la rimpatriata

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Sono passati un paio di giorni dall'incontro con Ozan e finalmente ci siamo decisi di organizzare una rimpatriata tra ex amici, ricordando i bei tempi in cui ero in Turchia ed ero felicemente fidanzata.

L'uscita prevede una cena su uno dei grattacieli più alti di Milano e, casualmente, sarà l'ultima sera qui in italia per Can. Ammetto di aver scelto questo giorno apposta così da non rivederlo più per un po' di tempo, spero sempre.

Esco dall'auto sapendo già di essere in ritardo, Ozan già mi aspettava dentro. Sono sulla soglia della porta d'entrata quando arriva un taxi che frena all'improvviso, scende Can che paga in fretta e ringrazia l'autista.

<<buonasera>> mi dice

<<ciao>> 

Ed entramo.


Effettivamente Ozan ci stava aspettando con un bicchiere in mano di vino, che guidava i grattacieli e al nostro sguardo ha aperto la bocca scioccato. Sì, eravamo arrivati insieme ma non come pensava lui.

<<buonasera ragazzi>> ci dice <<accomodatevi pure>>


La serata prosegue con chiacchiere, vino, risate e di ricordi di vecchi tempi.

<<vi ricordate la gita in barca? Sara che aveva paura di annegare ahahah>> dice Ozan

<<eh non sapevo nuotare!>> rispondo

<<in realtà erano tutte scuse ahaha non voleva farsi semplicemente gara di tuffi>> ribatte Can

<< sapete quanto odiavo l'acqua!>> dico ridendo


<<cambiamo discorso: ho saputo che sei diventata mamma! raccontaci di lei>> propone Ozan

<<si! si chiama Astrid e ha due anni>>

Mento sull'età, così Can non può capire che la bimba è in realtà sua figlia

<< è molto bella e intelligente, fa l'asilo e mi fa dormire la notte! questo è l'importante!>> continuo

<<e il padre?>> chiede Can

<<entriamo sul personale, preferisco non parlarne>>

Ozan e io ci guardiamo, lui mi sorride e inizia il silenzio imbarazzante per qualche minuto.


<<beh ragazzi è stato un piacere, io domani devo entrare a lavoro presto quindi se non è un problema io andrei a casa!>> dice Ozan

<<si vado anch'io. Astrid mi aspetta a casa. Buonanotte ragazzi>>

Mi affretto a pagare e uscire, li saluto e mi avevo verso il parcheggio.


<<era il nostro nome preferito. Se avessimo avuto dei figli li avremmo chiamati così>> sento una voce avvicinarsi. è Can.

<<hai cambiato idea in fretta poco dopo>> ribatto mentre apro la portiera.

Lui corre incontro a me, blocca la portiera e si appoggia al tettuccio della mia auto.

<<non mi hai mai dimenticato ammettilo>>

<<buonanotte Can fai buon viaggio>> 

<<no>> prende e mi baci all'improvviso.


Un bacio a stampo. L'ho così tanto desiderato in questi anni, da bacio a stampo diventa con la lingua, che insieme si intrecciano come giri di valzer. Il bacio dura qualche minuto, ha le mani sulle mie guance e io gli tocco il petto.

<<buonanotte>> mi dice quando si stacca da me

<<vieni da me>> dico imbarazzata


Sogno questo dopocena da cinque anni. Ammetto.

Piedi per terra e testa nel cielo / CAN YAMANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora