Capitolo 14.

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Ho sempre pensato che ogni individuo nascesse con un determinato scopo, una determinata "missione"  chiamiamola così, da portare al termine. Che mai niente succedesse senza un motivo preciso e che il caso è solo un grandissimo figlio di buona donna. Che la vita sia il percorso di un qualche gioco malato da portare al termine prima di quel maledetto "game over", ma se quel game over ti venisse imposto da altri!?

Ecco, in questo caso il ragionamento cambia.

Ma se fossi stato proprio tu ad imporre in un certo qual modo il game over!?

Cosa penseresti di te!? Della vita che hai avanti e di quelle che hai visto arrivare al termine, di quelle di cui hai visto esalare fino all'ultimo respiro senza poterci fare niente. Senza riuscire neanche a buttare fuori l'aria dai polmoni, reprimendo le urla, quelle di dolore. Quel dolore che ti strazia l'anima, che te la rende in brandelli, che deforma il tuo modo di essere, di agiare e di pensare. Quel dolore che una volta provato non si scorda più, che rimane indelebile nelle piaghe della vostra esistenza.

Sono passati ormai quattordici anni, ma il dolore è sempre lì, impigliato tra le piaghe del mio cuore. Accompagnato dalla consapevolezza di non poter fare niente per tornare indietro, di non poter far niente per rimediare in un qualche insensato e assurdo modo...

Con quell'impotenza addosso, la frustrazione di dover stare ferma, immobile difronte alle ingiustizie della vita.

Una lacrima scende solitaria sulla mia guancia sinistra, percorrendo impavida il mio viso, mentre Giordana mi stringe a se donandoci tutto l'affetto possibile.

Ma la verità è che mi sento vuota, priva di ogni emozione. Con solo il quel nodo di spine al petto, che stringe e stringe sempre più forte, fino a prosciugare ogni goccia di sangue da esso.

Fino a farlo contorcere dal dolore.

Fino a lasciarlo inerme, adagiato nel mio petto, in totale solitudine.

«passerà» mi sussurra nell'orecchio.

Ma quando?

C'è una qualche procedura? Perché in caso voglio saperlo.

Che a quanto pare il tempo non risolve un cazzo, e fanculo a chi dice che il tempo aggiusta le cose, che con il tempo il dolore passa. Il tempo non aggiusta nulla se non sei tu a lottare per aggiustare le cose.

Ma come?

Come posso fare per far sì che queste spine che mi si sono impigliate nel petto possano iniziare ad districarsi da quel nodo così stretto!?


Come si ritorna a respirare dopo anni di apnea!?



~°~


"Sempre! Che parola tremenda. Mi fa rabbrividire ogni volta che la sento. Le donne  hanno la mania di usarla: sciupano tutto ciò che vi è di romanzesco tentando di farlo durare per l'eternità. E, per di più..."

Entro in biblioteca sentendo l'eco flebile di queste parole, sussurrate nel silenzio quasi.

"...è una parola  senza senso . La sola differenza  tra un capriccio  e una passione lunga quanto la vita è che il capriccio dura un po' di più."

Oscar Wilde.

Sì, queste parole citano proprio il ritratto di Dorian Gray, non potrei mai sbagliarmi.

Mi guardo intorno per capire da dove proviene quest'eco lontano che mi attira come il canto di una sirena, che diabolica attira il povero pescatore abboccato alla sua esca.

Dammi un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora