Capitolo 9

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Era passato un mese da quando Shirabu aveva ricevuto il messaggio da parte di Semi, e da allora i due avevano iniziato a vedersi più spesso.

Quando uscivano, Shirabu si dimenticava di ogni problema appartenente alla sua vita, godendosi i momenti che trascorreva in compagnia di Semi. Aveva cominciato ad apprezzare i modi di fare gentili e spontanei del grigio, e ormai non provava più quell'imbarazzo che lo aveva portato tante volte a restare in silenzio, con il solo desiderio di scappare lontano da tutto e tutti.

Da settimane le loro chiacchierate erano diventate più frequenti, anche nei giorni in cui non potevano vedersi. Spesso Semi telefonava a Shirabu la sera, quando rientrava dal lavoro, rimanendo a parlare con il castano fino a notte inoltrata. Nessuno dei due si annoiava mai, e le loro conversazioni si prolungavano per ore. Era sorprendente vedere come, a entrambi, venisse spontaneo passare da un argomento all'altro, senza difficoltà.

Quella mattina Shirabu si svegliò di buon'ora, ripensando agli impegni di quella giornata mentre faceva una doccia calda.

Era il suo giorno libero, e aveva organizzato di andare alla pista di pattinaggio con Semi.

L'idea gli piaceva, ma in tutta la sua vita non aveva mai messo piede in un posto del genere, e non sapeva per nulla pattinare. Di sicuro avrebbe fatto una brutta figura, magari cadendo di faccia sul ghiaccio o addosso a qualcuno.

«Okay, non pensarci. Andrà bene, andrà sicuramente bene.»

Shirabu continuava a ripetersi quella frase davanti allo specchio, ma non si sentiva affatto tranquillo. Si asciugò per bene i capelli, pettinandoli con cura e cercando di rendersi un minimo presentabile. Da quando gli importava così tanto del suo aspetto?

Dopo essersi messo l'accappatoio, si avviò in cucina con passo calmo. Ushijima era ai fornelli, e aveva appena finito di preparare il caffè. Il profumo dei waffles sul tavolo fece brontolare lo stomaco a Shirabu, che già stava prendendo posto sulla sedia.

«Buongiorno.» si limitò a dire mentre prendeva un waffle e lo addentava con fame.

«Spero che ne lascerai qualcuno anche a me, di quelli.» Ushijima si girò verso la tavola, squadrando con aria seria il castano.

«Tranquillo, bastano per tutti e due.»

«Sì, è quello che hai detto anche per i mochi della scorsa settimana. Sono riuscito a mangiarne solo due.»

Shirabu masticava con aria concentrata.
«Non ricordo di averne mangiati molti, forse tre.»

«Ne hai mangiati otto, uno dietro l'altro.»

Ushijima si sedette davanti a lui, mettendo la caffettiera sul tavolo. Shirabu era diventato rosso in viso e non guardava più in faccia l'altro. Sapeva che stava dicendo la verità e ribattere non gli sarebbe servito a nulla.

«Posso solo dire che... erano buoni, ecco...»

Shirabu prese a torcersi le dita mentre guardava Ushijima, in attesa di una risposta. Wakatoshi si concesse un sospiro, accennando un sorriso gentile.

«Non importa. Anzi, sono contento che ti piaccia la mia cucina, quindi serviti pure.»

Shirabu ricambiò il sorriso, e riprese a mangiare la colazione con serenità. Ushijima si versò del caffè nella tazza mentre dava un'occhiata ai messaggi nel suo telefono.

«Oggi che programmi hai?» chiese al castano, intento a bere anche lui un po' di caffè.

«Mi vedo con Semi tra un'ora. Mi porta alla pista di pattinaggio, e presumo che pranzeremo fuori.»

Ushijima sollevò lo sguardo, fissando in silenzio Shirabu.

«Che c'è?»

«Tu ed Eita vi frequentate da un bel po', ormai.»

Shirabu si sistemò leggermente sulla sedia.
«Uhm, sì.»

«Parlate spesso, soprattutto la notte.»

«Ora ti metti ad ascoltare le nostre conversazioni?»

«Be', in realtà vi sento da camera mia.»

«Ah.»

Shirabu arrossì, spostando lo sguardo sul piatto di fronte a sé. Ushijima si massaggiò una guancia, guardandolo con aria particolarmente divertita.

«Devi dirmi qualcosa, Kenjiro?»

Shirabu prese la propria tazza in mano, sollevando il mento con aria innocente.
«Non so a cosa tu ti riferisca.»

«Penso tu lo sappia.»

Shirabu si lasciò scappare uno sbuffo. «Non farti strane idee. Siamo solo amici.»

La frase di Shirabu suonava più come una domanda che come un'affermazione, ma nessuno dei due lo fece notare.

«Uhm, capisco. Nel caso, non c'è nulla di male se ti piace, o se dovesse piacerti.»

Shirabu annuì appena, sentendosi imbarazzato come non mai.
«Parlando d'altro... tu che farai oggi?»

«Mi vedo con Tendo, non so ancora dove andremo.»

«Devi dirmi qualcosa, Wakatoshi

Si fissarono in silenzio, scoppiando poi a ridere insieme. Ushijima si passò una mano tra i capelli, abbozzando un sorriso sincero.

«Be', se ti riferisci a lui... Posso solo dirti che, tutto sommato, va bene. O almeno così sembra.»

Shirabu annuì, notando un luccichio nello sguardo dell'amico. «Ti piace, vero?»

Ushijima non rispose, ma il suo sorriso era una chiara risposta alla domanda del castano.

«Spero solo di non rovinare tutto. Lo sai, Tendo non è la persona più facile di questo mondo... Vorrei solo riuscire a fargli capire che non è più solo, e che può contare su di me per qualsiasi cosa.»

Shirabu allungò una mano verso l'amico, stringendogli piano la spalla. «Sono sicuro che ci riuscirai, sei una persona fantastica Wakatoshi. Credo in te.»

Ushijima sorrise nuovamente, scompigliando leggermente i capelli dell'altro. Finì velocemente il caffè nella tazza, alzandosi poco dopo per metterla nel lavello.

«Aspetta, ci penso io a riordinare.»

Shirabu si mise a sistemare la cucina, e Ushijima ne approfittò per andare in bagno a lavarsi. Quando finì di pulire, Shirabu corse in camera a prepararsi, scegliendo dei vestiti comodi per l'uscita.

Quando tornò nel soggiorno, ormai si erano fatte le 9:30. L'appuntamento con Semi era previsto per le dieci, quindi indossò il giubbotto e le scarpe da tennis mentre salutava Ushijima.

Uscendo di casa, si fermò per osservarsi intorno. La giornata era bella, tanto che sembrava di trovarsi in primavera, piuttosto che nel periodo invernale. Si incamminò verso la stazione con aria contenta, tenendo le mani dentro alle tasche del giubbotto.

Una volta salito sulla metro, prese il telefono per scrivere un messaggio a Semi. Si erano dati appuntamento davanti alla pista, che distava a pochi isolati dalla sua fermata. Si mordicchiò il labbro, iniziando a digitare rapidamente sulla tastiera.

Sono appena partito con la metro, non vedo l'ora di arrivare alla pista.
PS: Non ti azzardare ad entrare senza di me

Dopo un minuto il telefono di Shirabu vibrò, e il castano lo prese per leggere la risposta.

Bene, anche io non vedo l'ora!
OKAY, attenderò il tuo arrivo come un vero gentiluomo, promesso ;)

Shirabu si lasciò scappare un sorriso. Non vedeva l'ora di vedere quel ragazzo.

Gli opposti si attraggono|Semishira| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora