Pov's Ciro
Sono in cella e sto fumando una canna, vicino al davanzale mentre Soleil sta ancora dormendo.
È vero, lo so.
Ieri sera l'ho violentata ma è stato più forte di me.
Dovevo fargli capire che la mia pazienza era arrivata a un limite, e quando una persona mi provoca, fa questa fine.
L'ho fatto anche con Viola.
Ma con Soleil è stato diverso in senso positivo, almeno per me.
Sicuramente lei mi odierà.
Ma deve capire che è mia, ormai anche tutte le sue cellule sono mie.
Improvvisamente vedo che apre gli occhi e si tiene il lenzuolo come segno di protezione.
Butto la canna e mi avvicino a lei.
Metto la mano sul suo materasso e lei si ritrae indietro.
Come un agnellino che sta per essere sbranato.
"C-ciro v-vai v-via" balbetta con voce spezzata.
Ha due occhiaie che fanno paura.
E ha ancora i lividi.
Tiro su con il naso e la guardo.
"Si ric coccos e aier ser, t'accir cu chest man" dico indicando le mie mani.
"C simm spiegat?" Ringhio.
Lei annuisce impaurita.
"Brav" gli accarezzo la guancia ma lei la stacca violentemente.
Le sorrido per poi uscire e andare in mensa.
Entro in mensa e mi siedo vicino ai miei.
Inizio a mangiare la mela e penso a quello che gli ho fatto.
Provo dei sensi di colpa, ma alla fine ho fatto quello che mi sentivo.
So che mi odierà, ma non me ne frega.
Avrò anche il modo di farmi perdonare.
"Ua uagliú aier agg sntut coccrun e alluccà" dice Totò preoccupato.
Sgrano gli occhi.
Non parlo, mi sto zitto.
Cazzo.
Mi ricordo ancora le sue urla strazianti dal dolore.
Aveva paura.
Tremava sotto di me.
E io come uno stronzo, lo facevo senza ritegno.
"Cirú ci sei?" Mi scuote Tano.
"Eh? Si" dico mentendo.
"Capito quello che ti ho detto?" Dice Tano.
"No che itt?" Domando.
Mannaggia.
"Agg itt, hai sentito anche tu delle urla stanotte?" Chiede.
"Si" dico solamente.
Madonna che ansia.
"Ne sai qualcosa?" Dice Tano.
"NO NUN M ROMPR O CAZZ" ringhio sbottando.
Lui non dice più niente, lo sa che potrebbe finire male se ribatte.Pov's Soleil.
Ciro è appena uscito dalla stanza e io sono rimasta impalata ancora così.
Sto male.
Non voglio nemmeno guardarlo negli occhi.
Ho paura.
Non voglio nemmeno che mi tocchi.
E in più mi ha anche minacciata.
Come faccio adesso a ripulirmi la mente?
"Piccré" entra il comandante.
Alzo lo sguardo e lo guardo con le lacrime agli occhi.
"E c succer?" Avanza velocemente verso di me.
"Comandà niente, ho avuto un incubo" dico tirando su con il naso.
"Ma si sicur? T vec stran" dice preoccupato.
"Sto buon" dico solamente.
Ma che cazzo.
E basta.
Non posso dire che Ciro mi ha stuprata.
Che cazzo.
Mi guarda un'ultima volta per poi annuire.
"Pripart, t'aspett for" dice avviandosi verso l'uscita.
Scendo dal letto con difficoltà, ho un dolore bruttissimo alle gambe.
Mi avvio debolmente nel bagno e entro nella doccia.
Lavo il mio corpo, per poi uscire e vestirmi.
Metto un pantalone militare, con una felpa nera.
Non posso far vedere i miei lividi.
Cosa direbbero gli altri?
Non immagino nemmeno.
Sciacquo la faccia e lavo i denti, per poi legare i capelli in una coda facendo dopo una cipolla.
Esco dalla cella e vedo il comandante.
"Jamm" mi dice.
Ho così tanta ansia.
Dovrò vederlo e stare con lui, insieme agli altri.
Il solo pensiero di avere il suo sguardo addosso, mi fa male il cuore.
"Amo" mi abbraccia Naditza appena entro in mensa.
Ricambio senza dire nulla.
Ho uno sguardo buio e triste.
"Comm staij amore mij?" Dice lei accarezzandomi la guancia.
"Bene" mento.
"Sicur amo?" Dice preoccupata.
"Si amo tranquilla, jammc assettà" dico prendendola per mano.
Passo davanti a Ciro e i suoi.
Mi guardano tutti con uno sguardo assassino, tranne Edo che è normale e mi sorride, mentre Ciro sorride sadico.
Sto così male.
Se solo potessi non aver passato quella notte.
Se solo non avessi spalato tutta questa merda.
Adesso forse non starei così.
Mi siedo al tavolo vicino a Naditza, con Silvia e Serena.
"We solé, tutt appost?" Sorride Silvia.
Annuisco debolmente.
Improvvisamente Naditza batte una mano sul tavolo.
"C sfaccimm solé c tien?" Dice preoccupata.
"Nadí tranquill" dico rassicurandola.
"No invec no, m le ricr. Nun t voglij vré accussij" insiste con rabbia.
Almeno lei sta andando in fondo.
Mi sta spronando a parlare.
Per questo gli voglio bene.
È una persona che capisce gli sguardi col solo pensiero.
Improvvisamente scoppio a piangere.
Non so che fare cazzo.
Sto male.
Ho paura di dirlo a tutti.
"Amo no" viene Naditza vicino a me.
"Solé no p favor" mi abbraccia Silvia.
Serena si aggiunge e mi bacia la fronte, abbracciandomi.
Davanti a me vedo Ciro che mi sorride per poi farmi l'occhiolino.
Fa schifo.
Che uomo di merda.
Non si merita di vivere.
È vero sono stata la prima a rompergli il cazzo, e pretendevo pure che lui avesse una reazione alle mie provocazioni.
Ma non a questo punto dio!
Non arrivando ad uno stupro.
Ci sto male basta.
C'è anche Edo che mi guarda triste.
È davvero dolce quel ragazzo.
Non come Ciro che ha il male dentro.
"Amo" dice Naditza prendendomi la testa fra le mani.
"P favor nun chiagnr, faij sta mal pur a me" dice con le lacrime agli occhi.
"Abbracciami" dico solamente.
Se adesso ho bisogno di qualcosa, è sicuramente un abbraccio, e quello di Naditza è sicuramente il necessario.
Lei senza pensarci due volte, mi stringe a sé.
"Ti voglio bene nadí" dico piangendo a singhiozzo.
"Pure io amo, ma devi dirmi cosa è successo" dice lei piangendo insieme a me.
Lo devo fare.
Lei deve saperlo.
Mi posso fidare
La guardo
"Va bene lo farò" dico sicura e piangendo.
Mi da un bacio in testa per poi sedersi vicino a me.
Passiamo la mattinata a fare colazione per poi avviarci in cortile.
Sono con Naditza sulla panchina, mentre Serena e Silvia sono a giocare a pallavolo.
Voglio bene a tutte e tre, ma Naditza è la priorità.
È l'unica che mi capisce.
"Mi vuoi dire quello che è successo?" Dice Naditza.
"Che giorno è?" Dico d'un tratto.
"E chest c vo ricr?" Domanda con tono pacato.
"Aggià sapé che giorno è" dico
"Martedì" dice lei.
"Oggi c'è l'attività con Teresa vero?" Chiedo.
"Si alle 4" dice lei.
"Bene allor ogg quand stamm in do laboratorij to dic, mo no" dico guardandola.
"Pkke mo no? Stamm sul ij e te" dice lei.
"Nadí, mo no p favor" dico solamente.
"Vabbuò amo nun t preoccupà, ij vac a pazzià a pallavolo. Vuo vní?" Dice lei alzandosi
"No amo vai, ij sto ca" dico solamente.
Annuisce per poi andare via.
Non potevo dirglielo adesso.
A parte che davanti a me c'è Ciro che nonostante è girato dall'altra parte, non mi fido lo stesso.
E poi attorno al campo ci sono i suoi scagnozzi.
E come ultima cosa, sento l'odore di viola nelle vicinanze.
Senza nemmeno dire "quando parli del diavolo spuntano le corna" ecco che mi appare davanti.
Mi guarda per poi sedersi vicino a me.
Sta zitta per 4 secondi per poi parlare.
"Allora che ti ha fatto?" Dice con un leggero sorrisino sul volto
"Brav, tien ragion" dico solamente con tono arrabbiato.
"Ti ha fatto male?" Chiede.
"Mi sono sentita morire dentro" dico con la voce rotta dal pianto.
"L'ha fatto anche con me, ma non mi sono disperata come hai fatto tu. Anzi" dice sorridendo.
"Nun simm tutt quant ugual" dico nervosa.
"Lì è il bello. Noi donne dobbiamo eccitare gli uomini" dice con tono provocatorio
"Beh sicurament non tutt quant" ringhio.
"E invece si. Lo so che quelle urla, erano le tue quando lui ti affondava dentro, non negarlo a tutto il penitenziario. Lo sai che prima o poi la verità viene a galla" dice provocandomi
Mi avvicino a lei e la prendo per i capelli
"Si t prmiett e ricr na virgol, t spacc a facc" ringhio.
Ride guardandomi negli occhi.
Tolgo le mani dai capelli con violenza per poi allontanarmi di nuovo
"Mi raccomando" dice alzandosi per poi andare via
Questa è un'altra fuori di testa.
Parla come se nulla fosse.
Tutti malati qua.
Vedo Naditza correre verso di me.
"Amo" dice con la voce affannata.
"C vulev chella pazz?" Dice
"Amo nulla, semp è solit cos" dico mentendo.
"Vien Ca" dice abbracciandomi.
"Qualsiasi cosa che hai, tu m le a ricr e capit? Te a fidà e me " Dice Naditza.
"O sacc nadí o sacc" dico facendo uscire le lacrime.
Vedo Ciro che mi guarda, fumandosi una canna e sorride.
Inspira il fumo e tira su con il naso in modo violento.
Vuole lasciarmi in pace?
Non gli è bastato l'incubo che mi ha fatto passare?
Spero solo che dopo all'attività del laboratorio non succeda nulla di male.
Dio aiutami tu.
"Piccré" arriva il comandante.
"Si?" Dico urlando di poco.
"Ci stanno i tuoi genitori" dice
Sgrano gli occhi.
I miei genitori?
Ho l'ansia alle stelle.
Non gli dirò nulla dello stupro, però purtroppo mio padre conosce il mio sguardo a un miglio da qua.
Capisce quando sono arrabbiata.
Capisce quando sono triste.
Capisce tutti i miei sentimenti.
Non riesco a mentire, lui capirebbe.
Come cavolo faccio!
Mi alzo dalla panchina e mi avvio con il comandante verso la sala colloqui.
Passo davanti a Ciro, proprio davanti alle sue gambe, infatti mi sento sfiorare una gamba.
Mi stacco violentemente e raggiungo il comandante.
Arriviamo in sala comune e vedo mia mamma e mio padre.
"Vita mij" dice mio padre per poi abbracciarmi.
Il mio bellissimo papà.
Lo adoro.
Ma non posso dirgli di tutto quello che è successo.
Scoppierebbe una rivolta.
"Papà" sussurro.
"Vit e mammà" mi abbraccia mamma.
Ricambio l'abbraccio per poi sedermi sulla sedia difronte a loro
"Allo? Comm staij?" Dice mio padre stringendomi le mani.
"Sto buon" dico con difficoltà.
Abbassa meglio la testa per vedermi in faccia.
"Sicur?" insiste.
Cazzo lo sapevo.
"Pà si t sto dicenn" dico triste.
"No nun è ov-" non finisce di parlare che mia mamma lo interrompe.
"Andrea e ja" dice mia mamma spintonandolo dal braccio delicatamente.
Lui mi guarda.
"Eh vabbuò, staij buon" dice lui sospirando.
"Comm vann e cos ca dint a mammà?" Dice mia mamma toccandomi il polso
"Semp è stessi cos mà, alla fine ca dint è comm si tu faciss semp e stess cos" dico sbuffando.
"Ciro t sta rann fastidij? No pke si veng a sapé na cos for man, ij a chist o cir" ringhia mio padre.
Ecco qua.
Questa è la conferma, che io a mio padre non devo dirgli nulla.
Altrimenti andrà a finire male.
Molto male.
"No pà è tranquill, ogni tant succer cocc litig ma tutt appost" dico mentendo ovviamente.
Ogni giorno litighiamo.
"Menumal, comunque ij t'aggia ricr na cos" dice mio padre.
"Ric" dico
"Abbiamo una famiglia contro" dice mio padre.
Per favore papà non dire quella famiglia.
"Pà p piacer nun dicr chella ca pens"dico con faccia implorata.
"Abbiamo i valletta contro" dice papà.
BINGO!
"C SFACCIMM" urlo battendo un pugno sul tavolo.
"Soleil" mi richiama Lino.
Alzo la mano come per dire che mi sono calmata.
"Pà e mo comm facimm?" Chiedo.
"Nun o sacc, ma sacc sul ca si ca dint sient a coccrun ca parl mal ra famiglia nost, è pkke la obbligat antonio valletta. È un nostro rivale" dice mio padre.
"Po mument ij nun m'arricor-" non finisco di parlare, perché dei flashback annebbiano la mia mente.
Flashback
"io dei Terranova me ne fotto, li piscio in faccia e capit?" Annà pava p chell cann fatt"
Fine flashback
"Ciro" sussurro guardando il vuoto
"Eh? Over faij?" Domanda mio padre nervoso.
Lo guardo per poi annuire.
Questo ragazzo mi sta complicando la vita ogni giorno.
"MANNAGG O RIAVL O SAPEV" urla mio padre battendo un calcio alla sedia.
"GIOVANE, EH CI CALMIAMO?" urla Lino.
Mio padre annuisce per poi dire di calmarsi.
"Sntit ij m'avvij afor, c sentimm a mammà nu bac" dice mia mamma dandomi un bacio in fronte.
Io non dico nulla.
"Solé a papà stamm assntí, te sta accort cu chist. Ij stong afor e si t succer coccos, ij nun t pozz difendr" dice mio padre.
"Papà nun t preoccupà e sta tranquill ij m sacc difendr" dico rassicurandolo.
"Vabbuò, ij comunq che vallett prov a c parlà, sper ca nun m ricn nient" dice mio padre.
Mi alzo e lo abbraccio.
Gli voglio così bene cavolo.
L'unico uomo in grado di non lasciarti mai.
"E comunc tu si sicur e sta buon? Amor a papà nun staij bon s ver" dice mio padre triste.
"Pà te lo assicuro" dico abbracciandolo.
"T voglij ben pà" dico piangendo.
"Pur ij ammor mij" dice mio padre con voce rotta dal pianto.
"Mi spiace interrompere, ma Soleil deve andare via, vi potrete rivedere sabato" dice Lino con freddezza.
Mi stacco dall'abbraccio, e tiro su con il naso.
"Cià pà" dico andando via.
"SOLÉ STATT ACCORT" urla mio padre.
Gli sorrido da lontano per poi salutarlo con la mano.
Esco della sala comune, piangendo.
La mia vita sta andando peggio di giorno in giorno.
Ieri lo stupro, adesso i valletta.
Che cazzo basta!
E lo sapevo che mio padre riusciva a capirmi addirittura dentro la retina, quando qualcosa non va in me.
Gli volevo tanto dire dello stupro che Ciro mi ha fatto, ma non ho potuto.
Mio padre potrebbe morire.
I Ricci sono più forti.
E non posso far andare sotto la sua vita per colpa mia.
Non me lo perdonerei nemmeno in un'altra vita.
"Amo" viene Naditza.
Mi abbraccia e io ricambio.
"Com'è andata?" Dice Naditza.
"Bene amo grazie" dico accennando un piccolo sorriso
Anche se è falso.
Non è vero.
"Vabbuò amo" dice per poi baciarmi la testa.
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NON LASCIARMI MAI|🐻❤
RomanceSoleil Terranova è una ragazza di 17 anni figlia di uno dei boss più pericolosi della zona. È una ragazza molto impulsiva, irascibile, e antipatica. Cresciuta in una famiglia di camorristi, ha solo imparato cosa vuol dire la parola violenza. Vive a...