Capitolo 4 "Il funerale"

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KATHERINE'S POV

Il colpo non arrivò. Aprii gli occhi: non c'era più nessuno di fronte a me. La pioggia mi inzuppò i vestiti e decisi di tornare in quella casa, dopo aver sospirato di sollievo. Mentre tornavo, passai la mano sulle guance, togliendo le tracce delle lacrime. Arrivata a destinazione, cercai il mio cellulare e chiamai la polizia, raccontando tutto, tralasciando la parte della scritta sul muro. Quando arrivarono, lasciai portare via il corpo. Quando arrivarono i genitori di Alice, mi abbracciarono, piangendo, e ci mettemmo d'accordo per il funerale. Organizzammo una sepoltura adeguata alla mia amica. Dopotutto, era la mia migliore e unica amica.

JEFF'S POV

"Potevo ucciderla. Perché non l'ho fatto?! Ne avevo la possibilità e la tranquillità: era a terra, spaventata, inerme e non c'era nessuno nei paraggi. Io ero lì, con il mio coltello in mano, pronto a sgozzarla e assaggiare il suo sangue. Cosa cazzo mi ha fermato?" pensai, arrabbiato e confuso al contempo.

Tornai nella CreepyHouse, dove gli altri killer mi aspettavano ansiosi.

«Allora? Le hai uccise entrambe? Le stai torturando?» chiese allegro, Eyeless Jack.

«Oh... Ma piantala, mangiatore di reni! Lascia che Jeff racconti, invece che tartassarlo di domande» rimproverò Ticci Toby, guardando l'altro killer con uno sguardo di fuoco.

«Spero per te, che tu sia riuscito a farle fuori entrambe, dato che non ho assolutamente voglia di girare per tutto il bosco, stanotte, per rimediare ai tuoi guai» sussurrò Slender, con tono rabbioso, nella mia mente.

«Assolutamente sì. Ho sistemato tutto. E sono così orgoglioso del mio lavoro che stanotte uscirò ancora per un paio di vittime» ribattei, correndo in camera e buttandomi sul letto.

"E ora come sistemo questo casino?"

~ 5 GIORNI DOPO ~

KATHERINE'S POV

Mi guardai intorno, al funerale di Alice. Vennero tutti i ragazzi della nostra scuola e quasi tutti i suoi parenti. La mia amica era capace di farsi amare da chiunque, nonostante il suo carattere particolare.Vedere i loro visi tristi e le loro guance illuminate dalle lacrime, mi fece stringere il cuore. I loro vestiti neri mi sembrarono un insulto alla memoria della ragazza: Alice odiava il nero e, per un breve periodo, era riuscita a farlo odiare anche a me. Ma delle due, ero io quella che lo vestiva sempre. Non riuscivo a piangere della sua perdita. Non a vedere quella bara.  Avevo pianto molto i giorni precedenti e ora non avevo più lacrime. O così parve. Avevo perso i miei genitori e ora Alice. Mi ero abituata ad una vita piena di sofferenze. Dopo la sua morte, Jeff non si era fatto più vedere, ma sentivo la sua presenza. E avevo paura che, stando ancora in quella casa, lui arrivasse per sgozzarmi e incidermi quell'orrendo sorriso sul volto. Finito il funerale, ci trovammo a casa dei genitori della mia amica ma, dopo qualche ora, tornai nella casetta. La coppia mi chiese di restare come avevo fatto i giorni precedenti, ma li assicurai che avrei iniziato e finito di fare le valige per raggiungerli qualche giorno più tardi. Avevo bisogno di stare da sola. Loro mi capirono e mi lasciarono andare.

Una volta a casa, venni bloccata sulla soglia della porta e trascinata sempre più lontano, con una mano sulla bocca. Ci inoltrammo nel cuore del bosco, mentre cercavo di divincolarmi per scappare. Maledetta casa. Il rapitore mi lasciò la bocca, tenendomi i polsi e girando davanti a me, scoprendosi.

"Jeff..."  Il suo sguardo mi spaventò: era più folle delle altre volte, ma sembrava essere perfettamente lucido.

Aveva il coltello in una mano, tenendomi i polsi con l'altra. Mi fece arretrare fino ad urtare con la schiena il tronco di uno degli alberi che ci circondavano. Nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Non qui, in mezzo a questa fitta boscaglia. E lui lo sapeva perfettamente.

"Orami uccide sul serio"  pensai, deglutendo a fatica.

Jeff the Killer: il killer dannato e sexyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora