Forse dovevo
Ascoltarti,
cullarti,
consolarti,
crederti.
Forse non
Ti avrei perso.
Ti avrei
Avvicinato.
Quel giorno trascorse lento e privo di animo, quasi stesse morendo nei suoi stessi contenuti. L'unica cosa che non rimpiango, di quel giorno, era la conversazione con Giuliano. Sì, insomma, si era offerto di salvarmi da un matrimonio infelice, architettato alle mie spalle, fingendo per un certo periodo di esser fidanzati. Se lui avesse creduto anche solo per mezzo istante nell'amore, probabilmente, mi sarei anche gettata a capofitto in quest'avventura, con lui. Ma erano solo periodi ipotetici e io, di certo, non potevo basarmi su delle ipotesi per costruire il mio castello. Sarebbe come costruire la propria casa su della sabbia: crollerebbe. Non a caso, Pietro costruì San Pietro con le pietre. Sospirai e guardai la biblioteca vuota.
Dovevo accettare la proposta di Giuliano. Forse era stato l'unico a dirmi le cose come stavano, senza elogiarmi troppo, senza perdersi in frase piene di parole ma vuote di sostanza. Lui non voleva vedermi infelice e sofferente, aveva proposto una cosa più che fattibile, ma io mi ero limitata ai suoi principi morali. Mi ero persa in quelle paranoie che, spesso, mi frenavano. Non lo vedevo da due giorni, da dopo il ritorno a Firenze.
la carrozza si muoveva lentamente per la strada, segno che ci stessimo inoltrando in un bosco. Nella carrozza ero sola, ma nella mia testa non si parlava d'altro che del mio matrimonio a settembre e del fidanzamento di Lorenzo con Clarice Orsini, una mia vecchia conoscenza. Sospirai e spostai la tendina bordeaux, per vedere al di fuori. I campi si presentarono sconfinati e imbruniti, il sole li riscaldava e li illuminava avidamente, della polvere s'alzava dal terreno. Il cavallo nero di Giuliano, un bellissimo purosangue, arrivò al galoppo e rallentò, andando alla stessa velocità della mia carrozza: la prima.
"Noioso il viaggio?" chiese con mezzo sorriso. Io lo assecondai.
"Da soli sì," ammisi. Effettivamente la solitudine, per quanto ci conviva, poteva esser più straziante che un pomeriggio dietro i libri di geometria. Spostai completamente la tendina.
"Se ci fossi io lì, con voi, di sicuro non sareste annoiata," ci provò. Io non feci altro che arrossire e scuotere la testa, tra il divertito e l'infastidito. Effettivamente non mi sarei annoiata per nulla. Avrebbe avuto di sicuro qualcosa di cui parlare, avremmo riso e ci saremmo divertiti.
"Probabilmente mi divertirei così, ora, con lui," ammisi a me stessa, a bassa voce.
Queste note malinconiche invasero uno dei pochi ricordi che avevo con lui. Mi sembrava assurdo di come il destino potesse esser così avverso, soprattutto in situazioni come questa. E non sto dicendo che sperassi di fidanzarmi con Giuliano, almeno, non per davvero. Mi limitai ad esalare dei respiri profondi, per calmare la mia anima, la mia testa e l'atmosfera attorno a me. Era triste, quasi, come una tragedia d'amore. era come se tutto fosse svanito con quella proposta, che declinai con razionalità e senso critico. Perché sì, feci come Socrate, accettai la mia pena e decisi di scontarla, sebbene potessi scappare. Per quanto potesse sembrare assurdo, la mia cicuta portava il nime di Geremia Albizi. Lui era come un veleno, era il veleno per eccellenza. Geremia mi aveva ucciso l'animo ancor prima che fosse ingerito. Sentii l'anima contorcersi, mille fili tirarsi ed annodarsi con un rumore stridulo, il cuore inaridirsi e la mia testa spegnersi. Ma era inutile piangerci su, non saranno di certo le mie lacrime a cambiare la situazione, dato che, alla fine, ero una donna priva di libertà. Non aveva senso continuare a ragionare su questa cosa, quel che è fatto è... fatto. Io non avevo potere su questa cosa. Giuliano ne avrebbe avuto, però, il nostro teatrino avrebbe potuto funzionare, e io sarei stata libera. Mi chiesi se la proposta fosse ancora valida. Avrei potuto tentare il tutto per tutto e buttarmi in quest'avventura, al massimo avrei ricevuto un no come risposta. Portando una mano sulla spalla uscii, lasciando quelle paranoie nella stanza.
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Arte atque Medicina
Ficción histórica«Ed ella arrivò nel nostro palazzo assieme ad un temporale. Nei suoi occhi vi era pece così come fuoco e acqua. La sua mente era vasta quanto i cieli e il suo cuore era puro come un bocciolo in primavera. E, ahimè, di ella m'innamorai. Di ella morm...