CAPITOLO 1

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La città sotterranea. Un luogo sudicio, dove la luce del sole non ha mai fatto la sua entrata in scena. Le regole per poter sopravvivere in questo luogo sono semplici...o bevi o affoghi. I palazzi e le case cadono a pezzi, ma cosa bisogna aspettarci da edifici costruiti con materiali di scarto? La risposta è semplice...il nulla. Il vuoto che si può vedere all'interno degli occhi di ogni persona costretta a dover abitare lì. La paura, che quel giorno trascorso possa essere anche l'ultimo.

Le persone che abitano nel sottosuolo, hanno imparato a convivere con la paura ed è per questo che ormai sono abituate a tutti e a tutto. Ma due nomi...diffondono il terrore. Il solo nominarli fa accapponare la pelle, gelare il sangue nelle vene.

La Vedova Nera. Non si sa se sia maschio o femmina, non si sa il vero nome, non si conosce il volto. Il nulla. Si sa solo, che dove egli passa, poi rimane solo un corpo senza vita e una ragnatela disegnata su una qualsiasi superficie. Tutte le sue vittime sono state uccise con una dose letale di una sostanza ignota.

Il Re Di Cuori. Al contrario del primo nome, probabilmente questo apparterrà ad un maschio. Anche qui il vuoto totale. Solo il modus operandi è noto. Un taglio netto alla gola e l'assenza del cuore all'interno della vittima. Nemmeno una goccia di sangue a terra, tutto perfettamente pulito. Al posto del muscolo vitale, una carta francese raffigurante il re di cuori.

All'interno della città, in uno degli angoli più remoti, era stato aperto uno Strip Club...Paradise. Era molto famoso e popolato, soprattutto la sera. Era famoso per i suoi alcolici. Buonissimi senza alcun dubbio e preparati da uno dei barman più giovani mai visti...Eren Jeager. Bello, era dir poco...con dei lunghi capelli castani, occhi color smeraldo, alto e con fisico che sembrava essere stato modellato a mano.

Paradise, era molto famoso per gli alcolici e l'innegabile bellezza del barista, ma ancora più famoso per i suoi stripper

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Paradise, era molto famoso per gli alcolici e l'innegabile bellezza del barista, ma ancora più famoso per i suoi stripper.

Il nome che tra di essi più spiccava, era quello di un uomo basso, con dei capelli corvini portati alla militare. Un fisico scolpito da dio greco e una bellezza e sensualità capace di attirare chiunque, maschi e femmine. Il suo nome? Levi Ackerman, chiamato anche Il Caporale.

Era, se così si può definire, l'attrazione principale del locale

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Era, se così si può definire, l'attrazione principale del locale. Fruttava un sacco di soldi durante lo spettacolo e, per il dopo scena, era quello che costava più di tutti.

Dopo scena? Precisamente. Ovviamente, non ci si può di certo aspettare che in un posto del genere, un uomo come il corvino, potesse cavarsela con un balletto attorno ad un palo. Inizialmente aveva scelto di non prestare il suo corpo per soddisfare qualche desiderio sessuale di un pervertito qualunque, ma dopo il 3 stupro che aveva subito alla fine del suo turno lavorativo, aveva deciso che se non poteva evitarlo, almeno si sarebbe fatto pagar fior di quattrini.

Il Caporale, dire che fosse un uomo attraente era un eufemismo, ma nessuno conosceva il vero lui, per lo meno i clienti. I colleghi invece....oh loro lo conoscevano. Non mostrava i sentimenti, era decisamente poco espressivo, ma un espressione che sul suo volto non mancava mai, era la rabbia o l'indifferenza. Se doveva dire una cosa, la diceva e basta, senza vie di mezzo e non si faceva alcun problema a provocare o sminuire qualcuno, che fosse un superiore o un subalterno. Ma una cosa che lo caratterizzava particolarmente era la sua fissazione per il pulito. Ogni notte, subito dopo la chiusura del locale, Levi, radunava tutti i colleghi e dava direttive su come pulire affondo il luogo e soprattutto le camere ai piani superiori. La risposta degli altri ragazzi era sempre la stessa: un pugno sul cuore e, guardando fisso di fronte a loro, urlavano "si Caporale".

Era decisamente snervante dover pulire dopo una nottata passata in quel locale, e di questo il corvino ne era il più consapevole. Ma forse, quei piccoli attimi in cui passavano tutti insieme il tempo a pulire e scherzare, servivano anche per poter andar avanti. Era da queste piccole scenette, che si ripetevano ogni sera, che il corvino aveva preso quel soprannome.

Rubini RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora