Capitolo 17. (Markus)

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«Mamma, mamma!» Una voce squillante e fanciullina riecheggia nella grande camera dei giochi, in cui, seduto ad un tavolo al centro della sala, un piccoletto dai dolci boccoli scuri tiene in mano una matita mentre continua a guardare speranzoso la porta. 

«Dimmi, amore» risponde la signora Becker affacciandosi alla porta, vestita dei suoi soliti abiti eleganti, eretta su un paio di tacchi, mentre il piccolo Markus si domanda se le facessero mai male i piedi a furia di calzare sempre quelle scarpe tanto alte.

Il piccoletto facendo il labbruccio inizia a parlare pregando con tutto se stesso che quella sia finalmente la volta giusta per poter stare con la sua mamma. «Colori con me questo disegno?»

«Com'è che si dice, Markus?» domanda la giovane donna mentre il tono sereno di prima abbandona le sue corde per lasciare spazio ad uno severo, accompagnato da uno sguardo duro.

E Markus, abbassando la testa sussurra un flebile «Per favore, si dice per favore.»Tira su col naso cercando di scacciare indietro le lacrime, ignaro che quelle non saranno le ultime che sgorgheranno dai suoi meravigliosi occhietti vispi. 

«Bene, ora non posso tesoro. Sarà per la prossima volta», e con questo la signora uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle sue spalle. Senza sapere che dietro di lei un piccolo spiraglio del cuore di suo figlio aveva iniziato a spegnersi.

 

***

Il giardino sul retro della villa dei signori Becker è enorme, assiepato tutt'intorno come fosse una recinzione. Un elegante cancello verde pino congiunge le due estremità delle siepi perfettamente curate. È suddiviso in due parti, sulla destra è ospitato un grazioso gazebo bianco in cui solitamente la signora Becker prende il tè nelle tiepide giornate primaverili. Sulla sinistra è completamente dedicato al piccoletto di casa, ed è proprio lì che sta Markus, seduto sulla sua altalena, ogni tanto si spinge con il piede facendo cigolare di poco le catene che lo sorreggono. 

Guarda un punto fisso davanti a se, avvolto da una camicia a maniche lunghe blu, e da uno dei classici pantaloni eleganti neri. Vestiario che lui ha sempre detestato, perché troppo scomodo, non gli permette di giocare come desidera, senza contare che se avesse azzardato di nuovo a rientrare in casa con i vestiti impolverati o, peggio ancora, sporchi, la signora Flin,  domestica di casa Becker da anni ormai, avrebbe riferito tutto alla sua mamma, e per lui sarebbero stati seri guai. Ricordava ancora le sue urla, quando una volta si sporcò accidentalmente di fango; aveva appena smesso di piovere, si era affacciato alla finestra percorrendo con lo sguardo l'intero giardino, realizzando l'idea di non poter andare a giocare finché il suo sguardo non si posò su un uccellino tremolante sul vialetto subito dopo il cancello. Iniziò a correre non curandosi di bagnarsi o di rovinare le scarpe nuove di zecca, cercò di prendere delicatamente il pettirosso tra le sue manine, ma improvvisamente questo sbatté le ali, macchiando di fango la camicia bianca che indossava. E mentre l'uccellino volava fino a raggiungere il primo ramoscello coperto di foglie, il piccolo Markus rientrò in casa inconsapevole del guaio in cui si era appena cacciato. 

Continua a dondolarsi lievemente con un mezzo sorriso amaro sulle labbra, anche oggi il suo papà non sarebbe andato a spingerlo sull'altalena come gli aveva promesso. Ma lui ogni pomeriggio dopo aver fatto i compiti va speranzoso sempre lì ad aspettarlo per minuti interminabili, ore a volte, reprimendo quelle lacrime amare che sfuggono dal suo controllo ogni volta. Si passa malamente la mano sotto l'occhio sinistro catturando quella lacrima calda, guardandola con disprezzo. Stava iniziando a detestarle quelle lacrime, che dopo anni ancora cercavano di farla franca. 

E mentre sconsolato ripercorre il vialetto di casa sua, dopo il richiamo della signora Flin, si dirige nella biblioteca per l'ora della lettura con il maestro privato che i signori Becker avevano ingaggiato appositamente per lui, per far sì che il piccoletto dai riccioli bruni diventasse un abile esperto del saper parlare, o qualsiasi cosa loro avessero in mente per lui. 


Dammi un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora