Capitolo 6.

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«Ivy!» sento chiamarmi dal fondo del corridoio.

Mi volto e vedo Edith corrermi dietro.
I suoi ricci capelli rossi svolazzano di qua e di là a seconda dei piccoli saltelli che compie durante la piccola corsa per raggiungermi. Brillano ai raggi del sole, che entrano prepotenti dei vetri delle finestre e illuminano la sua figura, rendendola ancor più bella di quel che è.

«Ehi Edith, dimmi» dico non appena arriva difronte a me.
Sfoggia un sorriso a trentadue denti. «Ti andrebbe di venire con me in un posto, questa sera?» domanda, con un po' di incertezza nella voce.

Ci penso un po'. Abbiamo passato del tempo insieme durante questi giorni ed è una ragazza davvero gentile. Dopo la volta scorsa ammetto di non avere per niente voglia di uscire. Una persona più stupida di me, non l'ho mai conosciuta in tutta la mia breve vita, però mi dispiacerebbe rovinarle quel gioioso sorriso in volto, rifiutando il suo invito. Anche se la mia voglia di fare bardoria è praticamente a meno di zero.

«Ci sarà anche il tuo ragazzo?» chiedo con un sopracciglio alzato, sperando di no.
Odio anche il solo pensiero di fare da "candela" . Non l'ho mai fatto in vita mia, né mai lo farò.

Lei si morde il labbro inferiore e sorridendo, leggermente in imbarazzo, mi dice che ci sarà anche lui, ma che non starà con noi per tutto il tempo.
«Dai, vieni, ti divertirai. Fidati ti me!» continua congiungendo le mani e facendo il labbruccio, con tanto di occhi dolci.

Sbuffo e alzando gli occhi al cielo, annuendo.
«A che ora, e dove?» domando mentre raggiungiamo gli armadietti per posare i libri che ho in mano.
«Alle undici di sera, passo a prenderti con Derek. Non vestirti troppo scollata.»
Alzo gli occhi al cielo per l'ultima sua frase e, voltandomi, noto che la nostra distanza si è triplicata.
Devo muovermi o anche oggi farò tardi alla lezione di italiano.





 

~°~






Non vestirti troppo scolata.


Questa frase si ripete nella mia mente come un mantra, da almeno quarantacinque minuti.
E più va avanti, più non so cosa mettermi.
Più va avanti, più mi passa la voglia di andare in qualsiasi posto Edith mi voglia portare.

Sono già le dieci e mezza di sera, tra mezz'ora quei due saranno sotto casa mia, e io sono da quarantacinque fottuti minuti davanti alle ante dell'armadio aperto, a fissare ininterrottamente tutto il casino che c'è all'interno.

Ma da quando mi faccio problemi sul vestiario?
Dannata Edith che mi fa venire tutti questi dubbi in testa.
Diamine, se non me lo avesse detto, avrei messo un semplice jeans e una felpa nera, come al solito.
Invece ora no, sono qui da una vita e non so che fare; o meglio: non ho voglia di pensare a cosa fare.

Quando ormai sento il telefono vibrare, segno che Edith e Derek dovrebbero essere arrivati, decido di tirare fuori un pantalone a vita alta di pelle nera ed un top smanicato nero. Mi vesto velocemente completando il tutto con le vans del medesimo colore.
Prendo la giacca di jeans nera dalla sedia ed esco dalla stanza.

Scendo velocemente dalla scaletta affianco al mio balcone - dopo l'altra sera, quando al ritorno mi stavano quasi per scoprire, mi sono preparata per ogni evenienza, se così possiamo dire- e mi dirigo verso l'unica macchina accesa in mezzo alla strada.

Dammi un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora