Ed è quando chiedi
Di cambiare
Che la gente ti critica
Ti ripudia
Ti abbandona.
Ma tu vuoi mettere un punto
A questo capitolo
Allora cambi,
non verso
ma pagina.
Le campagne marchigiane sembravano sconfinate, mentre regnavano maestose sul resto del paesaggio e ai miei occhi. I poeti ne parlano come terre magiche, le paragonano alle colline toscane e a quelle del Nord, ma a parer mio sono al di sopra di tutte quelle similitudini. Mi voltai, guardando Geremia di sfuggita, prima di ritornare alle campagne. Il grano era stato tagliato da poco, quei campi dorati parevano vivi sebbene fossero vuoti, un po' come me. Alcuni contadini raccoglievano i frutti estivi, altri il fieno per il bestiame e alcuni bambini correvano fra l'erba alta e rigogliosa. Il cielo era limpido, nessuna nuvola all'orizzonte, il caldo torrido che si mischiava alla polvere. La mia attenzione ricadde su quel pezzo di bosco, simile a uno visto a Firenze, nelle campagne della magnifica città. Sospirai... Giuliano comunque era un ricordo insistente.
Stavo male da tempo, ma da non più di una settimana, così non mi parve il caso di allarmare mio marito. Per un momento pensai solo al caldo, al viaggio e alla frenesia che comportava, così riuscii a riporre il mio dolore lì e a giustificarlo come una naturale conseguenza. Pensai che stesse tutto andando bene, che sarei riuscita a portare al termine questa gravidanza, che sarei riuscita a popolare la discendenza, con un maschio magari. Sì, sarà decisamente maschio – ma anche femmina non sarebbe male. M'immaginavo un battesimo degno di nota, il secondo nome l'avrei scelto io e il primo Geremia, invece. Nascosi un sorriso. Forse l'amore che non sarò in grado di dare a Geremia, lo potrò dare a mio figlio.
"Non potete, vi prego," iniziò, "a mio fratello non pensate?" quella frase di Lorenzo, urlata a pochi metri da me, era diventata quasi una cantilena. La sentivo ovunque, anche nei momenti meno appropriati. Per un momento pensai a Giuliano, ma non mi parve corretto nei miei confronti. Detestavo ammettere la nostalgia e la mancanza che provavo nei confronti del minore dei Medici, però le paragonai a delle abitudini, e non più a un sentimento vero e proprio. E per quanto pensassi a Giuliano, per quanto cercassi di sminuirlo, di trovare dei difetti in lui, tutte le sere mi ritrovavo, ugualmente, a leggere le lettere che non avevo mai bruciato e, tantomeno, aperto. Come risposta, scacciai la voce con un profondo respiro e, con esso, anche questi pensieri.
Geremia aveva bisogno di riposo, così decidemmo di staccare da quella vita frenetica per dedicarci ad altro, a noi o a qualcosa del genere. Nessuno dei due aveva parlato del pranzo di sabato, degli ospiti inattesi, della mia famiglia in arrivo lunedì e dei pazienti senza cura. Probabilmente nemmeno ci importava, o forse non era fondamentale. Lasciai cadere il discorso nella mia testa. Guardando fuori, una lieve fitta all'addome mi fece cambiare posizione: mio marito non si accorse di nulla, così la trascurai. Faceva caldo e l'aria sembrava quasi rarefatta.
Giunti in quella villetta di campagna, dall'ampio cortile ciottolato e dall'infinita vista, potei respirare profondamente. Sentii i pensieri staccarsi, andarsene e spostarsi nelle menti di altre persone a me sconosciute. Decisi di seguire una signora che, con molta premura, mi condusse nella mia camera e in quella di mio marito, che avrebbe visitato dopo. Conclusi che sarebbe stata una vacanza, per così dire, ma anche un'occasione per apprezzare, conoscere meglio e mettere nuovamente alla prova Geremia. O forse facevo questo per ricredermi e per sperare in qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Sposarsi per amore, alla fine, non era più fondamentale nella mia vita.
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Arte atque Medicina
Historische Romane«Ed ella arrivò nel nostro palazzo assieme ad un temporale. Nei suoi occhi vi era pece così come fuoco e acqua. La sua mente era vasta quanto i cieli e il suo cuore era puro come un bocciolo in primavera. E, ahimè, di ella m'innamorai. Di ella morm...