Capitolo 22

382 16 0
                                    

Arrivati al locale la prima persona che Vic riconobbe fu Ethan. Non era di certo un tipo da feste, di solito si sentiva piuttosto a disagio.

Appena lo vide gli saltò in braccio. Lui sorrise.
"Come sei bella oggi Vic"
"Si grazie lo so, anche tu non sei male" e rise.
I complementi di Ethan erano sempre sinceri.

Si guardò intorno per cercare Lello. Dove era finito? Anche Damiano era sparito, probabilmente erano insieme.
"Sai dov'è Lello?" urlò per sovrastare il rumore.
"Prima era al bancone, prova lì."
"Vado a vedere".

Trovò i due amici al bar, come aveva detto Ethan, puntualmente brilli.
"Vic!" urlò Lello.
La abbracciò e la fece sedere sulle sue gambe, dato che non vi erano posti liberi.

Damiano fissava la scena, non sembrava particolarmente divertito.

Victoria sapeva che aveva mezzo rotto con la sua ragazza, o meglio, erano in pausa.
Quando lo aveva saputo aveva provato un tale sollievo, l'ultima emozione che avrebbe dovuto provare.

Probabilmente era un po' scosso da quello, ed era il motivo principale per cui Victoria aveva deciso di andare a quella festa.
Voleva distrarlo, passare un po' di tempo insieme. In realtà nemmeno lei era un tipo da locale.
L'odore di alcool e droga, la gente ubriaca, ballare tutti appiccicati; non faceva per lei.

Lo faceva per lui; come sempre.

Dopo qualche minuto si liberò un posto sul divanetto e la ragazza si sedette lì. Nel frattempo Lello si alzò per salutare nuovi invitati.

"Stai bene? Mi sembri un pò sconvolto" urlò Vic sorseggiando il suo vodka lemon.
"Sono solo ubriaco" accennò un sorriso.
Vic avrà anche bevuto un bel pò, ma sapeva riconoscere un suo sorriso falso.
"Ubriaco e depresso. Dai, che succede?"
Lui la fissava, come incantato.
Stava tatuando nella sua mente i suoi occhi blu, i suoi capelli spettinati, il suo corpo, le sue labbra.
Era così perfetta quel giorno, ancora più bella del solito, se possibile.
"Niente. Ti va di fare un giro fuori? C'è troppo casino qui".
Abbassò lo sguardo, che altrimenti sapeva sarebbe diventato troppo insistente. Le prese la mano e la portò  fuori in giardino.
Non c'era nessuno.

Accese una sigaretta.

Erano seduti su un muretto pieno di bottiglie di birra vuote, dove la musica si sentiva a malapena. Vic era appoggiata al suo petto, una mano di lui intorno alla spalla e l'altra che reggeva la sigaretta, ormai finita.

Il posto non era il massimo, e nemmeno il clima, dato che si gelava, ma era tutto così perfetto. Entrambi avevano paura di muoversi o parlare, per far sì che quel momento durasse il più a lungo possibile.

Damiano osservava i suoi capelli, profumavano di lei.
Tutto lì profumava di lei, e sperò che anche i suoi vestiti dopo quel momento avrebbero avuto il suo odore.

Fu lì che Damiano capì quanto volesse baciarla. In realtà lo sapeva da un bel pò, ma non aveva mai avuto il coraggio nemmeno di pensarci. Se avesse saputo che gli sarebbero bastati un paio di drink sarebbe stato tutto più semplice.

Ma non voleva solo baciarla. Voleva baciarla lì, in quel momento.

Si mosse, lei alzò la testa. I loro visi erano così vicini, riusciva a sentire il suo respiro.
Victoria avrebbe dovuto capire prima cosa il ragazzo aveva intenzione di fare, ma tanto avrebbe avuto la forza di fermarlo? No, non lo avrebbe fatto.

Damiano si sporse in avanti, le loro labbra si toccarono.
Victoria rimase immobile per un attimo, non aspettandosi quel gesto. Avrebbe dovuto fermarlo? Si.
Ci sarebbe riuscita, o più che altro, lo avrebbe voluto?
Ricambiò il bacio, muovendo una mano dietro al collo del ragazzo. Lui, sorpreso di non aver ricevuto uno schiaffo come risposta, la avvicinò a se e le prese i fianchi.

I loro respiri si sincronizzavano e i loro nasi si sfioravano, in un gesto così innocente e così colpevole.

Poteva qualcosa di così sbagliato essere così perfetto?

«Non siamo impegnati, siamo impegnativi»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora