lacrime metalliche

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Rimpianto.
Spero di non rimpiangere niente,
Sperava...Lei era stata messa in una sala d'aspetto dal pavimento verde vomito e le pareti bianche, decorate da uno squallido dipinto che a lei non piaceva... era abbastanza striminzita. Davanti a lei c'erano le macchinette e una scritta "pronto soccorso", non vedeva l'ora di andarsene da lì, quel posto le metteva agitazione... continuava a guardarsi intorno seduta, senza muovere un muscolo. Era come un cadavere in quell'ambiente abbastanza colorato. Girò leggermente la testa alla sia destra. I suoi occhi si posarono su una busta del ghiaccio abbandonata lì da qualcuno, sicuramente qualche ora prima... provò a ricostruirne la storia con la mente, mentre nei suoi auricolari adesso partiva una cover nella sua lingua di Addict, famoso fanmade tratto da Hazbin Hotel, un programma per adulti pesante e volgare...ha sempre adorato queste cose. Ma decide di cambiare canzone. Non le sono mai piaciute le canzoni italiane, ma ora nelle sue orecchie cantava Cesare Cremonini, con una vecchissima poetica, che le mette le lacrime agli occhi. Alzò al massimo la musica e continuò a spostare lo sguardo per la stanza. I suoi anfibi facevano attrito sul pavimento verde acido della sala d'attesa. Attorno a lei, 11 sedie vuote, l'ospedale sembrava quasi vuoto. A volte si toglieva un'auricolare solo per sentire la voce della segreteria al microfono che intimava a dei pazienti di tornare nelle camere, notò che veniva nominata la camera 5 parecchie volte. Sorrise, qualcuno cerca di scappare dalla monotonia di un ospedale? Davanti a lei due uomini prendevano il caffè alle macchinette. Prima che potesse anche solo pensare a cosa ci fosse scritto sulla maglietta del più anziano, un ragazzo con due tatuaggi quasi nuovi si avvicinò a lei. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente, sembrava che volesse dirle qualcosa, non è brava nelle notizie a sorpresa... che cos'è? Cosa? New life degli o+s le tuonava negli auricolari, mentre la ragazza dai capelli blu alzò la testa cercando di capire perché quell'uomo le stesse andando incontro.
"Hai qualche rimpianto?"
Sgranò gli occhi. Non si aspettava che le cose andassero così. Aveva gli occhiali, cosa doveva nascondere? Quelle spesse lenti trasparenti avevano il potere di risaltare un colore ormai spento di due occhi stanchi, che cercavano palesemente una persona sul quale appoggiarsi per il resto della serata... ma lei sentiva che non era per questo che lui la stava affiancando così.
"Che cosa rimpiangi?"
Un'altra domanda a vuoto. Non rispose, non sapeva chi o cosa l'aveva portata lì quel giorno, se non l'incredibile voglia della sua migliore amica di far controllare i polsi della nostra protagonista ai medici.
"Rimpiangi di non essertene andata prima?"
Quell'uomo la guardava con fare famelico. Girò la testa. Una ragazza bionda stava venendo verso di lei con un'aria assorta, quasi svogliata. Il suo camice bianco svolazzava ogni volta che faceva un passo. Aveva delle scarpe nere, lucide, e in mano aveva già pronto un foglio.
"È quello che vuoi? Rimpiangere di non aver salutato chi avevi l'occasione di salutare?"
Come sapeva lui?
Quella notte doveva essere ricoverata, semplicemente avrebbe dovuto darsi il tempo di guarire. Ma i suoi piani erano altri.
La finestra del quarto piano era accessibile, e lei aveva in mente di farci visita quella notte. Non pensava che avrebbe potuto cambiare idea.
La donna bionda si stava avvicinando. Quando l'uomo cadde a terra. La sua gamba era messa male, la ferita era grave e probabilmente dalle sue condizioni avrebbero dovuto amputargliela. Ma non aveva solo questo. La ragazza notò che al cuore aveva un dispositivo grigio, lampeggiava di una luce verde... si sarebbe spenta se le cose si fossero messe male? Lui la guardò, senza dolore negli occhi, ma con saggezza. I suoi 40 anni erano la prova di quanto la vita potesse essere bastarda. Sembrava sulla soglia del paradiso, eppure la sua mente aveva ancora così tanti anni da vivere.
"Nessun rimpianto"
Lei sgranò gli occhi. Ma lui come sapeva? Come faceva a sapere? Come?
Si mise il cappuccio nero sui capelli, mentre quattro infermieri si avvicinavano all'uomo, che aveva ancora gli occhi aperti, e guardava la ragazza con un'aria persa. solo allora a lei caddero gli occhi sul dispositivo. La luce verde era ferma. Non spenta, ma non lampeggiava più.
Si girò, davanti a lei adesso c'era l'uscita.
"Nessun rimpianto" quella voce continuava a morderle la coscienza. Uscì a passo svelto dall'ospedale e percorse qualche tratto a piedi. I piedi le facevano male, le braccia pure. Il suo sguardo speranzoso si guardava attorno pallido. Anche la luce dei lampioni era buia in quella serata tetra e calda, che le portava ad avere le maniche lunghe in ogni caso. Si guardava attorno. Vedeva pochi alberi e tante macchine, tante luci in movimento che alle 8:20 di sera erano pronte a dirle "cammina, torna a piedi."
Perché new life nelle sue orecchie era in loop?
Dalle sue tasche cadevano pezzi metallici di sogni infranti. Abbassò la mascherina e guardò davanti a sé.
lui non ce l'aveva fatta.
Ma lei non voleva rimpianti.
Accompagnata dalla differenza selettiva di una vita sempre uguale che sapeva di metallo e lacrime di luna, in un agosto dilaniato dalle risate delle persone che usavano l'eyeliner come boccetta di profumo, riempita con le proprie lacrime, guardava davanti a sé e vedeva libri con rose appassite usate per segnare le pagine macchiate di una sostanza che non era caffè, purtroppo per lei.
L'ultimo sogno infranto cadde dalle sue tasche. Dietro di lei una fila di baci mancati potevano ora graffiare le ruote delle macchine che sarebbero passate lì, fino ad aprile.
Ora non era più un problema suo.
Niente rimpianti in questa notte senza stelle.
I suoi occhi pieni di lacrime dolci bastavano già.

𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒃𝒍𝒖, 𝒍𝒖𝒄𝒊 𝒈𝒊𝒂𝒍𝒍𝒆.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora