«Mi piaci, Kenjiro.» il grigio gli strinse ancora le mani, avvicinandosi al suo viso con gli occhi luminosi e le guance rosse. «Mi piaci dal primo momento in cui ti ho visto.»
E detto ciò, Eita lo baciò, le labbra premute con desiderio contro quelle del castano. Per un attimo, Shirabu fu preso dal panico, non aspettandosi minimamente un gesto del genere. Sentiva il cuore battere all'impazzata, il battito che arrivava fino alle tempie, lo stomaco stretto in una morsa dolorosa e piacevole. Fu tentato di allontanarsi, ma una volta avvertite la bocca dell'altro sulle propria, sospirò, e con fare timido ricambiò quel bacio che, ormai, desiderava inconsciamente da quando aveva rivisto Eita.
Si baciarono per alcuni minuti, anche se il castano lo fece in modo impacciato e timido. In 23 anni di vita non aveva mai avuto una relazione, figuriamoci arrivare a baciare qualcuno così, in quel modo tanto dolce quanto strano.
Strano, già, forse perché era la prima volta che si ritrovava a far girare la propria lingua contro quella di qualcun altro, a sentirne il fiato caldo e piacevole contro il proprio, che un po' sapeva ancora di quello che avevano mangiato a cena.
Eita gli lasciò le mani, spostandole sul suo viso, accarezzando la linea della mascella con le dita tremanti e leggere.
Shirabu avvertì quel fremito sulla propria pelle, e si staccò dal bacio veloce, osservando il grigio con evidente timore.
«Ho sbagliato qualcosa?»Semi lo fissò confuso, poi capì, e subito scosse la testa più volte. «No, Ken. È solo che... sono emozionato, tutto qui.» sorrise.
«Emozionato...» Shirabu ripeté quella parola con riluttanza, abbassando lo sguardo sulle proprie mani tenute in grembo.
Eita si morse piano il labbro, allungando una mano verso il mento dell'altro e accarezzando la pelle con il pollice, dolcemente. «Sì, emozionato. Da tempo aspettavo di poterlo fare, e...» si interruppe, osservando l'amico. «Tu non lo sei?»
Shirabu non rispose. Mi domanda se lo sono anche io... Che gli rispondo? Nemmeno io riesco a capirlo, pensò.
Si strinse lievemente nelle spalle, percependo gli occhi dell'altro sulla propria faccia. Non lo mettevano a disagio, ma lo facevano sentire scoperto, come se potessero captare anche la più piccola delle bugie e smascherarla.
«Non... non lo so.» si limitò a dire, massaggiandosi il collo, nervoso. «Mi sento confuso. Parecchio confuso. Ma...» sollevò lo sguardo, ammutolendosi.
Semi sembrava aver perso ogni traccia di serenità, e nemmeno guardava più il castano. I suoi occhi erano fissi sul pavimento, e le labbra serrate e piegate in una smorfia seria e triste.
Sospirò pesantemente, alzandosi dal divano per prendere le ciotole del gelato che avevano mangiato durante il film.«Forse non avrei dovuto farlo.» ammise. «Ora ti ho messo in confusione, e questo non mi piace.»
«Eita...»
«No, davvero... Mi dispiace averti messo a disagio, non ricapiterà più.» si allontanò per andare in cucina, e Shirabu lo seguì, afferrandolo per un lembo della maglietta per fermarlo.
«Eita.» ripeté, stavolta con tono più deciso.
Il grigio rimase immobile davanti all'ingresso della cucina, le dita strette nei bordi delle ciotole bianche e fredde.
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Gli opposti si attraggono|Semishira|
FanfictionSono passati sei anni da quando Shirabu Kenjiro ha terminato gli studi alla Shiratorizawa Academy. Ora lavora come pediatra a Tokyo, e non potrebbe volere di più dalla vita. Tutto cambia quando, per caso, Semi Eita entra a far parte della sua vita...