«Allora, che mi racconti?»
Si erano appena seduti ad uno dei tavoli del locale in cui avrebbero mangiato, e ora Semi guardava Shirabu in attesa di una risposta.
Il castano si sistemò nella sedia, ignorando la domanda e guardandosi attorno con aria curiosa e sorpresa.«È il ristorante che ha aperto il mese scorso, vero?» chiese, lanciando uno sguardo all'altro, che annuì per confermare.
«Sì, è quello. Ci sono venuto due volte, e mi sono sempre trovato bene.» disse Semi, sistemando meglio la giacca nella sedia.
Shirabu annuì, prima di osservare meglio il locale. Era grande e spazioso, di un bianco pulito, con una grande vetrata sulla sinistra che lo rendeva ancora più luminoso. I tavoli erano bianchi, coperti da tovaglie tonde e nere.
Alcune piante erano state messe ai lati per abbellirlo e il pavimento era composto da grandi piastrelle nere. Il tutto dava l'idea di trovarsi dentro ad una scacchiera.«Non ci sono mai venuto, avevo intenzione di passarci con Ushijima-san, ma non abbiamo mai avuto l'occasione.» disse Shirabu, spostando finalmente gli occhi sul ragazzo davanti a sé.
Semi accennò un sorriso, passandogli uno dei menù del ristorante. Shirabu guardò con attenzione i piatti, sollevando ogni tanto lo sguardo per spiare l'altro che guardava con aria concentrata le pietanze proposte.
Qualche minuto dopo si avvicinò al loro tavolo una cameriera che teneva un piccolo taccuino in mano, e li fissò con aria annoiata.
«Siete pronti per ordinare?» chiese ai due, quasi come se non facesse altro che ripetere quella frase dalla mattina alla sera.
«Sì. Io vorrei prendere il ramen insieme agli onogiri e una soda. E...»
Semi guardò Shirabu, che arrossì leggermente a quel contatto visivo, affrettandosi a spostare lo sguardo sulla cameriera.
«Uhm, per me va bene la tempura con un po' di riso. E una soda, sì.» si affrettò a rispondere il castano.
La donna scrisse la loro ordinazione sul taccuino e con fare spazientito si allontanò, sparendo poco dopo nella cucina del locale.
I due rimasero soli, e Shirabu diede un'altra occhiata in giro. Oltre a loro, nella sala erano presenti una coppia che discuteva e una famiglia che rideva allegramente.
«Non hai risposto alla mia domanda, comunque.» la voce di Semi spezzò quel silenzio che si era creato tra loro, e Shirabu fu costretto a focalizzare l'attenzione su di lui.
«Mh.» si limitò a rispondere Shirabu.
«Non ti va di rispondere?» Semi lo guardava con attenzione, cercando di comprendere la reazione del castano.
«Ti ho già detto che lavoro come pediatra, non saprei che altro dirti.» continuò Shirabu, stavolta con tono più freddo.
«Be', magari potresti raccontarmi qualcos'altro, non so. Che hai fatto in questi anni?»
Shirabu incrociò le braccia al petto, mordicchiandosi il labbro. Di nuovo si pentì di aver accettato l'invito e rimase in silenzio.
«Va bene, non insisto.» Semi sospirò, spostando lo sguardo sulla vetrata e osservando fuori.
Dopo una ventina di minuti tornò la cameriera con due piatti in mano, fermandosi al loro tavolo e mettendo le ordinazioni davanti ai due, sparendo poi nuovamente.
I due iniziarono a mangiare in silenzio, ascoltando solamente il battibecco della giovane coppia e il rumore delle auto fuori dal ristorante.
«Come sta Gaho?»
Questa volta fu Shirabu a rompere il silenzio, e Semi smise di mangiare, sorpreso.
«Bene, la pomata che mi hai consigliato ha funzionato quasi subito.» disse Semi, guardando Shirabu con un sorriso.
«Mi fa piacere.» rispose Shirabu, annuendo appena. Ripresero a mangiare, e stavolta nessuno dei due parlò.
Quando finirono, Shirabu prese il portafoglio dalla tasca del giubbotto per pagare la propria parte, ma rimase di sasso nel vedere Semi che si avviava alla cassa, pagando per entrambi.
«Non dovevi.» gli disse Shirabu, quando i due uscirono dal ristorante.
«Non importa, mi andava.»
Semi si stiracchiò leggermente, godendosi l'aria fresca del primo pomeriggio. Ormai dovevano essere le due.«Comunque, ora che farai?» Semi guardò Shirabu con aria interrogativa. Immaginava che sarebbe tornato a casa, e infatti il castano confermò la sua teoria.
«Tornerò a casa, ho delle faccende da sbrigare.» disse, guardando la strada davanti a sé.
«E se invece ti proponessi di fare un giro?»
Semi continuava a guardare Shirabu, e gli parve di vederlo diventare leggermente rosso a quella proposta.
«Ti direi di no. Ti ho già accontentato per il pranzo.» rispose Shirabu, con fare un po' seccato.
«Giusto. Ma di certo un po' d'aria fresca non ti farà male.» Semi lo punzecchiò, e l'altro si girò a guardarlo. Shirabu sospirò, prima di annuire piano con la testa.
«Tanto, ormai.» borbottò, mentre sul viso dell'altro si accennava un piccolo sorriso.
«Fantastico. Conosco un parco a qualche isolato da qui.» disse Semi, prima di iniziare ad incamminarsi con l'altro, che sperava solamente di non doversi pentire della decisione appena presa.
«Comunque, sappi che questa è la prima e ultima volta che accetto di fare come vuoi tu.» disse Shirabu, tenendo le mani nelle tasche del giubbotto.
Semi lo ascoltò, scrollando leggermente le spalle.
«Come vuoi tu, Kenjiro.» disse con un sorriso divertito, e insieme svoltarono l'angolo in direzione del parco.
![](https://img.wattpad.com/cover/283063330-288-k876792.jpg)
STAI LEGGENDO
Gli opposti si attraggono|Semishira|
FanfictionSono passati sei anni da quando Shirabu Kenjiro ha terminato gli studi alla Shiratorizawa Academy. Ora lavora come pediatra a Tokyo, e non potrebbe volere di più dalla vita. Tutto cambia quando, per caso, Semi Eita entra a far parte della sua vita...