Felicità mancata

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Mi diressi verso il balcone dell'appartamento.
Un leggero vento aleggiava sopra la meraviglia di una Londra immersa nelle stelle. Ogni volta mi lasciava senza fiato, ed io mi lasciavo cullare dal silenzio, sedendomi contemporaneamente per terra sulle piastrelle fredde.
Una voce alle mie spalle mi risvegliò dai miei pensieri, brevi ma contorti.

<<Hey, sei qui!>>
Percy si mise affianco a me.
Io sostenevo lo sguardo sulle luci delle case sfocate.

<<Cercavi di scappare eh>>
Lo disse in modo sarcastico con un flebile incurvo ai lati del volto, ma nella sua voce c'era una nota di pura delicatezza e comprensione. Un fondo di verità innocente.
Finalmente lo guardai negli occhi, e percepii dal suo viso -quasi spaventato- che probabilmente avevo un'espressione fredda e agghiacciante. Cercai di addolcirmi il più possibile.

<<Forse>>
Non credo sapesse a cosa mi riferissi, in realtà.
Mi soffermai sulla calda luce della cucina alle nostre spalle che mandava un forte contrasto ai miei occhi nel buio che ci circondava, rendendolo piacevolmente accogliente. 

<<Annabeth, so che ti stai tormentando su qualcosa. Quindi, da cosa scappi?>>
Aveva le soppraciglia corrugate in modo buffo, come ogni volta quando si preoccupava.
Annegai nei suoi occhi per qualche istante, finchè decisi bruscamente di chiuderla lì.

<<No, non è niente. Tranquillo>>

Colsi subito una note di delusione nel suo atteggiamento.

<<Allora, ti lascio sola>>
Non lo disse con cattiveria.
Anzi, al contrario, lo disse pieno di amore nei miei confronti. Pareva aver percepito tutto.
Mi resi conto che -per una volta- da sola non volevo proprio starci.
Mi girai lievemente sulle mie gambe incrociate e riuscì ad afferargli il polso appena in tempo con le mie dita tremanti.

<<Resta>>

Mi guardò in un misto tra perplessità e riconoscenza, poi tornò da me. Non ne fui sicura ma credetti che non anvendolo respinto, lo avessi reso contento.
Per un pò di tempo non disse nulla, e gli e ne fui eternamente grata. Si percepiva solo il peso opprimente di quell'intimità.

<<Da me stessa.
Scappo da me stessa.
Dai miei pensieri e dal mondo.
O almeno, ci provo>>

Percy mi addocchiò come si usa fare con un vetro rotto.
Come se fossi piena di fragilità e difetti, e l'unica scelta possibile, era provare pena verso di me.
Mi stava iniziando a ribollire il sangue nelle vene.
Io non ero debole.
Ma poi il mio ragazzo mi tolse ogni dubbio parlandomi stupefacentemente. E allora capii che mi stava regalando solo uno dei suoi rari sguardi. Quelli pieni di ammirazione.

<<Credo di aver finalmente capito come ti senti ora.
Non è la prima volta che assisto ad un tuo momento così.
Però è la prima volta che mi chiedi di restare>>
Accennò ad un sorriso tenero e riconoscente.
<<Ma ricordati che non rimmarai sola, Annabeth. Concediti di essere felice, e perchè no? Anche di condividere la tua infelicità con qualcuno, come adesso.
Ho sempre pensato che fossi troppo dura con te stessa e lo sai.
Quindi ti prego, non autodistruggerti, non odiarti per troppo.
Non come l'ultima volta>>

Gli si incrinò la voce e un vuoto improvviso si imposessò di me, portandomi indietro nel momento a cui si riferiva.
Avevo passato un mese duro e pieno di schifo verso me stessa. Avevo alzato la mia corazza stando da sola ed isolandomi. Nonostanste fossi l'unica persona in quel momento che non dovessi vedere.
L'unica a farmi del male. Psicologicamente, intendiamoci.
Ed ecco che ci stavo ricadendo.
Il fardello di predentere sempre il meglio da se stessi, era una arma a doppio taglio.
Avere una mente così veloce e pompa di idee era difficile da gestire a volte.
E lo sapevo decisamente, anche fin troppo, bene.

Poi Percy mi tirò un leggerò pugnetto sulla spalla risvegliandomi

<<Oppure chi mi salverà dai guai pianificando tutto?>>

Risi. Stroncai il silenzio ridendo imperterrita senza staccare gli occhi da Percy. Ancora una volta, coscente dell'amore verso di lui.

<<Grazie...ma da quando sei così poetico?>>

Lo vidi illuminarsi di energia, come se fosse stato colpito da una scossa elettrica. <<Ohhh segreti del mestiere>>
Poi mi si avvicinò all'orecchio bisbigliando:
<<Sto solo copiando dalla migliore, nell'usare le parole in modo oppurtuno>>
Spero non lo diedi a vedere, ma sentì il calore prendere posesso delle mie guance.
Percy mi lasciò un soffice bacio sull'incavo del collo per poi appoggiarsi con la testa sulla mia spalla.
Un brivido lungo l'intero corpo mi fece stringere attorno alla sua felpa, ovviamente e palesemente blu.
Iniziai istintivamente a giocare con i suoi capelli corvini, soffici al tatto. E ad intrecciare le ciocche appartenenti alla nuca, più lunghe rispetto al resto.

<<Percy, voglio sapere la tua più grande paura>>

Si tirò su da me e mi fissò a lungo, con la bocca semi-aperta, cercando di capire la sorgente nativa di quella domanda.

<<Credo sia di non riuscire a soddisfare e rendere felici chi lo fa reciprocamente con me. Ho paura anche di perdere le persone a me care>>

Lo disse con nonchalanche, e a dire la verità, credo perchè sapesse che io, non nutrivo dubbi che fosse così. Che fosse quella.
Lui, da sempre troppo insicuro e buono.

<<Tu riesci a rendermi felice.
Ricordatelo, Percy.
Anche quando non sono in grado di dimostrartelo>>

Lui probabilmente sentii un' irrefrenabile voglia di unirsi a me, perchè mi baciò con necessità.
Potevo sentirla dal modo in cui schiudeva e riapriva la bocca, lentamenete e poi velocemente, per catturare ogni mio respiro. Nel modo in cui mi teneva il capo stretto, per non farmi allontanare.
E anche dal presupposto, che io per prima avevo bisogno delle sue labbra sulle mie.
Inaspettatamente, una pioggia leggera ci investì, come se una forza superiore avesse deciso che quello era il momento ideale.
Ci staccamo svogliatamente finchè la sua domanda non alleggiò nell'aria come polvere dopo una bomba.

<<Ora però, dimmi la tua Annabeth. La tua più grande paura>>

Feci un respiro talmente tanto profondo, che per un secondo pensai di aver finito tutto il fiato a disposizione.
Quando provai a parlare non uscii nessun suono.
Percy mi prese la mano e io trovai il coraggio di iniziare.

<<Vedi in realtà è una, composta da più cose collegate tra loro. Solo che essendo tutte aggrovigliate fanno parte dello stesso ramo.
Meglio che te lo spieghi per bene>>

Percy annui deciso come un tifoso, non lasciandomi la mano.

<<Ho paura di non riuscire a realizzarmi come persona.
Di non riuscire a costruire qualcosa di permanente e duraturo.
Paura di sentirmi inutile e di ricadere nel mio passato>>

Sentivo la pioggia incalzante riempire lo spazio e i nostri vestiti attillarsi al corpo, mentre noi ci spegnavamo in un infinito abbraccio felice.
Di quella felicità, che ormai da troppo tempo mancava.

I nostri respiri-Percabeth OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora