Capitolo Sei - Louis

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Louis non avrebbe mai pensato di dover seguire delle risate, per trovare gli abitanti del suo castello. Eppure, dopo aver girato per un paio di corridoi con Clifford al suo fianco, si ritrova a rincorrere un chiacchiericcio interrotto da risate e musica soffusa. Aumenta il passo senza nemmeno volerlo, e Clifford fa un verso basso e, sembra, soddisfatto.

"Harry!" sente chiaramente dire da Barbara, mentre sta ridendo. "Più in alto, vai vai vai!"

"A me non chiedi mai di riprenderti da così in alto!" protesta Niall, e Louis aggrotta la fronte mentre si ferma all'ingresso della sala dalle porte aperte.

Harry sta girando in ampi cerchi con Barbara, facendola alzare in aria ogni tre passi, scatenando le risate e le esclamazioni sorprese della ragazza ogni volta che la riprende per la vita con eleganza, riportandola giù e continuando a ballare. Altre coppie, chi più esitante e chi più galvanizzato dal duo che sta dando il meglio di sé, si accodano e li imitano.

"Perché tu rischi sempre di farmi cadere!" urla Barbara, deliziata, prima di riappoggiare le mani sulle spalle di Harry e continuare a descrivere cerchi per la sala. Il ragazzo, che sta guidando, le tiene le mani strette sulla vita e la conduce da una parte e dall'altra, facendo ondeggiare i ricci, comparire le fossette e sparire gli occhi. Sembra bello e giovane, pensa Louis.

A un certo punto, il riccio prende delicatamente Niall per il polso e lo sistema nella posizione ottimale, mormorando qualcosa al suo orecchio. Con una pacca delicata sulla schiena, lo lascia andare, e li osserva ballare dietro agli altri. Fa un cenno al grammofono e la musica si alza un po', con naturalezza, mentre Harry prende una bambina e se la carica in braccio, facendola ridere contro la sua spalla. Il chiacchiericcio di proteste è immediato, ed Harry si ritrova un marmocchio di porcellana attaccato al ginocchio, a cui regala una carezza dietro la nuca.

Senza volerlo, con Clifford accucciato al suo fianco, Louis vaga andando indietro di anni, a quando sua madre aveva ancora dei giorni buoni. A quando si svegliava con una tenera voce zuccherata dietro l'orecchio, che gli mormorava di andare a ballare con lui, di condurla su un valzer che le piaceva tanto. E Louis che era troppo piccolo per capire che non era normale poter alzare così sua madre, senza sforzo, e poter fingere che andasse tutto bene. Si limitava a tenere il naso nel suo collo morbido e memorizzare il suo profumo, le mani contro la sua vita, le sue sulle sue spalle, che venivano carezzate piano da dita troppo magre. Il suo sorriso e il suo fiato corto trattenuto, che il figlio notava comunque, costringendola con le mani a un movimento tranquillo, un placido ondeggiare che li faceva chiacchierare a bassa voce, dove c'era solo Louis a chiedere a sua madre come stesse, se fosse stanca, se volesse sedersi.

"Sto bene, angelo mio" mormorava la madre, prendendogli il viso. "Oggi è un giorno buono. Fammi stare con te il più possibile, facciamo qualcosa, andiamo in giardino."

E Louis la accontentava, stringendola un po' di più, con la paura e la consapevolezza che le stava scivolando via. Che i giorni buoni si stavano assottigliando di anno in anno, erano sempre meno, e più ne richiedeva, nella sua camera, in silenzio, più vedeva la donna costretta a letto, pallida e immersa nei cuscini.

(Ricorda gli ultimi giorni di sua madre. Non ha dormito, non ha mangiato, e lei, nei momenti di lucidità, gli implorava di fare entrambe le cose. Nei momenti in cui la malattia riprendeva a divorarla, invece, lo chiamava in continuazione, e si calmava solo con le sue mani a stringere la sua, baciandole e sfregandole le nocche. È rimasto lì fino all'ultimo respiro, come se lo potesse rubare, ma le sue stesse lacrime e le sue ultime parole l'hanno distratto. Suo padre, più avanti, ha usato i metodi peggiori per costringerlo a rivelargliele, troppo arrabbiato con la moglie per aver rifiutato la sua compagnia al capezzale.)

(Louis non gliele ha mai dette.)

È così perso nel ricordare quando ondeggiava in quella sala con un fantasma che vive solo nella sua testa che non si accorge della mano grande e sottile protesa verso di lui. Quando la nota, sbatte le palpebre, ma nessuno può vederlo.

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