Capitolo 11

67 5 16
                                    

«Potresti restare a cena.»

Shirabu spalancò gli occhi, sorpreso da quella inaspettata proposta.

Si trovavano in stazione, in attesa della metro che li avrebbe riportati a casa. Entrambi erano sfiniti, ma contenti di aver passato un'intera giornata insieme. Kenjiro si era divertito così tanto che, uscendo dalla pista, si era chiesto da quanto tempo era che non si sentiva così bene con qualcuno che non fosse Ushijima, il suo coinquilino e unico amico.

Si erano messi a chiacchierare lungo tutto il tragitto, ridendo al ricordo delle divertenti cadute del castano. Shirabu aveva provato a mostrarsi offeso, ma subito scoppiava a ridere per Semi che imitava i suoi gesti impauriti e i suoi strilli acuti.

«Non è divertente.» gli diceva Shirabu, trattenendo alcune risatine.

«Oh, invece sì.» rispondeva Semi, sorridente.

Ora attendevano il loro passaggio in piedi, l'uno accanto all'altro, in silenzio, con le mani nelle tasche e gli sguardi sereni.

Proprio quando la metro stava per fermarsi, Semi si girò verso il castano, proponendogli di restare a cena da lui. Shirabu strizzò le palpebre, aprendo la bocca nel tentativo di dire qualcosa.

«C-Cosa?» balbettò, infine.

Semi lo osservò, serio, udendo il rumore del mezzo che rallentava sulle rotaie. Deglutì, sollevando le spalle mentre si schiariva la voce.

«Be'... dato che siamo insieme da tutto il giorno, pensavo che, magari, ti andava di cenare insieme.» la voce di Eita sembrava più bassa. «Se non hai altro da fare, ovvio.»

Shirabu fissò le porte della metro aprirsi, e salì, seguito dall'altro che aspettava una sua risposta.

Per poco non riuscirono ad entrare, data la quantità di persone presenti. La maggior parte indossava abiti formali, e tutte sembravano avere l'aria esausta: probabilmente stavano rincasando da una giornata di lavoro.

Shirabu riuscì a infilarsi al centro, e Semi lo raggiunse, tenendosi al corrimano per non cadere. Kenjiro provò ad imitarlo, ma si ritrovò sbalzato indietro non appena la metro riprese a muoversi. Colpì una signora alle sue spalle, rischiando di far cadere le numerose buste della spesa che teneva. Si scusò più volte, sotto lo sguardo infastidito della donna.

Semi ridacchiò piano, e Shirabu arrossì, sentendosi nell'imbarazzo più totale. Si tenne con una mano al braccio del più alto, sperando di non risultare ancora più stupido.

«Penso sia una buona idea.» parlò, cercando di mantenere un tono di voce non troppo alto. «Cenare da te... perché no?»

Semi lo scrutava, stupito, concedendosi un sorriso divertito. Trovava adorabile l'espressione impacciata sul volto dell'amico.

«Bene. Sarà una sorpresa anche per Gaho.» disse Semi, sorvolando con lo sguardo gli altri presenti. «Qualche giorno fa ha fatto un disegno in cui c'eri anche tu, sai?»

«Davvero? Che dolce.»

Semi annuì, inarcando un sopracciglio. «Almeno penso si tratti di te. Ti ha fatto molto basso e con una specie di camice addosso.»

Shirabu roteò gli occhi divertito. «Non sono tanto basso.»

«Noo, assolutamente...» ridacchiò Semi, evitando il pugno che il castano gli tirò sul braccio. Qualcuno li fissò male, e i due abbassarono lo sguardo, trattenendo le risate.

Gli opposti si attraggono|Semishira| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora