19. I never left

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Questo capitolo è per Dan, per tutte le volte in cui ha pensato di non essere più abbastanza, per tutte le volte in cui si sarà sentito dire che la sua carriera è finita. È per coloro che lo insultavano per aver lasciato la Red Bull, che lo chiamavano un fallito. È per chi crede che contino solo i mondiali e non la carriera in quanto tale.
È per chi crede che la Formula 1 sia solo uno sport. Is redemption day for Daniel Ricciardo e io sono qua, che tremo, con le lacrime agli occhi e un sorriso grande grande, come il suo. Sono qua perché Daniel mi ha insegnato umanamente più di qualsiasi altro pilota. Grazie Dan, grazie per tutto. You never left così come i tuoi tifosi. 🥇🍯💛

Alabama
Con il fiatone arrivo finalmente al circuito, quando le frecce sfrecciano sopra il rettilineo principale. Solo ora mi ricordo di aver ignorato Daniel, leggendo i suoi numerosi messaggi e sorridendo. Gli scrivo un incoraggiamento breve e conciso, so bene che ora non ha tempo per i papiri che gli vorrei dedicare.
Entro nel box dal retro, aiutata da una donna della McLaren che si è gentilmente offerta di guidarmi. Mi siedo giusto in tempo per la partenza. I semafori si spengono di colpo lasciando calare un silenzio tombale. Poi le macchine sfrecciano, l'una di fianco all'altra, così vicine da farmi paura. Inevitabilmente chiudo gli occhi, incrociando le mani in preghiera e sperando solo di vedere l'auto arancione sfrecciare davanti a tutte le altre dopo le prime curve. Un sussulto generale del box mi fa aprire gli occhi d'istinto. La numero tre è in testa, anche se Verstappen la marca a vista.

Da qui in avanti ho il cuore in gola tutto il tempo, le gambe che tremano e le mani sudate. Dimentico tutto, tutte le litigate, tutta la gelosia, tutta la distanza. Quello che conta ora è che Daniel sia lì, stia comandando la gara e stia tornando ad essere il pilota di cui mi raccontava.

I giri continuano a correre, i pit stop vanno tutto sommato bene e Daniel vede concretamente l'opportunità di vincere. Anche perché questa McLaren in rettilineo sembra imprendibile. Poi il botto, il fumo, la bandiera gialla. Mi blocco, aspettando solo di avere un'inquadratura sull'incidente o, ancora meglio, sulla monoposto arancione intatta.
Sono pochi secondi, ma non respiro. Continuo a fissare gli schermi inerme, riuscendo solo ad immaginarmi gli scenari peggiori. Non avete idea di quanti brutti pensieri si possano fare in una manciata di secondi. Mi immagino Daniel coinvolto nell'incidente, mi immagino la sua macchina distrutta, magari in fiamme. Mi immagino lui che non risponde ad un team radio, mi immagino come una vittoria risulti al quanto stupida se confrontata alla morte.
Questi pensieri non mi abbandonano nemmeno quando vedo che le auto coinvolte sono quella di Max e quella di Hamilton. Se da un lato sospiro sapendo che i due più grandi ostacoli alla vittoria di Daniel sono ormai fuori, dall'altro non riesco a levarmi dalla mente l'immagine della ruota di Verstappen sul casco del sette volte campione del mondo.

A risvegliarmi ci pensa Lando, che compare alle spalle del suo compagno di squadra prepotentemente. Questo forse è lo scenario peggiore, perchè solo Dan sa quanto soffra il confronto con il giovane talento inglese. Me lo ha confessato lui stesso, il sentirsi vecchio, inadeguato e ormai fuori da questo mondo.
Deglutisco a fatica, pregando con ogni mia forza che Norris non batta Daniel, non di nuovo, non qui, non così.
E non so se sono le mie preghiere, il buon senso del giovane pilota o la bravura dell'australiano, ma so che Lando non ci prova più. E gli ultimi giri corrono più veloci che mai, mentre le due frecce arancioni comandano il Gran Premio di Monza.

"Alabama, vieni è ora" È Micheal a parlare, prendendomi per mano e trascinandomi quasi di forza sotto il podio. Da qui si vede perfettamente l'ultima curva, la parabolica, da cui per l'ennesima volta vedo la macchina numero tre passare.
"Daniel Ricciardo wins in Monza!" Esclama lo speaker, facendomi rendere conto solo ora di quanto appena successo.

Daniel ha vinto a Monza! Ha vinto! Ha vinto cazzo!

Daniel
Anche l'ultimo semaforo si accende. È incredibile da spiegare, ma quando sei qua, in prima fila, con davanti a te solo la pista, la testa è stranamente vuota.
Non penso a come affrontare la prima curva, non penso a Max, alla gara in sè o a qualsiasi altra cosa.
È come se avessi il cervello in blackout.
I semafori si spengono tutti insieme, io mollo la frizione e abbasso a tavoletta l'accelleratore, dirigendomi in curva uno.
Correre tra amici solitamente è divertente, ma quando il tuo migliore amico si gioca un mondiale, la prospettiva di mandarlo fuori non è delle migliori. Fortunatamente Max sembra essere della stessa idea, non ponendo troppa resistenza e lasciandomi passare. Conoscendolo penserà di sorpassarmi facilmente appena avrà il DRS, ma non ha fatto i conti con la McLaren. Ogni volta che lo vedo più ingombrante negli specchietti, arriviamo in rettilineo dove scappo via. Non so se potrò resistere così tutta la gara, ma ci proverò con tutte le mie forze.

Quando poi mi dicono che Max e Lewis si sono neutralizzati a vicenda, mi rilasso di colpo.
È come se mi rendessi conto di cosa effettivamente io stia facendo. Sono in una macchina di Formula 1, sono al comando di un Gran Premio, e che Gran Premio, e devo solamente fare ciò che mi riesce meglio, guidare.
Mi diverto, sorrido sotto la visiera e canticchio perfino.
Lando dietro di me non mi spaventa nemmeno, non può battermi, non qui, non oggi.
Lui sarà pure uno dei giovani di più belle speranze del nostro sport, ma io sono Daniel fucking Ricciardo. Uno che come vincere un gran premio lo sa molto bene, a dirla tutta, molto meglio di Lando Norris.

Con un sorriso a trentadue denti percorro l'ultima parabolica, avvicinandomi al muretto sotto la bandiera a scacchi.
Con un urlo liberatorio mi apro nel team radio, sentendo la gioia non solo della mia vittoria, ma di un 'uno due' che la McLaren aspettava da troppo tempo.

Sono nuovamente un vincitore di F1.
Sono nuovamente sul gradino più alto del podio.
Sono un vincitore per la McLaren.

Sono Daniel Ricciardo e non me ne sono mai andato.

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