«Bene Sakura, ora apri la bocca.»
Shirabu stava controllando la bocca della piccola Sakura, premendo un sottile bastoncino sulla lingua della bambina. La osservò attentamente, annuendo tra sé quando scoprì la causa del malessere della piccola.
«Dottor Shirabu, come sta?» la madre della piccola sembrava preoccupata, e si torceva le mani con aria tesa.
Shirabu si sollevò, dando un leggero buffetto sulla guancia alla piccola, che era rimasta buona e tranquilla per tutta la visita. Si girò verso la madre, sorridendole per tranquillizzarla.
«Sakura ha una leggera infiammazione alla gola, probabilmente dovuta dal cambio di stagione.» disse, mentre la donna tirava un sospiro di sollievo. Tornò alla propria scrivania, buttando i guanti che aveva appena usato. Si sedette, prendendo uno dei foglietti che teneva lì, e scribacchiò qualcosa, mentre la donna tornava dalla piccola che tutta entusiasta le diceva quanto fosse stata brava.
«Ecco fatto.» Shirabu si alzò porgendo il foglietto alla donna, che lo prese quasi subito. «Le dia questo sciroppo due volte al giorno, mattina e sera. Se passa nella farmacia qui vicino, lo troverà di sicuro.»
La donna sorrise, mentre infilava il foglietto nella borsa, sollevata nel sapere che la figlia non aveva nulla di allarmante.
«Non so davvero come ringraziarla, dottor Shirabu. È così gentile, e c'è sempre quando ho bisogno di lei.»
Shirabu sorrise. «È il mio lavoro, signora. Sono felice di aiutare chi ne ha bisogno, come la piccola Sakura.» lanciò un'occhiata alla bambina, che si apprestava a infilarsi il giubbottino arancione.
«Su, Sakura, ringrazia il dottor Shirabu.»
Sakura guardò Shirabu e sorrise allegramente, mettendo in mostra gli spazi vuoti tra i denti, nei quali dovevano ancora spuntare i nuovi denti.
«Grazie dottor Shirabu!»Shirabu rise intenerito, accarezzandole dolcemente la testa. «Di niente. A presto, allora.»
Madre e figlia lo salutarono, prima di uscire dalla stanza in cui Shirabu effettuava le visite dei suoi piccoli pazienti. Tornò a sedersi alla scrivania, controllando le e-mail che gli erano arrivate nel pc. Mentre ne leggeva una, qualcuno bussò alla porta della stanza.
«Prego, entri pure.» disse, mentre si girava per vedere chi avesse bussato.
«Mi scusi, non c'era nessuno e così ho pensato...» il ragazzo che aveva appena parlato teneva un bambino per mano, e quando sollevò lo sguardo su Shirabu, si bloccò da quello che stava dicendo.
«Kenjiro? Sei davvero tu?»
Shirabu fissò il ragazzo per qualche secondo, cercando di capire chi fosse. Quando lo ebbe riconosciuto, spalancò gli occhi per la sorpresa e per poco non ebbe un sussulto per ciò che stava vedendo.
«S-Semi? Che cosa ci fai qui?»
Semi Eita lo stava ancora fissando, e la sua reazione non era tanto diversa da quella del castano. Stupore e sorpresa avevano preso posto nella stanza, e il disagio tra i due era diventato quasi palpabile. Semi si riscosse, raddrizzando la schiena e ridendo nervosamente, cercando di smorzare la tensione che si era creata.
«Be', ecco, non pensavo lavorassi qui. Sono anni che non ci vediamo, o sentiamo.» disse, mordendosi leggermente l'interno della guancia.
Shirabu deglutì, cercando di mantenere un tono calmo. Che cosa doveva dirgli? Forse doveva dire che aveva volontariamente smesso di giocare a pallavolo, lasciando la Shiratorizawa e interrompendo i contatti con quasi tutti i suoi compagni di squadra? No. Anche se era la verità, non voleva di certo creare ulteriori tensioni, o disagi.
Shirabu sospirò, sistemandosi con aria tesa sulla sedia. «Mi sono laureato in pediatria. Sono un pediatra, ora.»
Semi annuì, guardandolo confuso. Avrebbe voluto fargli tante altre domande su cosa avesse fatto dopo il liceo, del perché fosse sparito, ma capì che quello non era il momento giusto. Fece per parlare, prima di sentire qualcuno tirargli piano la manica della giacca. Abbassò lo sguardo, e guardò i grandi occhi verdi che lo fissavano.
«Oh, giusto.» Semi si avvicinò un po' di più alla scrivania, tenendo per mano il bambino con cui era entrato. «Lui è Gaho, mio cugino. Stamattina si è svegliato con queste sul collo.» indicò a Shirabu delle piccole macchie rosse sul collo del bambino. Gaho osservava Shirabu in silenzio, con curiosità.
Shirabu si sollevò per guardare, grato di doversi occupare di qualcosa che non lo metteva a disagio. Prese dei guanti nuovi dal cassetto, e sistemò lo stetoscopio che portava al collo. Sorrise al piccolo, che non accennava a spostare lo sguardo da lui.
«Bene, vediamo che cosa ha il piccolo Gaho.»
Semi sollevò Gaho, facendolo sedere sul lettino attaccato alla parete, e rimase in disparte mentre Shirabu lo visitava. Gaho teneva gli occhi incollati sul castano, e ogni tanto lanciava un'occhiata a Semi che gli sorrideva con fare rassicurante.
Shirabu sorrise nuovamente al piccolo, togliendosi i guanti. Si decise a guardare Semi, che già lo fissava in attesa del verdetto.
«Direi che si tratta di un'eruzione cutanea, sì. Gaho non è il primo bambino a soffrirne, e per fortuna è facile da curare.» Prese un foglietto, mentre Semi aiutava il bambino a scendere dal lettino.
«Questo mi rassicura. Sai, Gaho sta a dormire da me da qualche settimana. Ho sempre paura che possa succedergli qualcosa.» Semi sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
Shirabu annuì, non potendo fare a meno di provare curiosità per la situazione. Prima di quel momento non sapeva che Semi avesse un cugino, né che viveva da lui. D'altronde, al liceo non si erano frequentati granché, se non per via delle partite e degli allenamenti con la squadra.
«Capisco.» Shirabu scrisse in fretta qualcosa sul foglietto, porgendolo poi a Semi. «Qua c'è il nome di una pomata lenitiva per le irritazioni. Qualche giorno e dovrebbe sparirgli completamente.»
Semi prese il foglietto, infilandolo nella tasca dei jeans. Ricambiò lo sguardo di Shirabu, annuendo alle sue parole. Prese nuovamente per mano Gaho, prima di avviarsi fuori dalla stanza.
«Va bene, sarà fatto. Allora... grazie, e... ci vediamo.»
Semi lo salutò, e Shirabu li seguì con lo sguardo, fino a quando non sentì la porta d'ingresso sbattere. Si accasciò sulla sedia sospirando, con le gambe tremanti.
«Semi Eita...» mormorò, con gli occhi chiusi. «Di tutte le persone che potevo incontrare... proprio lui doveva capitarmi?»
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Gli opposti si attraggono|Semishira|
FanficSono passati sei anni da quando Shirabu Kenjiro ha terminato gli studi alla Shiratorizawa Academy. Ora lavora come pediatra a Tokyo, e non potrebbe volere di più dalla vita. Tutto cambia quando, per caso, Semi Eita entra a far parte della sua vita...