ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti. In questo capitolo volevo fare qualcosa di 'speciale' appunto: volevo raccontare una giornata di Katherine sotto il punto di vista di Jeff. Spero vi piaccia.JEFF'SPOV
La finestra. Quella del secondo piano. Era lì che si trovava. Avevo ancora qualche ora per guardarla dormire da vicino. Avevo ancora qualche ora prima dell'alba. Saltai sull'albero che arriva proprio ai vetri della sua stanza. Mi arrampicai e, una volta arrivato, aprii piano la finestra. Per mia fortuna non la bloccava mai. Le piaceva sentire un po' di brezza. Entrai silenziosamente nella camera e guardai il letto. Eccola lì: Katherine May.
Dopo aver ucciso i suoi genitori, l'ho tenuta sotto controllo più di prima, ma da quando abitava con la sua migliore amica, la vedevo più felice e serena che mai. Mi sedetti sul letto e mi sdraiai al suo fianco, mentre era girata di spalle. Per abbracciarla, le sfiorai piano la pelle pallida della spalla. Lei si girò verso di me, facendomi irrigidire. Sudando freddo per la paura di essere scoperto, mi preparai a fuggire. Quando la guardai, però, mi accorsi che stava ancora dormendo. Sospirai e mi permisi di studiarle il viso: quegli occhi di ghiaccio meravigliosamente irresistibili, erano chiusi e la sua bocca carnosa, mi faceva sempre venire voglia di baciarla. Avvicinai lentamente le mie labbra alle sue, sfiorandole appena. La baciai con la leggerezza di un tocco di una farfalla. La vidi sorridere e controllai l'orario sulla sua sveglia. Erano le 6:15.
Mi alzai, sapendo che si doveva svegliare tra circa dieci minuti. Uscii dalla finestra, rimettendola nella stessa posizione di quando sono entrato, e mi nascosi su un ramo nell'ombra. Poco dopo la vidi svegliarsi e alzarsi nel buio che circondava il paesaggio autunnale. Fece qualche passo verso la porta, ma qualcosa andò storto: sbatté il piede nudo contro qualcosa e cadde rovinosamente, con la faccia a terra. Come i personaggi negli anime giapponesi: faccia a terra e gambe alzate. Mi trattenni dal ridere, facendo però molta fatica, quando la sua migliore amica entrò nella stanza. Katherine si era alzata e imprecava come una dannata, mentre Alice, capendo cos'era successo, scoppiò a ridere trattenendosi, però, dal far rumore.
«Ssh! Ma sei matta?! Mamma ti può sentire!» sussurrò, accendendo la luce.
Dopo un breve silenzio, nel quale le due si guardarono a vicenda, Alice scoppiò di nuovo a ridere silenziosamente, ma con le lacrime agli occhi. La mora corse allo specchio e, appena vide il suo riflesso, non riuscì a trattenere un urletto di terrore. Era bellissima: i capelli erano arruffati e alcune ciocche le circondavano il viso, la guancia sinistra era arrossata per colpa della caduta. Era struccata e la maglia larga con cui dormiva era intrappolata sotto il suo seno, lasciando intravvedere la pelle della pancia. Infine, le mutandine si erano tirate leggermente su, accentuando ancor di più quel sedere sexy che aveva. Che cosa le avrei fatto in quel momento!
«Oddio! Sono uno schifo...» affermò, tirando giù la maglietta e sistemandosi i capelli. Poi, dopo aver finito, sospirò. «Okay... sono un caso perso comunque»
"Non è vero, piccola. Sei decisamente sexy. Non sai quanto il mio amichetto quaggiù apprezzi questa visione" pensai, scrutandola in ogni suo particolare.
«Non è vero, Kitty. Smettila di sottovalutarti! Sei una ragazza bellissima, lo sai» venne rimproverata dalla sua amica ed io mi trovai d'accordo con Alice.
«Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così» sbuffò Katherine, guardando la ragazza.
«Lo so, ma mi diverte farti incazzare» rispose la bionda, sogghignando.
«Ragazze? Siete voi? Tutto bene? Vi state già preparando per andare a scuola?» chiese Jennifer, la madre di Alice, dal piano di sotto.
Il padre è partito qualche ora fa, per lavoro. Lavora proprio in centro, mentre Jennifer è un bravissimo medico negli ambulatori per i più bisognosi. Sono due persone veramente gentili: hanno ospitato Katherine in casa loro, dopo che le ho ucciso i genitori. Sono circa un paio d'anni che vive con loro e non l'ho mai vista così felice. Di certo, prima non poteva esserlo, rinchiusa com'era in quella gabbia di violenza gratuita.
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Jeff the Killer: il killer dannato e sexy
FanfictionQui parla una ragazza come tante che ha avuto la sfortuna - o fortuna - di incontrare uno dei più famosi creepypasta: Jeff the Killer. Una storia al di là dell'essere. Non importa la propria natura. Importano solo e soltanto i sentimenti. E quanto s...