Dieci minuti dopo, Shirabu era finalmente sceso dalla metro, e camminava spedito verso l'edificio bianco che distava a pochi chilometri.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di scorgere l'interno attraverso gli enormi vetri che davano sulla strada.
Entrò, guardandosi attorno con un misto di curiosità e attenzione. Conosceva quel posto, ospitava una delle piste di pattinaggio più famose di tutta Tokyo.
Si fermò all'entrata, e sorrise. Semi girava per l'ingresso, con le mani in tasca, guardandosi l'orologio al polso di tanto in tanto. Pareva teso.
Shirabu si avvicinò a lui, e Semi lo vide, dedicandogli uno dei suoi grandi sorrisi amichevoli.
«Kenjiro!»
«Eita. Da quanto mi stavi aspettando, esattamente?»
Shirabu era divertito, e Semi lo fissò in silenzio. Trovava il castano più carino del solito, soprattutto con quell'aria giocosa sul viso. Per non parlare del fatto che lo aveva appena chiamato per nome. Cosa che, fino a quel momento, non aveva ancora fatto.
«Allora?» continuò Shirabu.
Semi si riprese e abbozzò un sorrisetto. «Scusa. Penso da almeno una mezz'oretta, o forse un po' di più.»
Shirabu spalancò gli occhi. «E io che pensavo di essere in anticipo.»
Semi rise, conducendolo per un lungo corridoio dell'edificio, C'erano molte persone, coppie e famiglie, bambini e adulti. E tutte si dirigevano verso una grande stanza dal soffitto alto e bianco, a forma di cupola.
La sala era gigantesca, e questo lasciò Shirabu parecchio stupito. Grandi illuminazioni scendevano dal soffitto, appese per delle travi, e illuminavano un ovale di ghiaccio circondato da un recinto trasparente. Il ghiaccio risplendeva, sotto la luce bianca, e una canzone pop veniva diffusa da varie casse appese nelle pareti.
C'era anche una zona ristoro, al piano superiore, con una piccola caffetteria e alcuni tavoli fuori, con vista sulla pista. Qualcuno stava seduto lì, gustandosi una cioccolata calda mentre osservava i pattinatori.
Shirabu si concesse un altro sguardo alla pista, percependo quanta allegria ci fosse nell'aria. Osservò una coppia sorridente, intenta a tenere per mano il figlio che rideva, divertito, mentre pattinavano tutti insieme.
Semi seguì il suo sguardo, e sorrise. «Mi ricorda molto Gaho.»
Shirabu lo guardò. «Come mai non lo hai portato?»
«Ecco... » Semi parve arrossire. «Oggi mi andava di passare una giornata solo con te.»
Anche Shirabu arrossì, e distolse in fretta lo sguardo. Semi sollevò le mani, sorridendo imbarazzato. «Ma te lo prometto: la prossima volta che usciremo verrà anche lui.»
Shirabu annuì, lasciandosi scappare un sorriso. Aveva visto Gaho solo una volta, nel suo studio, e gli era sembrato un bambino davvero educato e carino. Gli sarebbe piaciuto rivederlo.
Semi gli toccò la spalla, indicandogli con un cenno della testa la pista, sorridendo. «Andiamo?»
Cominciò ad avviarsi, e Kenjiro lo fermò per la manica del giubbotto. Il grigio si voltò, guardandolo con aria interrogativa.
«Devo dirti una cosa.» mormorò Shirabu.
«Certo, dimmi pure.»
Semi sorrideva, e Shirabu deglutì con fatica. Si vergognava tanto per quello che stava per rivelare.
«Io...»
«Tu..?»
«Insomma, è difficile da dire...»
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Gli opposti si attraggono|Semishira|
FanfictionSono passati sei anni da quando Shirabu Kenjiro ha terminato gli studi alla Shiratorizawa Academy. Ora lavora come pediatra a Tokyo, e non potrebbe volere di più dalla vita. Tutto cambia quando, per caso, Semi Eita entra a far parte della sua vita...