Capitolo 15.

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Avete presente quella sensazione di poter volare o meglio camminare sull'acqua? Quella sensazione di leggerezza assoluta?

Ecco, in questo momento mi sento così leggera ma allo stesso tempo non ho le forze di dare alcun comando al corpo. Neppure il singolo movimento di un dito. Nulla.

Sento solo uno strano calore avvolgermi, regalandomi una sensazione di benessere provata poche volte in vita mia. Cerco di aprire le palpebre ma ogni mio sforzo è vano, non ne sono capace. È come se fossi sveglia con la mente ma non con il corpo, come se fossi rimasta intrappolata in esso.

Riprovo inutilmente ad aprire le palpebre, sforzandomi per riuscirci. Ma l'unica cosa che sento è una lacrima calda che attraversa la mia guancia, e un tocco gentile che la raccoglie delicatamente sul bordo del mio labbro superiore.

Abbandono ogni mia speranza quando le mie forze cedono riportandomi in un sonno profondo.

Non so con certezza quanti minuti siano passati, o addirittura quante ore, so solo che finalmente quando riprovo ad aprire gli occhi, ci riesco. La luce soffusa che entra oltre le tende scure mi permette di scrutare il luogo in cui mi trovo, e non mi trovo di certo in camera mia.

Mi alzo frettolosamente con il busto, ma a punire la mia avventatezza ci pensa un giramento improvviso che mi porta a strizzare gli occhi e riabbassarmi lentamente con la testa sul morbido cuscino.

Non riesco a tenere gli occhi aperti, ma tenerli chiusi è peggio. Stringo i denti sperando passi subito, mi sento destabilizzata, fuori controllo.

Quando, finalmente, la stanza in cui mi trovo smette di vorticare attorno a me, mi prendo il lusso di rigirarmi in quelle coperte che non sono assolutamente mie, ma di cui riconoscerei l'odore nel lasso di dieci secondi.

La vera domanda è: cosa ci faccio io qui!?

Perché fa sempre così? Continua a confondermi con i suoi modi di fare. Un giorno potrei gridare a tutta voce che vorrebbe vedermi dall'altra parte del mondo, quello seguente me lo ritrovo accanto per qualche bizzarro e assurdo motivo di cui ancora non mi capacito nemmeno.

Prima che possa perdermi nella mia nube di pensieri ci pensa la sua voce a distrarmi, estraniandomi la mente da tutto ciò che la stava perforando insistentemente.

«Sei sveglia» squarcia il silenzio nella stanza, con tono roco.

Alzo lo sguardo su di lui, trovandolo fermo sul ciglio della porta con la spalla appoggiata all'asse di legno. Mi guarda di sottecchi, da sotto quell'ammasso di ricci su cui molte volte ho desiderato di rinfilare le mani, assaporando sui polpastrelli la loro morbidezza.

«Cosa ci faccio qui?» domando con tono basso, vergognandomi quasi di essere in sua presenza, deponendo le armi, non avrebbe alcun senso attaccarlo. In fin dei conti mi ha solo aiutata, per l'ennesima volta. Nonostante oggi abbia volutamente interrotto il suo momento di pace, egoisticamente.

Non so come mai mi abbia portata qui, e non lo biasimerei se mi avesse lasciata su quel pavimento priva di forze. Sono stata egoista e indiscreta al tempo stesso, non so cosa mi sia preso, ma ero così tanto presa dalla mia curiosità da non ricordarmi di non essere nessuno per intromettermi nella vita quotidiana altrui, così dal nulla, senza ombra di preavviso. Semplicemente sbucando dal nulla.

Mi mordo la guancia leggermente imbarazzata sotto il suo sguardo. I suoi occhi inquisitori mi rendono nervosa, ma al tempo stesso desidero ardentemente non distogliere lo sguardo dal suo.

"Sei un caso perso" posso quasi sentire la mia coscienza pronunciare queste parole, e forse ha anche ragione.

Mordicchio la pellicina al lato del mio pollice in attesa della sua risposta. Emette un sospiro, poi finalmente si decide a parlare.

Dammi un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora