Quando raggiunsero il parco, i due si fermarono per qualche secondo, contemplandolo in silenzio.
Era grande, caratterizzato da alti alberi e piccole siepi verdi, ordinate e pulite.
Ciuffi d'erba facevano capolino da un morbido prato, nel quale si trovavano vari fiori profumati, che parevano brillare sotto il sole pomeridiano.Un leggero vento spingeva delle foglie lungo le stradine in pietra, accompagnato dal rumore di una piccola cascata a capo di un laghetto, dove nuotavano pigramente delle enormi carpe koi. Le risate dei bambini e le voci in sottofondo rendevano quello scenario ancora più incredibile.
Shirabu era rimasto senza parole. Non aveva mai visto quel posto, nonostante si trovasse a pochi isolati da dove lavorava.
«È magnifico.» mormorò Semi, sospirando. Shirabu si voltò a guardarlo, notando un luccichio negli occhi del più alto.
«Eri già venuto qui?» chiesi al grigio, con sincera curiosità.
Semi annuì, voltandosi a guardare il castano. Sorrise, passandosi una mano tra i capelli, quasi come se fosse in imbarazzo per la reazione appena avuta.
«Sì, qualche volta. Ma ogni volta che vengo qui... è come se fosse la prima volta.»
Shirabu si ritrovò ad annuire, comprendendo la reazione di Semi. Quel posto era davvero stupendo.
Camminarono verso l'interno, e Shirabu si ritrovò ad osservare ogni minimo dettaglio del posto, dalle viole sul prato ai passeri che volavano sopra di loro per prendere posto sui rami degli alberi.
Semi teneva le mani dentro alle tasche della giacca, facendo dondolare ritmicamente la borsa verde che portava a tracolla.
Pareva rilassato, quasi come se non si sentisse a disagio per l'aver incontrato il suo ex compagno di squadra dopo tutti quegli anni trascorsi.Al contrario, Shirabu era intento a mantenere un freno a quel vortice di emozioni negative che lo attanagliavano con forza allo stomaco. Paura. Ansia. Disagio.
Semi parve accorgersene, o forse voleva semplicemente rompere quel silenzio che andava a crearsi continuamente tra loro due.
«C'è una panchina, là.» disse, indicando una panchina nera a qualche metro da loro, poco distante dal laghetto. «Possiamo sederci per qualche minuto.»
«Sì, è un'ottima idea.» Shirabu annuì, affrettandosi a raggiungere il punto indicato dal ragazzo. Si sedette per primo, approfittando del momento per sistemarsi i lacci delle scarpe.
Semi prese posto accanto a lui e rimase ad osservare dei bambini che giocavano con una palla. Ridacchiò, suscitando nuovamente in Shirabu della curiosità.
«Scusa, è solo che mi sono ricordato di quando ci allenavamo alla Shiratorizawa. Quel bambino ha la stessa espressione che avevi tu durante il riscaldamento.»
Shirabu seguì lo sguardo di Semi, posandolo su un bambino di circa dieci anni che teneva in mano una palla con aria seria e concentrata. Lo vide sollevare la palla, passandola con rapidità ad un altro bambino.
Sbuffò, sentendosi infastidito per quel paragone appena fatto.«Ricordi male.»
Semi sorrise, voltandosi verso di lui.
«Secondo me no.»
Shirabu non rispose, e questo fece sparire il sorriso sul volto del grigio. Ancora una volta il silenzio prese posto tra loro come un muro freddo e invisibile.
Rimasero così per una decina di minuti, fino a quando Semi non si mosse verso il castano, spalancando appena la bocca per parlare.
«Quindi Gaho è tuo cugino?»
Shirabu aveva posto quella domanda dal nulla, con voce chiara e gentile. La bocca di Semi era ancora aperta, con il corpo leggermente rivolto verso l'altro, immobile. La sua espressione lasciava intendere quanto fosse rimasto sorpreso dal tempismo di Shirabu, oltre che dalla domanda.
Si schiarì la voce, sistemandosi leggermente mentre lo guardava.«Non credevo te lo ricordassi.» ammise, con ancora l'evidente stupore.
Shirabu teneva lo sguardo verso il basso, fissando con attenzione i lacci bianchi delle proprie scarpe sportive.
«Mi ricordo il nome e l'età di ogni paziente che ho avuto, insieme alle persone che sono entrate con loro.» rispose, sollevando lo sguardo e incrociando quello di Semi. «Questo include anche Gaho.»
«Oh, giusto.» disse Semi, annuendo appena. Lo sguardo di Shirabu era serio e pacato, totalmente differente da quello che aveva avuto poco prima.
«Comunque sì, siamo cugini. È il figlio di mia zia, la sorella di mia madre.»
Il castano annuì, fissando nuovamente le proprie scarpe. «Perché sta da te?»
Semi si morse piano il labbro, e Shirabu sollevò lo sguardo, sentendosi in colpa per ciò che aveva appena chiesto.
«Sono stato troppo diretto, scusami.» disse, poggiando le mani sulle gambe. «Non sei obbligato a dirmelo.»
«No, no, tranquillo.» Semi sollevò entrambe le mani con un sorriso. «Posso dirtelo. Mia zia è partita in America per qualche settimana. All'inizio ha pensato di lasciare Gaho a mia madre, ma anche lei aveva in programma di partire con mio padre e non ha potuto prenderlo. Così, sapendo che io rimanevo qui e che mi trovavo bene con Gaho, mia zia mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere tenerlo per un po', e così ho accettato.» Semi sorrise, sollevando leggermente le spalle.
Shirabu era rimasto in silenzio per tutto il tempo, quasi non rendendosi conto dell'interesse che aveva provato ascoltandolo.
Si sistemò un ciuffo di capelli, tenendo lo sguardo sul ragazzo davanti a sé.«E il padre di Gaho? Non poteva tenerlo lui?»
Semi parve scurirsi in viso, e questo fece intendere a Shirabu di aver appena premuto un tasto dolente. Fece per dire qualcos'altro, ma Semi lo precedette.
«Mio zio se n'è andato.» disse, il tono della sua voce si era fatto più serio. «Ha lasciato mia zia quando ha saputo che aspettava Gaho.»
Note dell'autore
Ciao!
Okay, prima di tutto chiedo scusa per non aver continuato la storia.
Purtroppo era da un po' che, per un motivo o per un altro, non ero nella "mood giusta" per continuarla. Spero di riuscire a finirla (mi impegnerò, LO PROMETTO) e soprattutto di sapere cosa ne pensate e se vi sta piacendo.
INOLTRE, vi ringrazio di cuore per le tante visualizzazioni e i like che avete lasciato, non sapete quanto sia gratificante vedere che il proprio lavoro viene apprezzato, quindi GRAZIE TANTISSIMO AWWWW~
Quindi nulla, al prossimo capitolo! :3PS: ho visto che la storia si trova al primo posto nell'hashtag semishira, sclero tantissimo.
STAI LEGGENDO
Gli opposti si attraggono|Semishira|
FanfictionSono passati sei anni da quando Shirabu Kenjiro ha terminato gli studi alla Shiratorizawa Academy. Ora lavora come pediatra a Tokyo, e non potrebbe volere di più dalla vita. Tutto cambia quando, per caso, Semi Eita entra a far parte della sua vita...