Capitolo 8

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Quella sera Shirabu tornò all'appartamento con aria tesa, avvertendo una volta entrato tutta la stanchezza della giornata.
Si tolse le scarpe, ripensando al pomeriggio che aveva trascorso con Semi.

Avevano parlato per un po', seduti nel parco, quasi non accorgendosi delle ore che stavano trascorrendo. Semi gli aveva raccontato del suo lavoro, lamentandosi di quanto fosse pesante essere un cameriere.

Shirabu era rimasto sorpreso, non aspettandosi una confessione simile. Non riusciva ad immaginare il grigio intento a svolgere un lavoro di quel tipo.

«E con Gaho?» chiese Shirabu. «Come fai ad occuparti di lui?»

«Be', quando mi capita il turno serale, lascio Gaho dalla mia vicina. Per fortuna può occuparsene la maggior parte delle volte, e quando non può porto Gaho al ristorante.»

Semi fece una pausa, giocherellando con la manica della giacca.

«Il capo mi ha dato il permesso, a patto che rimanga seduto dietro al bancone e che non combini guai.» Semi sorrise. «Gaho è davvero tranquillo, passa il tempo a disegnare o contando i bicchieri sul ripiano. Spesso, quando finisco molto tardi, lo ritrovo addormentato. È davvero tenero quando sta rannicchiato sulla sedia, con l'aria stanca.»

Shirabu annuì, rimanendo in silenzio. Era strano ascoltare la vita di quel ragazzo, una vita che non avrebbe mai immaginato potesse celarsi dietro a quell'ex compagno di squadra.

«E la mattina, invece?» Fare domande iniziava a venirgli spontaneo.

«Dipende. Qualche volta lo porto al ristorante, se non trovo qualcuno disposto a tenerlo.» Semi abbozzò un sorriso.

«E mangia lì?»

«Sì. Certo, deve accontentarsi di quello che trova nel menù, ma se lo fa andare bene. Non si è mai lamentato di nulla.»

Shirabu si ritrovò ad annuire ancora una volta, recependo quelle informazioni. Stava per fare un'altra domanda, quando Semi prese il telefono dalla tasca della giacca, emettendo poco dopo un verso di disapprovazione.

«Cavolo, sono già le cinque. Devo andare, Gaho mi aspetta e preferisco non fare tardi.»

Il grigio si mise in piedi, sistemandosi la giacca e fissando il castano ancora seduto.

«È stato bello chiacchierare un po' con te, Kenjiro. Potremmo rifarlo, se ti va l'idea.»

«Ehm, certo, volentieri.»

«Fantastico.»

Per qualche secondo i due rimasero a fissarsi, senza sapere cos'altro dire.

«Bene, io vado. Ci vediamo.» Semi sollevò una mano, salutando l'altro ragazzo e voltandosi per uscire dal parco.

«Ciao.»

Shirabu lo guardò andare via, rimanendo seduto ancora per qualche minuto. Si lasciò scappare un sorriso mentre si alzava, dirigendosi anche lui verso l'uscita del parco.

«Kenjiro?»

Ushijima stava all'ingresso, intento a togliersi il giubbotto nero e le scarpe. Shirabu si affacciò dalla porta della cucina, lanciando una rapida occhiata al ragazzo.

«Bentornato. Stavo giusto preparando la cena. Hai fame?»

Ushijima lo fissò, sorpreso da ciò che aveva appena sentito.
«Ho per caso sentito male? Stai preparando la cena?»

Shirabu sbuffò leggermente, incrociando le braccia al petto. «Come se non lo avessi mai fatto.»

«In effetti è raro vederti cucinare, da solo.» Ushijima sorrise divertito, massaggiandosi poi una spalla. «Nel caso... posso darti una mano?»

«Be', visto che lo hai chiesto.»

Shirabu tornò nuovamente in cucina, suscitando una risata nell'altro. Wakatoshi passò in bagno, dandosi una veloce rinfrescata e cambiandosi i vestiti.

Quando entrò in cucina, Shirabu stava tagliando la verdura con aria pensierosa. Il verde prese una bibita dal frigo, trangugiando la bevanda con sete.

«Non sei rientrato a pranzo.» disse, poggiando la lattina sul tavolo.

Shirabu si girò a guardarlo, sentendosi improvvisamente in colpa. Non si era ricordato di quella mattina, quando Ushijima gli aveva detto che ci sarebbe stato per pranzo.

«Merda, mi è passato completamente di mente. Davvero, scusami...»

Ushijima rimase a guardarlo, scrollando piano le spalle. «Non importa. La prossima volta avvisami prima, però.»

«Lo sai che non uso molto il telefono, se non per le chiamate di lavoro.»

«Impara ad usarlo di più, allora.» rispose, prendendo dal ripiano una pentola. «Dove sei stato? Se posso saperlo.»

Il castano si bloccò per un istante.

«Ho incontrato Semi-san e ho pranzato con lui. Cioè, me lo ha chiesto lui.» Shirabu riprese a tagliare la verdura, avvertendo un lieve calore nelle orecchie. Ushijima se ne accorse, ma non disse nulla a riguardo.

«Guarda che non siamo più a scuola, non c'è bisogno che ti rivolgi a lui o a me con quell'appellativo.»

«È l'abitudine, tutto qui.» borbottò Shirabu, fissando torvo l'altro. «E tu, invece? Quando sono rientrato non c'eri.»

«Dato che non sei tornato per pranzo, ho chiamato Tendo e siamo andati a mangiare fuori.» Ushijima lo osservò mentre prendeva i piatti. «Ti va bene se domani viene a cena da noi? Era da un po' che volevo invitarlo.»

«Perché non dovrebbe andarmi bene, scusa?» Shirabu lo guardava perplesso.

«Be', viviamo insieme, ed è giusto che io consideri anche la tua opinione. E poi non ti è mai stato molto simpatico, magari non ti andava di averlo qua per una sera.»

«Non penso di essere quel genere di persona che ti vieta di invitare qualcuno, anche se non mi piace particolarmente.»

«Grazie» Ushijima gli sorrise.

«Comunque domani è il mio giorno libero, quindi avrò il tempo di sistemare un po' la casa. Faccio anche la lavatrice.»

Kenjiro prese la verdura e la mise in un recipiente, passandola poi al più grande.
«Credo che andrò a guardarmi un po' la tv, avvisami quando è pronto.»

«Lo sapevo che avrei dovuto fare tutto io, alla fine.»

Ushijima accennò un sospiro, ma in realtà era contento. Era già capitato a Shirabu di bruciare la cena, persino sotto lo sguardo attento di Wakatoshi. Quella sera avrebbero mangiato bene, per fortuna.

Shirabu si buttò sul divano, accendendo la tv e optando per un film su Netflix. Dopo qualche minuto sentì il proprio telefono vibrare. Lo prese dal tavolino, trovando un messaggio da un numero nuovo.

Grazie per oggi, davvero.
Spero di poterti rivedere presto, è stato bello chiacchierare con te e vedere che te la stai passando bene.
PS: Nel caso non lo avessi capito, sono Eita :)

Shirabu rimase a fissare il messaggio per qualche minuto, non sapendo cosa fare.
Si limitò a spegnere lo schermo, per poi affrettarsi ad andare in cucina. La cena era pronta.

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