Alabama
"Benvenuto in camera mia Daniel Ricciardo!" Esclamo con forse troppo entusiasmo, mentre apro la porta bianca con inciso il mio nome.
La stanza è proprio come l'avevo lasciata e come la ricordavo nei momenti di difficoltà.
Il lettino rosa, la specchiera scheggiata, il davanzale inciso e il poster di Luke Perry.
"Se solo sapessi quanti sogni proibiti ho fatto su quel poster lì" Dico ridendo, indicando il soffitto dove si trova la foto.
Daniel scoppia a ridere di gusto, guardandosi intorno affascinato da ogni cosa.
"Mio Dio, è come essere entrato nella mente di una ragazzina di quindici anni! È incredibilmente inquietante" Continua lui, sempre più divertito dalla vista della mia amata cameretta.
"Beh Jackson Morrison apprezzava moltissimo la mia cameretta, ha detto che la trovava carina ed elegante" Affermo sedendomi a peso morto sul letto, che ricordavo molto più duro di così.
"Un adolescente che usa le parole 'elegante' e 'carina' ha secondi fini, mi dispiace" Fingo di accigliarmi, lanciandogli uno dei numerosi cuscini posati sul letto.
"Jackson non aveva secondi fini! Era romantico, dolce e premuroso. Sono più che sicura la tua prima fidanzatina non possa dire altrettanto di te" Ora a ricambiare il gesto è lui, lanciandomi quello stesso cuscino e sedendosi al mio fianco.
Entrambi ci sdraiamo, osservando così il poster sopra di noi.
"Io credo invece che Katy Lindgaard dissentirebbe. Al primo appuntamento l'ho portata alla pista di kart per vedere una mia gara, dedicandole la vittoria!" Mi volto su un fianco, sorreggendomi la testa con la mano e guardando attentamente il ragazzo disteso al mio fianco."E allora perchè ti ha lasciato?" Gli chiedo, ridendo.
"Chi ti ha detto che mi ha lasciato lei?" Ribatte lui, mettendosi nella mia esatta posizione.
Non rispondo, limitandomi a lanciargli un'occhiata più comica che interrogatoria.
"L'ho lasciata io, se proprio ci tieni a saperlo" Ammette fieramente lui, gonfiando il petto, cosa che mi fa nuovamente scoppiare a ridere.
Posso giurarlo, non ho mai riso tanto in vita mia come questi due giorni spesi con Daniel.
Non so se sia la sua risata contagiosa, il suo modo di fare buffo o la mia ritrovata libertà, ma qualsiasi cosa sia, vorrei non finisse mai.
"E per quale motivo?" Chiedo, interrompendo così i pensieri filosofici che mi stavano lentamente affollando la mente.
"Perchè mi sono innamorato di Lucille Evans" Spalanco la bocca con sorpresa, sbattendogli il cuscino in faccia ripetutamente.
"E tu dicevi di essere romantico?!" Continuo a dargli leggeri colpi giocosi sulle braccia e sul petto, fino a quando una sua mano blocca entrambi i miei polsi.
Rimane in silenzio qualche secondo, prima di iniziare a farmi il solletico pressoché ovunque, con la mano che ha libera.
Cerco vanamente di divincolarmi, mentre i crampi allo stomaco a stento mi fanno respirare.
Sento perfino i muscoli facciali farmi male da tanto che sto ridendo.
"Daniel. Ti prego basta. Dan!" Girdo tra una risata e l'altra, prendendo profondi respiri che vengono puntualmente interrotti dalle risate.Ci vogliono ancora alcune suppliche e l'ammissione del suo romanticismo, completamente strappata contro la mia volontà, affinché il pilota smetta questa piacevole tortura.
Quando si ferma è sopra di me, in ginocchio a cavalcioni.
Non so come ci siamo ritrovati in questa posizione, so solo che il suo viso a pochi centimetri dal mio mi fa improvvisamente accellerare il battito.
Quel sorriso che fino ad ora lo ricopriva è sparito, lasciando spazio ad un'espressione incredibilmente seria.
Sposta più volte gli occhi dai miei alle mie labbra, mentre la sua mano allenta la presa ai miei polsi, facendoli liberare.Poso le mani dietro la sua testa, intrecciando le dita nei suoi capelli ricci.
Sono così morbidi da sorprendermi e farmi scappare un lieve sorriso, che lui mi fa subito notare con uno sguardo divertito.
"Che pensi?" Sussurra con una voce roca, la stessa che aveva ieri in spiaggia. Questa volta però è diverso, perchè io non sto fingendo per raggirarlo, ma sono davvero completamente presa dal momento.
"Che vorrei-".
"Alabama! Alabama vieni è arrivato papà. Corri veloce prima che entri in casa!" Urla mia mamma fuori dalla porta, facendomi destare d'improvviso da questa bolla in cui ci trovavamo solo io e Daniel.
Quest'ultimo si sposta immediatamente, lasciandomi uscire dalla camera in tutta fretta.Daniel
Rimango seduto sul letto di Alabama, mentre sento al piano di sotto l'entusiasmo di suo padre nel rivederla a casa.
