Gocce sull'asfalto

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Non era pronta.

Aveva la valigia nella mano sinistra, che stringeva forte come a voler passare in quel bagaglio la morsa, altrettanto potente, che sentiva nel suo petto.

Annabeth però non era pronta a chiudere un'altra porta, cedendola al passato.
La porta di cui era sicura, fino a poco prima, che sarebbe stata la più duratura e stabile di tutta la sua intera vita.

La porta dell'amore.

La relazione con Percy si era raffredata da quasi un anno a questa parte, ma aveva pensato che fosse normale dopo dieci anni, un momento di distacco. Dopotutto lei era sempre la prima a prendersi del tempo per se stessa.

Ora, che invece camminava lentamente con gli occhi lucidi per il loro appartamento, Annabeth non provava niente.

Niente, che poi niente non era affatto,
si sentiva oppressa dal vuoto dei sentimenti mancanti.

Anche se di una cosa era sicura:
Non era pronta a lasciare andare Percy.

~

In un primo momento non credeva nella durata delle relazioni.

Poi aveva conosciuto lui.
Erano sostanzialmente cresciuti insieme, fino a quando  decidettero di prendere una casa tutta loro a Londra, dopo grandi sacrifigi e imprese.

Che dire di adesso?

Entrambi venticinquenni;
Un ragazzo ancora addormentato che sbavava nel sonno, ignaro di una ragazza che aveva deluso.
Una ragazza che stava per lasciare una parte della sua vita in una casa silenziosa e priva di amore.

Proprio Annabeth, che amava il silenzio, ora le sembrava di troppo.

Mentre continuava a rimandare l'uscita dalla porta e riviveva i momenti vissuti lì, sentì una voce preoccupata e ansiosa chiamarla in modo ovattato.

Era Percy.

<<Annabeth? Dove sei?>>

Praticamente corse per vedere dove fosse, non avendola trovata distesa con lui nel letto, o in cucina a preparare il solito piano della giornata.

Stavolta si trovava al piano di sotto, che ammirava con compassione le scale che tanto lodava.

Percy arrivò e aveva il viso preoccupato, come se dopo tutti quegli anni non sapesse che ad Annabeth non piaceva essere aiutata e non avesse alcun bisogno di essere difesa.
Ma lui -testardo- non smetteva mai.
E forse infondo alla giovane non dispiaceva così tanto.

Nonostante Percy sapesse dei sentimenti svaniti, era comunque corso per lei, per vedere dove fosse o come stesse.
Ad Annabeth fece male questa consapevolezza.

Lui però questa volta, a differenza di sempre, trovò solo una figura che si stagliava in piedi con il viso e la mente spenta. Una figura irriconoscibile tanto scarsa era l'aura che radiava solitamente. Ora, irradiava solamente una profonda malinconia.

Si guardarono e ovviamente come per tutti quei fottutissimi anni, si capirono senza parlare.

~

Fu Percy ad interrompere lo strazio che provavano gli occhi nel continuare a cercarsi e parlarsi senza il loro permesso.

<<Annabeth?>>

Pronunciò il suo nome in modo tetro, scrutandola da cima a fondo.
La voce tremava quasi più delle mani.

<<Che sta succedendo...ti senti bene?>>

Ci risiamo.
Quel tono ingenuo e lei che doveva spiegargli le cose come da principio.
Le sue labbra si stiraro un poco all'insù e i suoi occhi si accesero per quella piccola gesta, ormai diventata ricordo, che però a lei piaceva tanto.

I nostri respiri-Percabeth OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora