Alabama
Scranton. Una discreta cittadina della Pennsylvania conosciuta soprattutto per la serie TV 'The Office' e per aver dato i natali al nostro neo presidente Biden.
Per me, però, è sempre e solo stata casa.A dirla tutta, io non vivevo al centro della città, bensì in una piccola villetta in periferia, con un giardino modesto e il recinto bianco.
Quelle case dei film, belle e perfette, dove vivere l'infanzia che ogni bambino può desiderare.
Ed è proprio tra quelle quattro mura che ho coltivato i miei più grandi sogni, recitando davanti alla specchiera della mia cameretta, provando le prime scene copiate dai film che avevo visto la sera prima.
Sognavo il grande schermo, Hollywood e la Walk of Fame. Posso dire di aver realizzato tutti i miei sogni, ma a quale prezzo?I ricordi mi accompagnano lungo tutto il tragitto dall'aeroporto a casa, vissuto in rigoroso silenzio su un taxi, in compagnia di un insolito taciturno Daniel.
Penso abbia capito anche lui il momento, rispettando i miei spazi e la mia emozione. Anche se non lo sa, questo sconosciuto al mio fianco mi sta dando una forza che da sola non avrei.
"Se non fosse per te non sarei qui Daniel, grazie" Gli dico a bassa voce, osservandolo poi sorridere. Istintivamente porto una mano sulla sua, stringendola e non lasciandola fino all'arrivo.Casa è proprio come la ricordavo, in ogni più piccolo dettaglio.
Ma la cosa che più mi emoziona al momento è la sorpresa che sto per fare a tutti.
Come detto, mamma e papà venivano a trovarmi a Los Angeles, più spesso i primi tempi, ora sempre più di rado a dir la verità.
Mio nonno, invece, non lo vedo da un anno abbondante. Lui dice di essere troppo stanco e vecchio per fare quel lungo viaggio, ma credo la verità sia che non è per niente a suo agio a lasciare le sue abitudini e le sue comodità per venire in una fredda città che non gli appartiene. Del resto, come dargli torto.
Ed infine c'è lui, Oscar. Ho pregato, implorato, desiderato e domandato un cane per anni. Era l'unica cosa che volevo al mondo, dico davvero. Peccato sia arrivato solo un paio d'anni prima che me ne andassi e da allora non lo vedo più.Rimango seduta al mio posto mentre l'australiano scende, paga il taxi, porta le mie valigie sul vialetto di casa e mi apre la portiera.
"Dovresti scendere ora" Mi dice, facendomi annuire.
Con le gambe tremanti mi decido a mettermi in piedi fuori dalla macchina, guardando la porta verde che tante volte ho aperto in vita mia.
Daniel mi aggira, tornando all'interno del taxi e parlando con l'autista.
"Dove pensi di andare?" Chiedo agitata, aggrappandomi al finestrino semi aperto "In albergo. È un momento di famiglia, non ho alcun diritto di farne parte" È sincero e dolce nella sua risposta, il che mi fa istintivamente sorridere.
"No Daniel, tu ora scendi e fai questa cosa con me. Non puoi portarmi fino a qua e lasciarmi ora" Apro la portiera, facendogli cenno di uscire. Lui, divertito, sembra però non avere alcuna intenzione di assecondarmi.
Cerca di spiegarmi razionalmente il suo punto di vista, ma non lo ascolto minimamente, preoccupandomi solo di convincerlo a restare "Senti Daniel, ho sognato ed immaginato questo momento per anni! Sognavo di camminare su questo vialetto, bussare a quella porta e ritrovarmi a casa. Sognavo perfino di mettere piede dentro, ma ogni volta era vuota e triste. Io non so se questa volta sia l'ennesimo incubo oppure la realtà, so solo che tu sei l'unica cosa certa in questo momento. Quindi ora, ti prego, vieni con me".
Gli porgo la mano, implorandolo con lo sguardo.
Lui la afferra, ma rimane seduto ed in silenzio.
Ci fissiamo per un tempo che definirei infinito, come se entrambi volessimo comunicarci le rispettive sensazioni.
Potrei davvero stare in questo limbo per sempre, non fosse per il taxista impaziente di sapere cosa dover fare.
L'australiano si decide a darmi retta, prendendo anche i suoi bagagli e congedando l'autista.
"E ora?" Gli chiedo. Mi sorride, come sempre, prendendomi la mano e stringendola con ancora più forza rispetto a prima.
Poi si incammina verso la porta, trascinando di conseguenza me dietro di lui.
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Spotlight - Daniel Ricciardo
Fanfiction"Dammi un solo buon motivo per cui non dovrei andarmene ora. Per cui non dovrei tornare in America e dimenticarmi della tua esistenza Daniel" Quasi urlo mentre parlo, le lacrime che ora scorrono copiosamente. Certe cose proprio non si possono tratte...