CAPITOLO 7

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Un suono che assomigliava a uno squillo di campanello svegliò Kaea di soprassalto. Disorientata, si mise a sedere sul letto. Il rumore continuò e lei scosse la testa nel tentativo di schiarirsi le idee. Oh, era il suo cellulare!

Il numero era sconosciuto... Le vennero in mente decine di pensieri raccapriccianti. Se fosse stato Matthew, gli avrebbe detto ciò che pensava. Quella sera non si era neppure presentato. Lei aveva camminato avanti e indietro per ore con lo sguardo fisso all'orologio e poi aveva avuto difficoltà ad addormentarsi. Rispose con un tono determinato.

"Pronto?"

"Kaea Pearce?" chiese una voce maschile.

"Sì, sono io."

"Mi spiace disturbarti a quest'ora... Lo so che è tardi. Sono Ethan Winwood. Volevo dirti che non può venire questa sera."

Lei si voltò verso la sveglia elettronica sul comodino.

"Dato che sono le due di notte, ci ero arrivata anch'io."

"Sì... Be'... Mio fratello ha avuto un incidente lungo la strada. Il dottore ha detto che si rimetterà presto, ma..."

Il cuore di Kaea le arrivò in gola.

"Il dottore?"

"Sì, l'ambulanza l'ha portato all'ospedale. Il suo camioncino è distrutto. Quando lo scoprirà, ne sarà davvero scioccato."

Lei tentò di scacciare il panico che la stava travolgendo.

"Come sta?"

"Um... Un paio di costole rotte, una leggera commozione cerebrale e una gamba ferita non gravemente. Se la caverà in un paio di settimane."

Ormai completamente sveglia, Kaea si strinse le mani per impedire che tremassero.

"In che ospedale è ricoverato?"

"Al County Hospital. Lo porteremo a casa domattina. Il dottore gli avrebbe concesso di tornare a casa anche questa sera se non fosse stato per la commozione cerebrale. Lo svegliano ogni ora per domandargli come si chiama. Ero presente quando l'hanno fatto l'ultima volta e lui ha borbottato qualcosa a proposito di avvertirti, poi si è assopito."

"Grazie per avermi chiamato, Ethan," disse lei con la mente che lavorava in modo frenetico.

"Di niente," replicò Ethan. "Buonanotte."

Lui interrompe la conversazione, però Kaea era rimase con il cellulare in mano prima di interrompere a sua volta. Al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere a Matthew, si sentì correre un brivido gelido lungo la schiena.

E se fosse morto? Per un momento, il buio rischiò di soffocarla. Buttando indietro le coperte, si alzò dal letto e accese tutte le luci. Andò in corridoio e le accese anche lì, poi scese al piano di sotto e illuminò il soggiorno finché tutta la casa non sembrò un albero di Natale.

"Tanto non potrei tornare a dormire," mormoro tra sé e cercò di dominare la paura e affrontare la situazione.

Entrando in cucina, si versò un bicchiere di latte e lo bevve d'un fiato. Ultimamente, le sembrava di avere sempre sete. S'immaginò Matthew sanguinante e imprigionato nelle lamiere contorte del suo camioncino.

Con la mente, lo vide disteso in un letto d'ospedale. Un'altra immagine più insidiosa lo dipinse immobile in una bara di pino. Il cuore accelerò i battiti e il panico s'impadronì di lei. Non voleva che il suo bambino crescesse senza un padre.

Malgrado i dubbi che nutriva sul suo conto, era sicura che sarebbe stato un ottimo genitore. Matthew non avrebbe ignorato suo figlio, com'era accaduto a lei. Quella consapevolezza la colpì con la violenza di uno schiaffo. Kaea chiuse gli occhi e scosse la testa. Non aveva tempo per tutto ciò. Ora doveva correre da Matthew e assicurarsi che stesse bene.

UN AMORE MIRACOLOSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora