Capitolo 5

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L'autobus si fermò e Shirabu scese alla fermata prenotata. Le portine si richiusero dietro di lui e il bus ripartì, continuando la sua corsa.

Shirabu si stiracchiò, mentre fissava la struttura che aveva davanti; lo studio dove lavorava. Rimase a guardarlo per qualche secondo, prima di incamminarsi verso di esso, aprendo la porta ed entrando.

«Buongiorno Harumi.» disse, salutando la ragazza che stava seduta al bancone della sala d'attesa, occupata a sistemare vari documenti in alcuni cassetti.

«B-Buongiorno, Shirabu-san!» esclamò la ragazza sollevando lo sguardo sul castano, sistemandosi una ciocca di capelli corvini con le guance leggermente arrossate.

Si alzò in piedi di scatto, facendo cadere una pila di fogli dal ripiano bianco. Arrossì ancora di più e Shirabu si trattenne dal ridere.

Harumi si affrettò a raccogliere i fogli da terra, e Shirabu si avvicinò a lei.

«Aspetta, ti aiuto.»

Shirabu lasciò la sua borsa sul pavimento, aiutando la ragazza a raccogliere tutti i fogli. Harumi lo ringraziò, sentendosi nervosa per la vicinanza con il medico.

«C'è qualcosa per me?» chiese il castano, mentre la ragazza teneva lo sguardo altrove.

«Uhm, sì.» Harumi prese una lettera dal ripiano, porgendogliela con mani tremanti. Si sentiva stupida a reagire così, ma non riusciva a controllare quello che provava in sua compagnia.

«Grazie.» Shirabu sorrise, facendo finta di non notare il suo tremore, cosa che la ragazza apprezzò. Prese nuovamente la sua borsa dirigendosi nel proprio studio, prima di fermarsi e rivolgerle un'altra occhiata.

«Ti sta davvero bene quel fiocco, comunque.» disse, prima di entrare nella stanza.

Harumi arrossì violentemente, aspettando di vederlo entrare nella stanza, prima di iniziare a saltellare lanciando uno strilletto emozionato.

Shirabu la sentì, e ridacchiò sottovoce. Si tolse il giubbotto e lo appese dietro la porta, prendendo posto sulla sua comoda sedia nera.

Diede una rapida occhiata alle visite del giorno, aspettando l'orario di apertura dello studio. Quando scoccarono le 8 in punto, iniziarono ad arrivare vari pazienti, che lo tennero occupato per tutta la mattina.

Quando finalmente terminò con l'ultimo paziente, si stiracchiò sulla sedia guardando l'ora; 12:10.

«Anche per oggi ho finito.» disse, passandosi una mano tra i capelli e portandosi in piedi davanti alla scrivania.

Prese la sua borsa e il suo giubbotto, tornando nella stanza principale e guardando la sua segretaria con un sorriso.

«Io vado, a domani.» la salutò.

Harumi ricambiò subito il saluto, mormorando un "arrivederci", mentre si preparava anche lei per andare via.

Shirabu uscì dallo studio, tirando un lungo sospiro. Inspirò, stavolta decidendo di non prendere il bus e cominciando a camminare verso casa.

L'appartamento distava solamente venti minuti dallo studio e il più delle volte faceva la strada a piedi, sia all'andata che al ritorno. Prendeva il bus solo quando si svegliava tardi, o quando non aveva una grande voglia di camminare.

«Kenjiro!»

Quella voce fermò Shirabu, che si voltò alle proprie spalle per vedere chi lo avesse chiamato.

Semi Eita stava fermo dietro di lui e lo guardava con un leggero sorriso sulle labbra, mentre sollevava una mano per salutarlo.

Shirabu non si mosse, continuando a fissarlo in silenzio, sorpreso. Sollevò leggermente la mano, ricambiando il saluto.

«Semi.» mormorò Shirabu, deglutendo appena.

Il ragazzo corse verso di lui, guardandolo negli occhi. Aveva la stessa giacca della giorno prima, e teneva a tracolla una borsa verde scuro. Shirabu distolse lo sguardo, puntandolo sulla strada accanto a loro mentre Semi inspirava, per riprendere fiato dalla corsa appena fatta.

«Ciao.» disse Semi, infilandosi le mani in tasca con un sorriso.

«Ciao.» borbottò Shirabu, mantenendo lo sguardo sulla strada.

Per qualche minuto i due rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. Di nuovo riprese posto l'imbarazzo, e Semi si schiarì la voce, decidendo di parlare per primo.

«Stavo per venire nel tuo studio, per fortuna ti ho visto.» ammise, guardando il castano con aria seria.

«Ti serviva qualcosa?» Shirabu evitò di spostare lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.

Cominciò a battere lievemente la scarpa sul marciapiede, volendo terminare quella conversazione il più in fretta possibile. Semi notò quel gesto, e si morse leggermente il labbro inferiore.

«Volevo ringraziarti per ieri, sai... con Gaho.»

Shirabu annuì appena, spostando questa volta gli occhi sull'altro ragazzo.
«Non c'è problema, davvero.» rispose.

Stavolta fu Semi ad annuire, e di nuovo il silenzio calò tra loro. Shirabu si sistemò la borsa sulla spalla, impaziente.

«Se non c'è altro...» disse, voltandosi dall'altra parte per riprendere a camminare.

«In realtà, ecco...» Semi fece uno passo avanti, richiamando l'attenzione del castano. Shirabu si voltò, fissandolo.

«Ecco, ti andrebbe di pranzare con me?»

Shirabu avvertì una stretta allo stomaco. Aprì bocca per parlare ma Semi lo precedette.

«Conosco un posto molto carino e non troppo affollato, per mangiare. Fammi compagnia, dai.» Semi accennò un sorriso, lasciando Shirabu senza vie di scampo. Non voleva accettare, ma lo sguardo supplicante di Semi gli fece aggrottare la fronte e alla fine sospirò, abbassando le spalle con fare sconfitto.

«Va bene, per questa volta...» borbottò, mentre il grigio sorrideva ancora di più, sistemandosi la borsa sulla spalla.

«Perfetto! Forza, andiamo, non è molto distante da qui.» Semi si girò, e Shirabu lo seguì, dandosi dell'idiota per aver accettato quell'invito.

Gli opposti si attraggono|Semishira| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora