangia Lea"
"Non ho fame"
Si siede accanto a me sul lettino
"Non ti forzo a dirmi cosa è successo, ti dico solo che devi mangiare"
"Damiano io-"
"Fallo per me"
esita un attimo.
"O per chi vuoi"
Prendo il piatto sulle ginocchia.
"Vuoi che te lo riscaldi? "
"Non c'è bisogno. "
"Non farti male con la forchetta"
"Damiano ce la faccio"
mi scappa una risata che si spegne quando vedo Damiano scorgere le mie cosce.
I suoi occhi si riempiono di rabbia e di tristezza.
"Lascia stare"
Rimetto le gambe sotto le coperte e assaggio quel maledetto pollo scotto.
"Fa schifo, vero? "
"Abbastanza"
rido ancora.
Dopo alcuni istanti a guardarci entra una figura con un camice bianco.

"Signore,deve uscire, è finito il tempo delle visite. "
"Devo assicurarmi che lo finisca"
"Signore, le ripeto, non può stare"
"Starò il necessario"
All' improvviso altri due uomini dal camice bianco lo aiutarono a portare fuori Damiano. Mi fa ridere quella scena.
Decido di finire quel pezzo di pollo, per lui, per Damiano.
Prendo il telefono e chiamo Victoria
"Ehi Vic"
"Amò tutto okay? "
"Ho finito di mangiare"
"Chi ti ha convinto? Damiano? "
"Proprio così. "
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due giorni dopo. Sono stata finalmente dimessa da quell'inferno.
Oltre a mettere una foto su Instagram, la prima cosa che ho fatto è farmi una doccia e vestirmi bene, ho in mente un piano,e nessuno me lo toglierà dalla testa.

@lea

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@lea.greco: a little bit better 💗

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*commenti disattivati *

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Scendo da casa prima di pranzo e vado in un negozio che vende bigiotteria.C'è da molto in centro ed ha un nome abbastanza rinomato tra artisti.
"Buongiorno signorina"
"Buongiorno"
"Ha bisogno d'aiuto? "
"Il mio cuore farà abbastanza"
Stavolta riuscirò a prendere qualcosa, senza alcun intralcio.
Ho preso un anello con una pietra su cui è incisa una D, differente da tutti quelli che portava Damiano, almeno mi avrebbe ricordato facilmente.
In seguito corro da un negozio di pupazzi,ne prendo uno abbastanza piccolo, che però mi aveva attratta in partenza.
Subito dopo alcuni giri passo a prendere delle caramelle e una busta con dei cuori.
𝓹𝓮𝓻 𝓓𝓪𝓶𝓲𝓪𝓷𝓸
Metto dentro tutto quello che ho comprato e mi dirigo verso casa sua.

*Lea*

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*Lea*

Suono il citofono.
"Chi è? "
"Sono Lea*
*Ah Lea, entra. "
Quella casa, quel letto.

"Ciao Damiano."
"Ehi"
"Volevo parlarti. "






𝐬𝐦𝐚𝐥𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐫𝐨 // Damiano David Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora