Mattheo-Paura

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Qualche anno dopo la morte di Voldemort Matteo mi ha fatto la proposta e, finalmente, ci siamo sposati.

Ora abitiamo in una casa tutta nostra e i nostri amici vengono a farci visita quando possono.

Circa cinque mesi fa ho scoperto di essere incinta.
All'inizio sia io che mio marito eravamo contentissimi, ma ultimamente quest'ultimo è molto più distaccato: non mi accarezza la pancia e appena parlo del bambino si innervosisce e cambia momento.

Ho anche dovuto fare da sola la visita per scoprire il sesso.
Sarà un bellissimo maschietto che si chiamerà Alexander, in onore di mio padre, morto nello scontro di Hogwarts.

Ora, dopo una lunga giornata di lavoro, sto tornando a casa.
Appena entrata poso la giacca sull'appendiabiti e mi dirigo in cucina, dove Mattheo sta già preparando la cena.

"Ciao amore", lo saluto; "Ciao", risponde freddo continuando a cucinare.

"Che hai fatto oggi?", gli chiedo cercando di intavolare una conversazione. "Le solite cose",  "Cioè?", continuo e sbatte il piatto sul ripiano facendomi sobbalzare; "Va bene...", dico flebile. Non ha molta voglia di parlare.

Mi porge la cena, ci sediamo e cominciamo a mangiare.

"Ehm, sai, oggi ho comprato una tutina per il bimbo.-", noto che s'irrigidisce e stringe la forchetta, ma continua a fare ciò che stava facendo.

"-Mi ha aiutata Pansy a sceglierla, è davvero carinissima, se vuoi dopo te la faccio vedere", gli propongo cercando di strappargli un sorriso; "Peccato che a me non interessi", "Oh...", abbasso lo sguardo. 

"Comunque domani arriverà la culla che abbiamo ordinato; non credo che ci sarò a quell'orario, quindi dovrai occuparti tu di prenderla e portarla in camera nostra. Possiamo anche montarla insieme quando arrivo", gli ricordo. "Certo, ma non penso che con quel pallone che ti ritrovi al posto della pancia tu possa essere molto d'aiuto", commenta quasi con sdegno. Non lo sopporto quando si comporta così. 
"Questo che tu definisci pallone contiene nostro figlio.-", dico spazientita e fa una risata amara, "-Cosa?", scuote la testa; "Avrei preferito non fosse così", lo sento sussurrare e mi alzo.

"Se non lo volevi potevi anche dirmelo prima, avremmo trovato una soluzione insieme, senza il bisogno di ridurci così.-", lo guardo con gli occhi lucidi, "-Domani fregatene della culla, la faccio portare da un'altra parte. Non vuoi fare parte della vita di Alexander? Come vuoi, ma non farai più parte nemmeno del resto della mia. Entro qualche giorno le mie cose saranno fuori da qui".

Spalanca gli occhi e con le lacrime che mi scorrono lungo le guance salgo in camera il più velocemente possibile.

Entro e chiudo la porta appoggiandomici poi con la schiena e scoppiando a piangere. 

Mi faccio forza e indosso il pigiama, mi sdraio di fianco e mi accarezzo la pancia. Sento vari rumori dal piano inferiore ma non ci faccio caso e cerco di rilassarmi.

Dopo un'ora Mattheo entra nella stanza, ma io sono di spalle e faccio finta di dormire. Si sdraia sotto le lenzuola e sbuffa.

"Y/n sei sveglia?", non rispondo e tengo gli occhi chiusi.
Si avvicina e mi abbraccia da dietro, ma quando sta per appoggiare la mano sul ventre gli blocco il polso.

"Adesso non fingere che t'interessi", sospira, "Puoi girarti?", "Che ti cambia?",  "Voglio guardarti negli occhi nel mentre che ti parlo".

Mi giro verso di lui e mi rendo conto che i nostri visi non sono poi così distanti.

"Allora?", lo incito, "Sono un coglione", "Questo lo sapevo già", sorrido fintamente. "Ho sbagliato a trattarti in quel modo, e non è vero che non voglio questo bambino. Tu e lui siete le cose più belle che mi siano mai capitate", ammette facendo perdere un battito al mio povero cuore; "Quindi perché ti comporti così?", "Perché ho paura", mi confessa, "Di cosa?", "Di diventare come mio padre, di non essere all'altezza per Alexander".

"Amore mio.-", gli accarezzo il viso, "-Sarai un padre fantastico e nostro figlio di adorerà", cerco di rassicurarlo. Anche perché sono convinta che sarà così. 

"Tu dici?", "Sì Theo, ne sono sicura, ma ti prego di parlarmene la prossima volta". "Con questo intendi dire che vuoi altri figli con me?", gli do un leggero colpo sul braccio; "Dai scemo, sai a cosa mi riferivo", ride, "Va bene, va bene, lo farò".

Mi accarezza la guancia, "Ti amo da morire Y/n", "Ti amo alla follia Mattheo, anche se sei un po' stupido alle volte", ridacchia e mi da un lungo bacio a stampo. Dopo ciò si abbassa alzandomi leggermente la maglietta e aggiunge: "E amo anche te piccolino", lasciando un dolce bacio sulla pancia e finendo per addormentarci abbracciati.

Immagina || Mattheo Marvolo Riddle-Marcus Lopez ArguelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora