Capitolo 1.

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Bip bip bip...



Maledetta sveglia finiscila di suonare.
Cerco di allungare il braccio per chiudere quell'affare infernale, che tutti comunemente chiamano sveglia.
Tutti i miei sforzi di allungamento sono inutili poiché ho le braccia corte.


Ma perché? Non bastano già tutte le sfighe che mi porto sulle spalle? Ovvio che no.


Così, a malincuore, mi alzo dal letto.
Spengo quell'affare capace di produrre solo ed esclusivamente rumore e quel fastidioso ticchettio, che mi urta sempre al sistema nervoso.
Prima o poi mi verrà un tic all'occhio, ne sono sicura.

Vado in bagno e, come ogni mattina, trovo delle profonde e scure occhiaie sotto gli occhi.
Ormai è un'abitudine, ci convivo da una vita e sicuramente il mio pallore non aiuta a nascondere un po' i contorni violacei, anzi appaiono ancor più nitidi.

Controllo il telefono e quasi mi prende un infarto.
«Caspita, sono le 7.30. Devo muovermi» mormoro tra me e me, ancora mezza addormentata.
«Ivy, muoviti, sono le 7.30, arriverai in ritardo!» grida Giordana dal piano di sotto.

Mi sciacquo velocemente il viso e corro subito davanti al mio armadio.
Tiro fuori un jeans nero, una maglia nera a tre quarti e le mie adorate Vans basse nere.

Mentre cerco di tirarmi su i jeans a suon di squat e saltelli di qua e di là, mi dirigo per l'ennesima volta in bagno. Passo un filo di mascara e una passata di matita labbra sul marroncino chiaro, in modo da rendermi almeno presentabile. Non che mi importi qualcosa di apparire bella, ma un minimo di trucco mi piace usarlo, per quanto le mie scarse conoscenze mi permettono.
Spruzzo del profumo e corro giù in cucina, dove mi aspettano Giordana e Charlie.

Subito mi arriva un odorino magnifico di pancakes. Sento già l'acquolina in bocca.


«Buongiorno.»


«Buongiorno Ivy» dicono in coro Giordana e Charlie.


«Pronta per il primo giorno di scuola?» mi chiede Charlie.


«Si» rispondo semplicemete, anche perché non ci sarebbe motivo di dimostrarmi agitata, quando non lo sono per niente.


«Vuoi un passaggio fino a scuola?» , continua lui.


«Si grazie, così non rischio di arrivare tardi.»


«Perfetto, finisci la colazione e poi andiamo.»


Finita la colazione sistemo la tazza ormai vuota nel lavandino, ed inizio ad incamminarmi con Charlie verso la macchina. Prima di entrare saluto con un gesto della mano Giordana.

Subito dopo Charlie parte diretto verso la scuola, la mia nuova scuola.
Il viaggio è abbastanza silenzioso, anche perché io odio avere discorsi lunghi di prima mattina.
Mi perdo in un mondo tutto mio, una realtà in cui sono ancora per le strade bagnate di Londra, a passeggiare sotto la pioggia.
Dio, quanto mi rilassa.
Come se la pioggia fredda ed insistente, mi sciogliesse i nervi perennemente tesi.


Arrivati davanti alla scuola, sembra tutto tranquillo.
I soliti gruppetti creatasi ogni mattina prima dell'inizio delle lezioni, sono sempre lì.
Come se niente fosse cambiato, invece è cambiato tutto.
Sembra così uguale alla scuola che frequentavo prima, a Londra, e tutto è così grigio, ma la amo proprio per questo.
Come se in un certo senso rispecchiasse un lato di me, il principale.

Dammi un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora