Capitolo Quattro - Harry

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Quel teatrino ha il coraggio di durare una settimana.

Di giorno, Harry non esce dalla sua stanza, accontentandosi della compagnia di Gemma, o di chiunque altro sia disposto a parlare con lui (ossia tutti, tranne la Bestia). Conosce quasi l'intero personale, ritrovandosi a fare lunghe partite a scacchi con Zayn, aiutando Tiana nel ricamare, dato che le sue dita iniziano a tremare sempre di più (essere fatta di porcellana aiuta a non sentire dolore, però), o tenendo impegnati i bambini, galvanizzati da quel nuovo gioco dalle gambe lunghe e piccoli crateri sulle guance.

E se all'inizio le mamme hanno tentato di tenere le piccole pesti lontane da quel ragazzo così educato, hanno ben presto notato che le fredde dita di porcellana infilate nelle fossette non scatenavano altro se non risate intenerite, e che ogni richiesta di essere presi sulle spalle veniva accolta con piacere. Il riccio sapeva un sacco di storie molto distanti da quelle di cui si sono dovute accontentare per anni, ed era normalissimo, nel tardo pomeriggio, trovare sei o sette pargoli di porcellana tutti raccolti nella stanza del ragazzo, che raccontava acquattato in mezzo a loro, con una testa sul grembo e una manina tra i ricci. A Liam, impressionato da come si giostrasse davanti a quello che lui aveva sempre visto come un tornado fuori controllo, aveva subito spiegato che il suo desiderio più grande era quello di fare l'educatore, e che i bambini lo sentono, quando vuoi genuinamente stare con loro.

Si era arrivati addirittura a sentire discutere due mamme più o meno in questi termini: ''Devo ripassare la cera nell'Ala Nord, credo proprio che lascerò Darcy da Harry'', ''Ivan mi ha già detto che farà lo stesso, e di non aspettarmi a cena! Quel ragazzo è una benedizione, e lui lo tiene così distante!''

Non era esattamente vero. Principalmente, era Harry ad evitare la Bestia, di proposito e senza nasconderlo con particolare intenzione, limitandosi a tenere sempre aperta la sua porta per il via vai di persone che venivano a riempire le sue giornate noiosissime.

Perché la parentesi dei bambini era solo uno dei motivi per cui stravedere per uno come Harry: ascoltava con orecchio attento e cipiglio calmo ogni turbamento delle giovani donne del castello, oltre che le lamentele di mogli e mariti, disperdendo nell'aria consigli e piccole carezze. Una volta, Niall gli aveva genuinamente chiesto se non si rompesse le palle, a sentire i problemi delle persone dalla mattina alla sera. Il riccio aveva scosso le spalle.

Come si era diffusa la voce che il nuovo arrivato fosse la personificazione di un angelo, non lo fece di meno quella delle sue cene sul tardi, tanto che già la seconda sera si trova la compagnia di Barbara e Gemma, con cui chiacchiera tranquillamente. E' una serata tranquilla in cui riesce a scambiare anche qualche battuta con James, che a cucinare di nuovo sembra una piccola ape operaia, pronta a schizzare in giro da padelle fino a pentole a doppio fondo.

Con Niall, cenare è un casino. Fa battute continue che lo fanno ridere fino alle lacrime, e si ritrovano a condividere lo stesso pessimo umorismo (Harry è riuscito a far uscire del vino bianco dal suo naso di porcellana con un pessimo scherzo su tre scoiattoli e una trota salmonata), si lanciano gli acini d'uva e parlottano dei gossip del castello senza tanta cattiveria, scambiandosi sincere opinioni.

A metà settimana, apprende da uno Zayn alquanto snervato che Liam non si è mai concesso una vera e propria cena, il che risolve anche la scena a cui ha assistito Harry mentre scendeva in cucina: Liam, che gli ha dedicato una pacca sulla spalla come saluto veloce mentre mangiucchiava un panino al volo andando chissà dove.

''Scusate'' chiede, interrompendo l'ennesima filippica tra Barbara, che sostiene come il ragazzo abbia bisogno di riposarsi, e Kate, una cameriera che borbotta su come dovrebbero tutti farsi i fatti propri. ''Perché non chiedergli se vuole unirsi a noi e basta? Da quanto ho capito, mangiare insieme è una cosa recente'' argomenta, giocando con la pasta lunga nel suo piatto.

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