Il mio respiro si fa pian piano regolare, così come il battito, che aveva raggiunto picchi parecchio elevati.
Schiarendomi la voce mi alzo, sistemandomi i jeans neri e scendendo di sotto.
Fingendo totale indifferenza per quanto successo mi presento al Signor Teller, che mi squadra confuso, prima che Alabama chiarisca una volta per tutta la situazione.Per farla breve, dice che siamo solo amici, che la nostra relazione è puro lavoro, ma allo stesso tempo che senza di me non sarebbe mai riuscita a passare per Scranton.
È questa affermazione a farmi conquistare l'affetto di tutta la famiglia, che di lì in avanti mi accoglie come un amico di vecchia data, trattandomi con gentilezza e simpatia.Il resto della giornata trascorre così, tra racconti, aneddoti familiari e ricordi d'infanzia.
Scopro che il padre di Alabama, Thomas, è un meccanico e che possiede un'officina in città, il che è argomento di conversazione per molto tempo."Annie passami l'insalata per favore" Dice Christopher alla figlia, mentre siamo tutti intenti a mangiare.
"Alabama non mentiva quando diceva che è brava a cucinare Signora Teller. Questo pollo alla diavola è squisito" Affermo io, prendendo un sorso di birra e osservando la donna sorridente davanti a me arrossire.
"Sono sicura tua madre sia altrettanto brava" Risponde lei, facendomi ricordare della mia di famiglia.
Racconto così delle cene italiane che organizzava mia mamma il 5 di ogni mese, il che sposta tutto il discorso sulle mie origini Europee e su quanto io sia tuttosommato legato ad esse.
"È bello che tu abbia anche quella cultura, al giorno d'oggi non c'è niente di più importante che essere cittadini del mondo" Commenta Thomas, facendo illuminare il viso della moglie, che evidentemente si è appena ricordata di qualcosa."A proposito di cultura! Bamy, sai che giorno è domani?" Mi volto verso la ragazza al mio fianco, che osserva il suo Apple Watch prima di rispondere "Il 9 giugno, perché?".
Le due non si dicono nulla, ma dopo qualche secondo anche Alabama sembra aver capito a cosa si riferisca la madre.
"Il nove giugno!" Esclama con un tale entusiasmo che è impossibile non ridere.
"Vedi Daniel" Inizia a spiegarmi Annie "Qui a Scranton abbiamo una tradizione speciale per il 9 giugno. In sostanza viene fatto un homecoming, non so come lo chiamate voi in Australia. Una specie di ballo di fine anno ecco! Solo che al posto di festeggiare la fine della scuola, si festeggia la propria giovinezza. Infatti sono invitati solo i ragazzi compresi tra i ventuno e i trent'anni. Ricordo che Alabama da piccola sognava sempre di andarci, eppure non ha mai avuto occasione" .
Si volta ora verso la figlia, che è emozionata al solo ricordo."E quindi dovresti andarci?" Le chiedo io, mentre sul suo viso si è già presentato un sorriso luminoso.
Annuisce entusiasta, guardando prima la madre e poi il sottoscritto "Certo! Mio Dio non ci posso credere che finalmente potrò andare al Youth of June! E tu verrai con me caro Ricciardo".
Sgrano gli occhi, scioccato, mentre sia ad Annie che alla figlia questa sembra l'idea del secolo."M-ma non ho l'età per venirci. Ho trentunanni ormai, trentadue a breve. E poi io cosa c'entro con i ragazzi di Scranton?" Cerco supporto guardando Thomas, che però sembra ridersela sotto i baffi bevendo serenamente la sua birra.
"Sono sicuro nessuno verrà a contestare la tua età Daniel! E poi solo gli invitati devono essere compresi nell'età, gli accompagnatori sono a discrezione di chi deve farsi accompagnare" Dice Annie sorridendomi.
"E tu non vorrai mica farmici andare da sola, vero?" Alabama unisce le mani in segno di preghiera, facendomi quello sguardo da cane abbandonato a cui non saprò mai dire di no.Sospiro rassegnato, annuendo debolmente e riedendo quando le due donne di casa si alzano esultando.
"Bene, mi servirà un vestito adatto e anche a Daniel. Mio Dio abbiamo un solo giorno mamma, ce la faremo?" Non sento la risposta di Annie, che lascia la stanza con la figlia, correndo al piano di sopra.
Nell'esatto istante in cui rimaniamo soli fra uomini, Thomas e Christopher scoppiano in una fragorosa risata.
"Chris, prendi un'altra birra per il nostro amico australiano qui, ne avrà bisogno!" Esclama il padre di Alabama, dandomi una pacca sulla spalla divertito e continuando a sorseggiare dalla bottiglia che tiene in mano.
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Spotlight - Daniel Ricciardo
Fanfiction"Dammi un solo buon motivo per cui non dovrei andarmene ora. Per cui non dovrei tornare in America e dimenticarmi della tua esistenza Daniel" Quasi urlo mentre parlo, le lacrime che ora scorrono copiosamente. Certe cose proprio non si possono tratte...