L'arte dentro noi

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Il museo "Tate Gallery" di Londra stava per chiudere e quando i due giovani ci passarono davanti, gli adetti alla sicurezza facevano giusto entrare le ultime persone.

Così, con qualche strattone, occhi lucidi da parte di Annabeth e la risata arresa di Percy, si ritrovarono dentro senza praticamente un'anima disturbante.

In sostanza, tutto quello che la ragazza potesse mai desiderare nella vita.

I loro passi risuonarono sul parquet di tutte le stanze vuote, se non fosse per le pareti ricoperte da ogni pezzo d'arte.

Dopo aver fatto passare le ultime persone davanti, per poter riuscire a stare esclusivamente da soli, Percy sorprese la bionda facendole fare una giravolta nel bel mezzo del corridoio dalle alte e grigie pareti, con le loro risate già impresse.

<<Vai Annabeth, ricopiamo questa statua>>

<<Sei impazzito per caso?>> chiese scettica

<<Assolutamente no>> rispose prontamente per poi attirarla a sé.

Gli stomaci che si sfioravano tra gli strati dei capi invernali che indossavano.

Si trovavano faccia a faccia con espressione seria, pieni delle iride l'uno dell'altra, propriamente come nella scultura.

Poi Percy ruppe il magico momento immobile, scoccando un bacio a fior di labbra della ragazza.

Procurandosi solo uno sguardo al quanto odioso, ma non privo d'amore.

~

Mentre Percy cercava ancora di collegare la spiegazione del significato data dalla sua ragazza sul quadro esposto, Annabeth era già oltre.

Imbambolata, su due piedi piantati al centro del pavimento rispetto al quadro che stava osservando.
Aveva la testa inclinata all'indietro -che faceva sembrare i suoi capelli ancora più lunghi- per poter far entrare nella sua cornice visiva tutto il dipinto.
Gli occhi erano accessi come ogni volta che trovava qualcosa di ammagliante. La bocca era leggermente spalancata dallo stupore.
Le mani scendevano lunghe dritto i fianchi, inermi, pari alle gambe snelle.

Scuotendo la testa, il suo ragazzo le se avvicinò sogghignando prendendola per le spalle; non riuscendo nemmeno a farla sussultare.

Sembrava analizzare ogni singola tonalità dell'opera come se l'artista le avesse appena chiesto di farlo in persona.

Dopo qualche minuto di silenzo, ella sbatté le palpebre e si girò di lato per guardare Percy, che ora cercava di captare una qualche informazione da quel quadro.

<<Questo è "La metamorfosi di Narciso" di Salvador Dalì>>

Percy la guardò a sua volta, se possibile più confuso di prima.

<<So chi è il pittore Beth, essendo il tuo preferito probabilmente, ma non riesco a decifrare il dipinto in sé>>

Annabeth sorrise un po' beffarda, perché stava aspettando solo il suo prossimo momento per poter far parlare la sua conoscenza senza freni.

<<È ispirato alla storia di Narciso nella mitologia Greca. Colui che amava talmente sé stesso da essere affogato e deceduto sul suo stesso riflesso.
Quando ero adolescente la sua storia -con quella di Eco specialmente- mi aveva alquanto affascinata e aiutata -in un certo senso- lo sai.
In più questo dipinto in particolare, può risultare difficile da capire.
Se non si conosce la storia dietro o l'autore non ci si arriverebbe mai.
Questo fattore me lo fa amare ancora di più. Amo le cose che non tutti riescono a comprendere. In questo quadro è tutto così stranamente perfetto>>

<<Anche avere una Sapientona come te al proprio fianco può essere utile>>

Annabeth non potè fare altro che ridere e prenderlo per mano.
O meglio, per le dita.

Loro avevano questa abitudine di prendersi costantemente e toccarsi solo due dita.
Dava alla loro mente una sensazione di certezza e profonda intimità.

<<Quindi questo viene dall'epoca->>

Percy interruppe improvvisamente la sua spiegazione su un'altro tratto di pennello, alzando un dito in aria.

<<Dall'epoca del Surrealismo!
Come qualsiasi opera di Dalì>>

Annabeth lo guardò soddisfatta e sbalordita <<Giusto>> fece una piccola pausa per poi aggiungere:
<<Allora mi ascolti veramente>>

Sembrava un particolare così banale a gli occhi di molti, ma per lei non lo era affatto.

Il passato l'aveva segnata, e nonostante avesse superato tutto lo schifo, alcune piccole attenzioni dedicatele non le sembravano ancora vere.

<<Certo che ti ascolto, Annabeth>>

Fu ella questa volta ad avvicinarsi delicatamente a lui per poi raggiungere le sue labbra.

Un bacio lento e riconoscente.
Ma meglio, per essere in tono con l'opera: era un bacio surreale.

<<Ti amo>> gli sussurrò nell'orecchio, tantè che inzialmente anche lui fece fatire a sentire.

<<Quanto l'arte?>>

<<Vedo che qualcuno qua si sente importante>> disse indicandolo al petto

E lui -da giovane molto maturo- le morse l'indice scappando nell'altra sala.
Facendosi seguire da un'Annabeth felice e con parole che le frullavano nella mente, per poi posarsi sulla punta della lingua "forse anche di più"

~

Si trovavano all'uscita del museo mentre aspettavano impazienti il taxi in quella via gelata, seduti sul marmo altrettanto gelato delle scalinate.

Lui poggiava la testa sulle ginocchia di ella. E come ci fosse arrivato, proprio non si sa, magari per una risata troppo coinvolgente.

Annabeth passava le unghie attraverso ogni ciocca nera di Percy, mentre lui giocava con un suo riccio per non farlo ricardere sul proprio viso.

Lei teneva e torturava delicatamente il mignolo di Percy, testarda e decisa a non lasciarlo.

Si beavano del calore reciproco, senza staccarsi le mani da dosso; quasi fosse la loro fonte vitale.
Ironico pensare che, davanti ad altre persone a malapena si baciavano.

<<Puoi lasciarmi la mano ora eh>>
l'avvisò sarcasticamente lui.

In risposta ella lo strinse ancora più forte <<No. Scordatelo>>

Dal basso il sorriso compiaciuto sul volto di Percy nacque e Annabeth cercò di fermare -inutilmente- ogni strano pensiero.

<<Solo perché prenderesti freddo>>

Percy rise liberamente <<Mhm, certo>>

In lontananza, dei forti tuoni rimbombavano avvertendo l'arrivo dell'acqua a breve.


I nostri respiri-Percabeth OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora