Bokuto Koutarou

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Okay, l'ho scritto in un AU e non ne sono per niente convinto, è anche corta, quindi se non ti piace la rifarò!

Richiesta da:RosaLindaDAuria

Sembra quasi comico, sapete?

Il vortice oscuro che le prendeva la testa ogni volta che ci pensava, ogni volta che lo vedeva, di nascosto naturalmente.

Il presentimento che tutto ciò sarebbe finito, che sarebbe durato a lungo quanto un soffio di una salata brezza marina.

Ma lei il mare non lo aveva mai visto. A dire la verità, lei non aveva visto nulla. Tutto ciò che diceva si basava su futili informazioni di quei libri che si riduceva a leggere ogni volta che poteva, per via della noia o della tristezza.

Suo padre era il re, e lei doveva sembrare degna di lui. Tutte le sue giornate come un inutile loop, che continuava da quando ne aveva memoria.

In realtà, questo loop sfiancante era stato interrotto dall'unica persona che la faceva sorridere davvero. L'unica persona che le stava vicino negli attacchi di cui nessuno, neanche suo padre era a conoscenza. La persona che rischiava la sua vita per stare con lei e proteggerla, e non per ordine di suo padre.

Ma non era possibile far continuare questa relazione, se così era definibile.

Lei era la principessa, la bella del regno, mentre lui? Lui era una semplice guardia. Neanche un generale, un soldato. Non doveva neanche sperare. Non dovevano neanche sperare.

E mentre quel turbinio di emozioni la confondeva per l'ennesima volta, nell'aria fresca della notte si sentì avvolgere da un calore familiare. Due forti braccia che le afferravano la vita, una risatina velata nel suo orecchio.

Risatina che si spense subito dopo, mentre lei si girava.

Due mani sulle sue guance, bagnate dalle lacrime che non si era accorta di star versando. Il suo tono preoccupato, nel chiederle se stava bene.

Domanda stupida, ma che le rivolgeva solo lui. La faceva sentire speciale, anche se era tutto sbagliato.

Era sbagliato il fatto che fosse innamorata di un uomo alla pari di un servo, o in generale di un uomo.

La avevano sempre cresciuta con il pensiero di doversi innamorare di un principe degno di lei, di qualcuno alla sua portata, che la facesse sentire la principessa che era. Lei non voleva. Voleva combattere, cavalcare nei campi, fare tutto fuorché la stupida principessina da salvare.

Ma sapeva di non avere scelta, e sapeva che suo padre non avrebbe esitato più di pochi secondi prima di mandarla nelle segrete per "educarla", cosa che gli aveva visto fare con suo fratello.

Così si era adeguata, e aveva messo su un sorriso falso, mentre il suo cuore veniva lentamente e inesorabilmente mangiato dal rimpianto di non essere abbastanza coraggiosa da ribellarsi e liberarsi una volta per tutte da quella vita che si sentiva stretta, da quel senso di oppressione che aveva sempre addosso.

L'unica sua salvezza la vedeva in lui, nei suoi occhi gialli e curiosi come quelli di un gufo, nei folti capelli grigi e neri e nelle sue forti e calde braccia. Ma sapeva quanto tutti i suoi sentimenti potessero essere distrutti da un possibile passo falso, da un cenno del padre o da una porta aperta senza bussare.

Non voleva metterlo in pericolo, era l'unica cosa che non voleva proprio fare. Ma dentro di lei sapeva di essere così egoista da tenerlo con sé, e lui sicuramente non sarebbe andato via.

Non poteva lasciarlo, quando i suoi sentimenti erano così forti, quando lei le aveva promesso di insegnarle a vivere, quando le aveva promesso che avrebbero visto il mare insieme.

Tutti questi rischiosi momenti insieme, lo avrebbero potuto mettere in seri guai.

Si girò lentamente, facendo spostare le sue mani sulle spalle di lui, e donandogli un malinconico sorriso, mentre poggiava la fronte sulla sua.

Ignorando la sua domanda, gliene pose una lei.

-Scapperemo insieme?-

Le sue mani, che allentavano la loro forza sulla vita di lei, gli occhi che si spalancarono dalla sorpresa, e dopo pochi secondi un sorriso, di quelli che le facevano sciogliere il cuore.

-Ogni volta che lo vorrai-

Si ritrovarono così a cavalcare verso il mare, come lei aveva sempre voluto fare, mentre il vento le scompigliava i capelli e le trombe di allarme suonavano dietro di loro.

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