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Pov's Soleil
Sono nella cella di Totò e con me ci sono Edoardo e o Pirucchio.
Si sono scusati per tutto quello che mi hanno fatto, ma io sinceramente non ne sono sicura, per cui al momento ho perdonato solo Edo.
Ma tornando al dunque, mi stanno spiegando come violare le regole del carcere, in modo tale che possa andare da Ciro.
Devo riuscire ad aiutarlo.
Non può rimanere il solito stronzo.
Abbiamo quasi lo stesso carattere, quindi ci potremmo aiutare a vicenda.
Ma sono contro al fatto che non possono rimanerlo là dentro per sempre.
Peggiorerà, e diventerà sempre più cattivo, insomma potrebbe diventare ingestibile.
Il suo carattere sarà peggiorato il doppio, e questa cosa non la voglio ne io e ne sicuramente i suoi compagni.
Anzi non si possono definire "amici".
Sono solo i suoi scagnozzi, che hanno paura di lui.
Se io non prendevo l'iniziativa di andare in isolamento, nessuno lo faceva.
L'unico che noto più vero è Edo.
Si vede che lo vuole bene veramente a Ciro.
"Allor è capit?" Dice Edo dopo un lungo discorso.
"Eh sì agg capit" dico appoggiando le mani sul tavolo.
"Quand accuminciamm?" Chiedo spazientita.
Edo guarda sull'orologio per poi guardarmi.
"Fra 10 minuti" dice per poi vedere fuori la cella.
Adesso descriverò cosa succederà.
Farò finta di avere un attacco di rabbia, arrivando al punto di picchiare Totò.Così il comandante mi prenderà e mi porterà via, arrivando a confessare tutto.
"Sij pront?" Dice Edo.
Annuisco in ansia.
Edo si avvicina e mi accarezza la guancia.
"Andrà bene e capit?" Dice
"Si" dico felice.
"Aspiett nattim. Totò vien ca" dice Edoardo vicino
"Provocala" dice Edo.
"C'adda fa?" Chiedo.
"Ti deve provocare, così hai una reazione più credibile" dice Edoardo.
Annuisco per poi prepararmi.
"E c t'aggia ricr?" Dice Totò.
"Ma si scem o cos? Mi devi provocare, vo ricr ca me ricr coccos ca m'adda fa ngazzà p t vattr" dico nervosa.
"Si ma nun m vattr fort" dice Totò.
"Muovt ja" dico spazientita.
"Beh t ric già ca sij na cess, e sij na stronz senza cor e faij meglij-" bastava già questo a farmi perdere le staffe.
Mi butto su di lui e inizio a riempirlo di schiaffi e pugni.
"IJ SO SENZA COR? E TU SIJ SENZA CRVELL" dico per poi dargli un calcio nelle parti basse..
"VA VA SOLÉ O COMANDANT STA VNENN" urla Edoardo.
Annuisco velocemente, per poi prendere un pezzo di vetro e puntarlo verso Totò, ma il comandante mi ferma.
"OE OE C STAIJ FACENN?"urla prendendomi dai fianchi e bloccarmi.
"STU STRUNZ" urlo per poi sputargli addosso.
"MA SI ASCIUT FOR CA CAP SOLÉ?" urla il comandante.
Totò è ridotto davvero male.
Mi spiace davvero, ma dovevo per forza picchiarlo.
"Portate Totò in infermeria, mentre io e te facimm e cunt" ringhia il comandante.
Prima di andare via mando un occhiolino a Totò e Edo e loro ricambiano.
Sono riuscita a farmi rimproverare.
Adesso manca solo che la direttrice mi spedisca in isolamento.
"MUOVT TRAS" il comandante mi strattona nell'ufficio.
Mi siedo sulla sedia a gambe divaricate e a braccia incrociate.
È il momento di recitare.
"Soleil, mi spieghi perché sei così irascibile con tutti?" Domanda la direttrice.
"Direttrí nun è colpa mij si m fann ngazzà" ringhio.
Ovviamente sto finendo.
In realtà è vero, sono molto irascibile ma questo al momento è solo una recita.
"Ci sta arrabbiarsi, ma non picchiare le persone e addirittura farle finire in ospedale" dice la direttrice nervosa per poi continuare.
"Soleil hai esagerato questa volta. Adesso è il momento di agire con le maniere forti" dice la direttrice seria.
"E qual fossr?" Chiedo incazzata, anche se già so la mia sorte.
"Sarai in isolamento" dice lei.
Nella mia testa, esulto.
Finalmente posso vedere Ciro e calmarlo.
C'è qualcosa che mi obbliga a stare con lui.
"Per un po' di tempo, poi deciderò io quando farti uscire" dice alzandosi e mettendosi seduta a fianco a me ma sul tavolo.
"Vabbuò" dico solamente anche se dentro sto morendo di felicità.
"Dottoré c'è un problema" dice il comandante.
Adesso che cazzo c'è.
Se scopro che non posso andare, li sgozzo entrambi così come stanno.
"Ovvero?" Dice la direttrice.
"Dobbiamo metterla per forza in cella con Ciro, le altre celle sono chiuse" dice il comandante.
Tiro un sospiro di sollievo.
Cazzo si.
Sarò in cella con lui.
La direttrice sospira per poi mettersi una mano in testa.
"Va bene mettila in cella con Ricci, ma che sia chiaro non voglio violenza, ne da parte sua che da parte tua. Intesi Soleil?" Dice seria.
"Sarà fatto dottoré" dico seria.
"Massimo" fa cenno con la testa di portarmi via.
Il comandante mi prende per il braccio e mi porta in isolamento.
Facciamo un bel tratto per poi arrivare fuori questo piccolo corridoio.
Entro e nella prima cella, lo vedo.
È a torso nudo, e sta fumando una canna fuori la finestra.
Suo solito fare.
Il comandante apre la cella con le chiavi, e vedo che Ciro sentendo il rumore, si gira.
Sgrana gli occhi.
"Solé e tu c c faij ca?" Dice avvicinandosi alla cella.
"T so venut a fa cumpagnij, nun si cuntent?" Domando facendo un piccolo sorriso.
Lui non risponde e continua a guardarmi confuso.
"M'arraccumann" dice il comandante per poi andare via.
"Pozz sapé che cumbinat?" Chiede Ciro spegnendo la sigaretta nel posacenere.
"Attacco d'ira" dico solamente.
"Ric a verità, a chi è vattut?" Chiede guardandomi negli occhi.
"Totò" dico fredda avvicinandomi alla finestra.
"Ma c staij ricenn? E vattut a uno dei miei?" Ringhia venendomi incontro.
"comm si manc t n futtess e lor" dico sempre girata.
Lo sento sospirare e non rispondere.
A quanto pare ho ragione.
"Solé p favor, pkke le fatt?" Chiede ancora una volta.
Mi giro e mi avvicino a lui a braccia incrociate.
"L'agg fatt p te" dico solamente.
Lui sgrana gli occhi.
"P me? E ij c c azzecc?" Chiede confuso.
"Ciro, so venut a sapé che fatt uso e drog, perciò chella matin stiv ngazzat. È over?" Chiedo onesta.
"Chi t la itt?" Chiede nervoso.
"Nisciun, ti hanno fatto le analisi, tutto qua" dico
Si mette le mani in faccia sedendosi sul letto, per poi guardarmi.
"Si l'agg fatt vabbuò?" Dice
"Pkke Ciro? T fa mal, o vir comm ta fatt addivntà?" Dico arrabbiata.
Si mette con la schiena al muro e mette la testa appoggiata.
"Pke quand m facc, m rilass, provo piacere" dice sospirando.
"E tu nun e fatt buon a vní ca, t pozz fa mal overament sta vot e mo" dice avvicinandosi a me.
"No ij invec t pozz aiutà" dico nervosa.
"E comm? Tnimm o stess carattere, nun può fa nient e capit?" Ringhia a un millimetro dalla mia faccia.
"Ciro ij invec t pozz aiutà, agg tnut a mio padre accussij, però tu faij a differenz" dico in preda al pianto.
Mi alzo e lo guardo.
"A differenz?" Chiede avvicinandosi a me.
"Si Ciro, ij t voglij aiutà. Devi darmi la possibilità di farlo, avimm avut nu sacc e litig e mazzat ma chest nun m n fott. Ij so sicur ca c putimm aiutà a vicend" dico in preda al pianto per poi continuare.
"O saij comm so vnut ca dint? Avimm pianificat tutt cos. Nun è over ca Totò ma fatt ngazzà, er nu teatrin. Tutt chest l'agg fatt pke vulev sta cu te" dico facendomi scendere le lacrime, per poi avvicinarmi alla finestra.
Improvvisamente mi sento prendere dal braccio con violenza e girarmi.
Mi tira a sé e mi abbraccia.
Ciro mi ha abbracciata.
E non è uno di quegli abbracci veri.
Un segno che una persona ha veramente apprezzato la bontà dell'altra.
Mi stringe i fianchi, mentre io ho le mani sul suo collo.
"Solé, grazij" dice con voce tremante dal pianto.
Non rispondo e mi stringo ancora di più a lui.
Ho bisogno di sentirmelo vicino.
È come se fosse una necessità.
Un lavoro che devo svolgere, altrimenti non mi sento completa.
È così che mi sento.
"P piacer scusm e tutt cos, p tutt chell c t'agg fatt" dice piangendo sulla mia spalla.
"Shhh" gli accarezzo la parte rasata della testa.
"Bast chest so cos passat, tu mo e pensa o futuro" dico.
Ci stacchiamo dall'abbraccio e io gli do un bacio sulla guancia.
S'irrigidisce e mi guarda.
Anche se vorrei darglielo sulle labbra.
Quelle labbra carnose che desiderano le mie.
"Tien ragion" dice per poi staccare gli occhi su di me.











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