Capitolo 3

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Shirabu girò le chiavi nella serratura della porta, aprendola con uno scatto ed entrando nell'appartamento.

Era appena rientrato dal lavoro, e la luce del sole proveniente dalla finestra della cucina illuminava l'intero soggiorno. Shirabu si guardò attorno posando le buste della spesa e chiudendo la porta. Poggiò le chiavi su una mensola della libreria, riprendendo le buste e andando in cucina.

«Ushijima-san, sono a casa.» disse, mentre metteva le buste sul tavolo, iniziando a prendere il cibo che aveva comprato nel supermarket vicino a casa.

«Wakatoshi.» richiamò di nuovo, ma non ricevette alcuna risposta. Sollevò lo sguardo dalle uova che stava mettendo nel frigo, lanciando un'occhiata all'orologio.

«Strano, in genere a quest'ora è già a casa.»

Shirabu chiuse il frigo dirigendosi verso la camera del coinquilino. Bussò due volte sulla porta chiusa, in attesa di sentire la voce dell'amico. Non sentendo nulla aprì la porta, trovando la stanza vuota. Soppesò con lo sguardo il letto, e poi il resto. La stanza era in ordine, segno che Ushijima non era ancora rientrato.

«Bene, quindi mi tocca pranzare da solo.» borbottò, richiudendo la porta e tornando in cucina. Finì di sistemare velocemente ciò che aveva comprato, con aria stanca.

Una volta finito si guardò attorno, pensando a cosa avrebbe potuto mangiare per pranzo. Cucinare era fuori discussione, a meno che non avesse intenzione di disturbare i pompieri, dopo. Scosse la testa cercando di cancellare quello sgradevole pensiero, premendosi un dito sulla guancia.

«Ma certo, ho ancora gli onigiri che mi ha fatto Wakatoshi.» Shirabu si affrettò ad andare in camera sua, prendendo il bento dalla borsa e tornando in cucina.

Shirabu si sedette al tavolo, aprendo il bento e guardando gli onigiri con aria affamata. Sapeva che non gli sarebbero bastati, ma almeno avrebbe messo nello stomaco qualcosa di buono, oltre che commestibile.

Iniziò a mangiare i suoi onigiri con gusto, sospirando di sollievo. Era grato di avere un amico come Ushijima e soprattutto di essersi ritrovato a convivere con lui.

Mentre mangiava, Shirabu ripensò a quello che era successo negli ultimi anni. Quando Ushijima si era diplomato, Shirabu stava ancora terminando il terzo anno, e si era sentito particolarmente triste nel vedere il suo amico lasciare il liceo che avevano frequentato insieme. Ushijima aveva deciso di iscriversi all'università, desideroso di laurearsi in Scienze Motorie. Il suo sogno era quello di diventare un giorno un allenatore di pallavolo.

Quando anche Shirabu si diplomò, decise di seguire il sogno che si portava dietro da quando era bambino, iscrivendosi così all'università di Medicina.
Poi, volendo lasciare la propria casa, aveva trovato lavoro come lavapiatti, risparmiando i soldi della paga per un futuro appartamento. Un giorno, mentre stava andando a guardare per qualche appartamento a Tokyo, aveva incontrato Ushijima per caso e i due si erano messi a parlare. Shirabu gli aveva raccontato della sua idea di trasferirsi, e Ushijima gli aveva proposto di andare a vivere da lui.

Così i due si erano ritrovati a convivere, ovviamente come amici. In quegli anni il loro legame si era rafforzato maggiormente, molto di più di quando giocavano nella stessa squadra di pallavolo. Entrambi avevano lasciato la Shiratorizawa una volta finito il liceo, ma Shirabu aveva deciso di tagliare i contatti con i suoi vecchi compagni di squadra cambiando numero di telefono e cancellandosi dai social.

Mentre Shirabu finiva di mangiare, gli tornò in mente ciò che era successo quella mattina e per poco non gli andò il cibo di traverso. Prese dell'acqua, bevendola piano, mentre rivedeva la scena nella propria testa.

Semi Eita era entrato nel suo studio, tenendo per mano un bambino. Si erano guardati negli occhi riconoscendosi quasi subito, nonostante fossero rimasti anni senza vedersi. Shirabu aveva avvertito il disagio che si era creato tra di loro, e aveva quasi rischiato di farsi prendere totalmente dall'ansia non sapendo come comportarsi in presenza del suo vecchio compagno di squadra.

«Non devi pensarci Kenjiro, tanto non lo vedrai più.» mormorò, ma il suo tono non era per nulla rassicurante. Sospirò, prendendo il bento vuoto e mettendolo nel lavandino.

Passò il pomeriggio a pulire la casa nonostante non fosse particolarmente sporca o disordinata, cercando di distrarsi dai quei pensieri. Controllò il soggiorno, piegando la biancheria che si trovava sul divano e riportandola nelle stanze di appartenenza, e sistemò il bagno riponendo nel cesto la biancheria sporca.

Quando ebbe finito, si buttò nel divano accendendo la tv e mettendo il canale dello sport. Mentre guardava una partita di pallavolo, sentì il rumore di una chiave nella serratura e la porta d'ingresso si aprì.

Ushijima entrò in casa, togliendosi la borsa che portava a tracolla mentre chiudeva la porta. Guardò il castano seduto sul divano, e si affrettò a togliersi le scarpe.

«Ciao.»

Shirabu borbottò un saluto, continuando a guardare la tv. Ushijima lo osservò, intuendo subito cosa avesse.

«Mi dispiace.» Ushijima ripose le chiavi sulla mensola, levandosi il giubbotto nero. «Avevo intenzione di rientrare, ma Tendo mi ha chiesto di pranzare con lui.»

«Potevi avvisarmi.» disse stizzito il castano, mentre l'altro entrava in cucina per bere dell'acqua. Shirabu lo sentì prendere un bicchiere e riempirlo, ma continuò a tenere lo sguardo sullo schermo.

«Lo so, ma avevo il telefono scarico. Ho chiesto a Tendo di prestarmi il suo, ma aveva finito il credito.» Ushijima si portò il bicchiere alla bocca distogliendo lo sguardo dall'altro.

«Be', potevi trovare un altro modo per avvisarmi.» finalmente Shirabu si alzò, andando in cucina. Guardava Ushijima con aria offesa mentre incrociava le braccia al petto.

«Tipo?» Ushijima posò il bicchiere sul tavolo, guardandolo.

«Non lo so, ma non importa.» Shirabu girò la faccia, evitando di guardarlo. «Spero ti sia divertito con Tendo.» borbottò, prima di tornare sul divano.

Ushijima si passò una mano tra i capelli, sospirando appena e cominciando a preparare la cena. Shirabu rimase a guardare la tv, cambiando canale ogni due minuti con aria assorta. Rimase così, fino a quando il ragazzo non lo chiamò per la cena.

Gli opposti si attraggono|Semishira| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora