CAPITOLO 13

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POV: Jimin.

Apro lentamente gli occhi. Mi guardo intorno e noto di non essere nella mia stanza. Mi guardo. Sono.. in boxer? E indosso..una maglia che non è mia.
Ho un mal di testa terribile, non ricordo un cazzo. Quanto ho bevuto ieri??

La porta si apre e mi giro di scatto.
《Ti sei svegliato》
...
Jungkook?! Sono nella casa di jungkook?!
Che cazzo ci faccio qui?!

《Perché sono a casa tua?》ho paura della risposta. 《Non ricordi davvero nulla?》 Sospira e si passa una mano tra I capelli.
Scuoto la testa.
《Ieri..eravamo ubriachi fradici. Mi sono svegliato di notte per vomitare. Ti ho poi portato a casa mia.》

Non incrocia il mio sguardo. 《Perché non ho i miei vestiti?》 Gli chiedo indicandomi.
《Ti sei vomitato addosso dopo essere sceso dalla macchina》 sogghigna.

Si prende pure gioco di me. 《Cos'è successo davvero..stanotte?》 Gli chiedo titubante.
Mi fissa serio. 《Non l'hai capito?》 Guarda il pavimento.

《Non abbiamo fatto...non l'abbiamo fatto vero?》 Dimmi di no jungkook.
Non mi risponde e continua a fissare il pavimento. Non ci credo..
Ho fatto sesso con jeon jungkook.

Non è possibile che l'abbia fatto con lui. 《La mia prima volta..è stata con te. In discoteca. Spero almeno che tu non mi abbia costretto..》borbotto.

《Eravamo marci ok? Tu mi hai detto che se lo desideravo potevo scoparti. Ho provato a dirti che era meglio non farlo, te lo giuro sul bene che voglio ai miei hyung. Ma tu hai poi iniziato e mi hai anche fatto un lavoretto li sotto..ero ubriaco marcio anche io e mi sono buttato》 mi risponde. Parla di fretta, gli trema la voce.

Non sembra mentire però. Mi passo una mano tra I capelli e scuoto la testa. Com'è potuto accadere? Sono immerso nei miei pensieri ma sento jungkook chiamarmi più volte.

《Mi ascolti?》 annuisco e lo guardo.
《Dicevo che ti avrei portato a casa tua dato che è di fronte alla mia. Ma era chiusa a chiave e tu eri svenuto e non hai potuto dirmelo.》. Mi fissa, cosa passerà in quella sua testa?

《Be..grazie che mi hai aiutato e non mi hai lasciato li. Un'altra persona l'avrebbe sicuramente fatto.》 È stato un gesto gentile da parte sua. Non me l'aspettavo, nonostante io abbia capito che lui si mostra forte e uno a cui non frega un cazzo di niente e nessuno, escluso sé stesso.

Ho capito che non è così, non è come si mostra. Perché ti nascondi dietro alle maschere jeon jungkook?

《Lo fai anche tu jimin.》 Parla all'improvviso. 《Che cosa?》 Non sto capendo.
《Anche tu ti nascondi dietro alle maschere. Hai parlato ad alta voce》.

Sospira e riprende a parlare. 《Sono felice che tu non mi veda come mi vedono tutti.
Ma ci sono dei motivi per non mostro il vero me stesso. E questo vale anche per te. Non penso tu voglia sapere perché lo faccio, e non credo tu voglia dirmi perché lo fai. Ma siamo simili jimin.》Mi guarda serio.

Non saprei che dire, credo sia arrivato il momento di conoscere il vero jeon jungkook. Ed è ora che lui conosce vero park jimin.
《Jungkook io voglio conoscere il vero te. E tu meriti di conoscere il vero me. Ci conosciamo dall'inizio del liceo anche se non ci siamo mai conosciuti davvero. Ci siamo sempre solo dati fastidio.》 Mi avvicino a lui.

Mi guarda, non dice nulla. Una lacrima solca il suo viso, e questo mi fa stupire non poco. Gli asciugo la lacrima, al che lui alza il viso e mi guarda.

《Va tutto bene kook. Non sei obbligato, sappi solo che ti ascolterò》 lo rassicuro.
È la lima volta che lo vedo così.. esposto.
《Sei sicuro jimin?》 Mi chiede.
Annuisco sicuro e lo guardo.

Inizia a parlare. 《Sono nato 17 anni fa, i miei genitori da sempre hanno viaggiato sempre molto per lavoro. Siamo una famiglia ricca grazie al loro lavoro ma non mi vanto per questo. Tutti pensano che ho avuto una vita perfetta. Richezza, affetto dei genitori, amicizie e vizi. Ma non è così. I miei genitori erano presenti raramente e quando erano a casa mi calcolavano di striscio. Non mi hanno mai visto come loro figlio, mi hanno visto solo come una persona che avrebbe ereditato tutto. Poi quattro anni fa capii di essere gay. Mi disprezzarono, mio padre mi picchiò e mia madre rimase a guardare inorridita da me. Da quel giorno mancarono ogni volta. Non tornarono a casa. Mi mandavano regolari soldi per la mia badante, per potermi comprare vestiti e da mangiare. Finalmente l'anno scorso mi hanno comprato questa casa, perché volevano vendere la villa di famiglia. Mi ricaricano la carta con molti soldi solo perché devono, fino ai miei 19 anni. Poi due anni fa mi fidai di un ragazzo. Ero innamorato e credevo che anche lui lo fosse. Ero talmente perso, e immaturo che lo seguii. Il giorno del suo compleanno gli feci un regalo, ma lui voleva solo il mio corpo. Mi violentò e mi lasciò inerme. Da allora non seppi più nulla di lui. I miei migliori amici lo scoprirono e ci rimasero di merda. Non andai da uno psicologo perché i miei non volevano. Mi dissero che non ero stato violentato, me l'ero preso in culo come il frocio che sono, parole loro. Io ho due anni per trovarmi un lavoro e una casa. Per colpa di queste cose io sono diventato quello che tutti conoscono. Uno stronzo menefreghista, che da fastidio alle persone per le sue insicurezze. Ho imparato ad amarmi ma solo di fisico. Ogni notte ho incubi, vedo il mio ex che mi vuole fare del male come due anni fa. Dopo quell'accaduto ebbi molta difficoltà a ricevere abbracci dai miei amici, o anche solo essere toccato. Tremavo subito e cadevo a terra tremante. Ho iniziato ad indossare una maschera che tolgo solo davanti a nam, yoongi, e jin hyung. Questo è tutto》 finisce di parlare.

《Jimin stai piangendo》 lo guardo triste. Mi asciugo le lacrime e lo abbraccio di insinto. Rimane immobile ma poi ricambia l'abbraccio e inizia a singhiozzare sulla mia spalla. Gli accarezzo i capelli per tranquillizzarlo.

Sono inorridito da quello che gli è successo.
《Kook sei davvero fortissimo. Sei ancora qui, a sopportare tutto il dolore. Sei davvero una forza e ti ammiro per questo.》 Lo rassicuro.

Maledizione esistono davvero persone del genere. Non posso crederci.
《Jimin..vuoi raccontarmi la tua vita? Io ti ho raccontato tutto. Sai tutto di me ora. Vorrei fosse la stessa cosa per te.》

Rimango a fissarlo poi inizio a parlare.

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